Anfore distrutte
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Cronaca

Anfore della villa comunale distrutte, simbolo del vandalismo dilagante in città

Curci (Articolo 97): «Torno con forza ad invocare la riattivazione del Tavolo Permanente della sicurezza e della legalità»

Le anfore della villa comunale distrutte e vandalizzate rappresentano il simbolo di quel vandalismo dilagante a cui la città di Trani assiste inerme da oramai alcuni mesi. Alcuni consiglieri comunali, durante l'ultimo Consiglio, avevano richiesto la convocazione di una seduta monotematica a seguito dei "molteplici episodi di danneggiamento di beni pubblici e privati conseguenti ad atti vandalici verificatisi in città".

A risollevare la problematica è Giuseppe Curci di Articolo97 che chiede con forza la riattivazione del riattivazione del Tavolo Permanente della sicurezza e della legalità : «Credo che ognuno di noi conosca almeno una storia di un figlio viziato che ha delapidato con incoscienza il successo del proprio padre. Ecco! Penso che questo sia il paragone che meglio si addica. Anni di storia, successi e arte di quei luoghi usualmente meta di turisti, di divi ma anche di quell'aristocrazia persino un po' snob, la famosa Trani a gogo, che ora viene deturpata da un orde di oziosi ragazzi annoiati, probabilmente vandali per un giorno o vandali per caso (scegliete voi, tanto non cambia la sostanza). La colpa è facilmente imputabile a questi ultimi ma anche i "padri" sono rei in egual modo di non avere educato a quei precetti morali, pilastri di una civiltà moderna. E proprio come quel padre, l'amministrazione, completamente sorda alla richiesta invocata da ormai troppo tempo della figura autoritaria, non riesce più a gestire e garantire la sicurezza ovunque e sempre, permettendo ai propri "figli" di poter "delapidare" quella bellezza così ricca da poter "vivere di rendita". Torno con forza ad invocare ancora una volta la riattivazione del Tavolo Permanente della Sicurezza e della Legalità. La storia di Trani esigerebbe rispetto, tanto da dover camminare in punta di piedi per le sue strade e chi non la merita può andar via».
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