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Cronaca

Gioco e scommesse: pratiche in forte aumento nella nostra città

Sottile il margine tra divertimento e patologia, combattere il fenomeno facendosi aiutare

Una pratica che non conosce limiti e freni quella del gioco, anzi pare che le ricevitorie e centri scommessi siano perennemente stracolmi di gente nonostante la "crisi". Il "Dieci e lotto", tanto per citare l'ultimo caso di vincita avuto in città: è questa la nuova frontiera o la speranza di guadagno facile da parte dei tranesi che si è andato a sostituire al Win for Life, che tempo fa per molti rappresentò la più facile alternativa per sistemarsi per una vita intera.

Facendo un giro nelle più frequentate sale gioco della nostra città emerge un dato significativo: le donne sono ancor più presenti degli uomini, in particolar modo madri di famiglie o anziane signore. Perché si inizia a giocare? Magari dopo una tazza di caffè nei bar forniti di ricevitoria, per "provare" e tentar la fortuna sperando che questa volta sia quella buona. Ma se s'indaga più a fondo affiorano anche altre le cause: gente disperata, che non ha più nulla da perdere e che gioca quel poco che guadagna credendo che questo un giorno si possa trasformare in una cifra stratosferica per vivere felicemente e senza più affanni economici. E proprio quando il gioco si trasforma in un rifugio "felice", quando in questo si intravede l'unica soluzione possibile ai problemi, che da mero divertimento spesso si trasforma in patologia, innescando spesso nella mente del giocatore atteggiamenti violenti e irrefrenabili (come dimostrano i recenti casi di cronaca). Scommettere diventa l'ultimo modo per continuare a sperare, a stare col fiato sospeso sperando che qualcosa di bello possa ancora accadere.

Ci sono bar che hanno abolito il servizio all'interno del loro locale un po' per "disperazione": un viavai continuo di gente, giocatori che non accettavano di aver perso costituendo motivo di disturbo all'ordine pubblico. C'è poi quel tipo di pubblico che invece passa le ore davanti a slot machine, specialmente durante le ore notturne e lontano da occhi (e giudizi) indiscreti. In questo caso si tratta principalmente di uomini, a volte padri di famiglia che abbandonano la moglie e i figli per dedicarsi al gioco, alla "fortuna", alla spernaza. Quante famiglie sull'orlo del baratro per il vizio del gioco?

Un fenomeno che nella nostra città è sempre più dilagante e continua a far parlare. Ovviamente non si limita al nostro territorio: le recenti statistiche nazionali ci parlano di un problema in profonda crescita e distruttivo nella maggior parte dei casi. Quali le soluzioni? Innanzitutto l'unione delle forze: non si può pensare di sradicare le radici del male finché gli interventi rimarranno fini a se stessi. Agire senza coordinamento finirebbe per disperdere le forze. Non deve mancare, infine, una buona campagna di sensibilizzazione che metta in guardia degli eventuali rischi, che informi di come il margine tra divertimento e patologia sia sottile.
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