Chiaro e Tondo

La sindrome del pezzo di lardo

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Per quanto mi sprema le meningi, non riesco proprio a trovare un nesso tra la scoppola del centro – destra in Puglia, riconducibile solo e soltanto all'effige di Raffaele Fitto, e l'amministrazione comunale di Trani, guidata da Pinuccio Tarantini. E' un accostamento scocchiato e fuori luogo, una forzatura per un colpo di coda, un ultimo pezzo di lardo da trangugiare, dopo l'abbuffata di boiate delle ultime tre , quattro settimane. Provo a sovrapporre la faccia di Palese a quella di Tarantini, quelle scialbe frasi pronunciate con flessione salentina nell'ultimo comizio tranese, con le stilettate di Tarantini rifilate ai nemici dell'ultim'ora, compreso Rocco Canosa. Non trovo nesso. Mi chiedo cosa c'entri la sconfitta di Palese, con la richiesta di dimissioni a Tarantini: siamo su due piani diversi: un piano generale di consenso regionale, non ben orchestrato da colui che avrebbe dovuto pagare ( e infatti Fitto si era dimesso il giorno dopo la debacle) ed uno legato a contesto locale che, pur non rispondendo in modo entusiasta, come ha fatto, non avrebbe certo potuto fare la differenza per l'esito finale. E allora che dovrebbe fare Silvestris, che aveva sbraitato dal palco il suo appoggio a Palese? Si dimette da europarlamentare? E le dimissioni respinte allo stesso Fitto? Alla fine vuoi vedere che l'unico a pagare per la frittata "Palese" dev'essere Tarantini?

Ci sono due chiavi di lettura diverse nelle richieste di dimissioni giunte a Tarantini da due esponenti politici locali, ex sodali del sindaco, all'indomani per giunta, della loro sconfitta, della propria mancata elezione. D'Ambrosio e Laurora. Peccato per il primo, che aveva condotto una campagna elettorale sbarazzina, a tratti sopra le righe, ma sicuramente innovativa e slegata dai rancori di Palazzo. Peccato perché proprio alla fine, all'indomani della sconfitta, lo stesso Tony è rientrato nel cortile delle beghe: non è sindrome del mulo, come detto da Tarantini, ma direi piuttosto sindrome da ultimo pezzo di lardo da addentare, nel contesto della visibilità, o da ultima spiaggia, che dir si voglia, un ultimo segnale, prima di rischiare (non ce lo auguriamo affatto) un periodo di forzato silenzio, di anonimato. Peccato perché ero pronto a lodare l'idea del teatro, delle contaminazioni tra politica ed arte e spettacolo. Ma non aveva il Tony deciso di volare al di sopra delle beghe e di proporci un'altra politica, all'insegna del divertissement, dell'amore e dello spettacolo?

L'altra richiesta di dimissioni è venuta da Carlo Laurora, che alla vigilia del voto, in stile Tex Willer aveva annunciato che solo in caso di sua elezione avrebbe chiesto a Tarantini di farsi da parte. Poi, non eletto lo ha detto lo stesso: ma l'interpretazione che qui diamo è ben diversa dalla dimensione del Tony. Laurora ha deciso da tempo di candidarsi come sindaco; il "pezzo di lardo", mi si passi il gergo figurato, della nomina a sindaco è lì, tutta da addentare. Il problema è che Laurora lo dovrebbe fare con il sostegno del centrosinistra (da quanto ci risulta), andando dunque a lavorare in un contesto a lui estraneo, nel quale ha bisogno di crearsi nuove fette di consenso; nel quale alveo ha bisogno di lavorare per cominciare a rosicchiare terreno a Pinuccio, magari tentando di anticipare, chiedendo le dimissioni, nelle sue intenzioni, l'appuntamento col voto per l'elezione a sindaco. Ognuno agisce come gli pare ed è libero di costruirsi delle candidature. Ma siamo sicuri che la sinistra faccia bene ad abbracciare politicamente Laurora? Non dovrebbe invece offrire una seconda chance a Carlo Avantario, dal momento che è stato l'unico elemento davvero vincente della sua parte politica degli ultimi vent'anni? Prodi ebbe una seconda opportunità; Vendola l'ha appena avuta. Non vedo perché la sinistra (e Trani) non debbano concederla anche a quel sant'uomo.
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