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Torrone in carcere, un progetto per ricominciare durante la pena

L'idea di un detenuto è stata supportata da famiglie e direzione

Il carcere è il luogo deputato a scontare la propria pena per aver commesso un reato ma il carcere, nelle intenzioni della società, dovrebbe esser un modo anche per riscattarsi e reinserirsi dopo aver espiato la colpa. Cosa che non sempre, il nostro ordinamento e l'organizzazione carceraria, permettono sino in fondo. Ma una lettera di alcuni famigliari di detenuti nel Carcere di Trani, tra cui alcuni andriesi, ci riconsegna una fiducia smisurata nella capacità della società e dei luoghi di detenzione, di creare importanti occasioni di riscatto. Un progetto nato nel periodo natalizio grazie alla felice intuizione di un detenuto e della direzione del carcere.

«Noi familiari di tanti detenuti, siamo stati a dir poco felici di venire al colloquio per vedere i nostri mariti e figli, entrare nella sala con piatti contenenti pezzi di torrone. Una vera squisitezza. Non era mai successo prima di vedere una cosa del genere». La lettera, indirizzata proprio alla direzione del Carcere di Trani, ha come mittenti alcune famiglie di detenuti che hanno preso carta e penna ed hanno deciso di esprimere tutta la loro soddisfazione per questo progetto e per questa idea. «Quando ci hanno spiegato che era stato tutto creato da un gruppo di detenuti dopo l'idea di uno di loro - si legge nella lettera - non abbiamo potuto far altro che congratularci. Siamo stati davvero contenti di come un detenuto può esser capace di fare questo all'interno del carcere stesso. E' stato davvero un lavoro straordinario».

Un modo per tornare a vivere, un modo per riallacciare i fili di una vita che per tante situazioni può aver preso una strada sbagliata. Un laboratorio culinario, in sostanza, che ha prodotto dolciumi utilizzati proprio per accogliere i familiari nelle giornate natalizie: «Sappiamo che tutti possono metter in atto una loro creazione lavorativa anche all'interno del carcere - scrivono ancora nella lettera - e da questo nascono stimoli diversi, come quello di ricominciare e vivere una vita normale. Noi famiglie non possiamo che ringraziare la Direzione e tutta l'equipe, per aver dato la possibilità ai detenuti di creare questa bellissima iniziativa ma soprattutto per aver visto i nostri mariti o figli contenti anche stando in un contesto come quello del carcere. Questo ci ispira fiducia nel credere in loro e siamo cherti che tutti possano metter in atto i loro doni anche se il dono più grande è riprendersi la loro vita reale e quella più importante, la famiglia. Possiamo davvero dire che realmente il carcere può far cambiare le persone».
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