Chiaro e Tondo

Sul pulpito barlettano si beve... il Bactrim

Chiaro e Tondo 173

Pur essendo tranese, guardo sempre con molto interesse alle vicende politiche di una delle forze della Provincia policentrica di cui facciamo parte: Barletta. Lo faccio oltre che per ovvi motivi legati all'attività di commentatore, anche perché è rimasta l'unica grande realtà, in zona, governata da una coalizione di centro – sinistra. Credo costituisca dunque un degno "canovaccio", un bozzetto molto significativo di questa compagine politica all'opera, in un contesto di governo e non d'opposizione, come succede ormai da tempo qui a Trani e da poco anche nell'altro capoluogo: Andria. Ma mentre il governo di quest'ultima, come già scritto in passato, per certi aspetti sta già scopiazzando idee e iniziative dell'amministrazione tranese, quella barlettana è proprio originale, ci mette del suo, è un "caffè – concerto" spassosissimo di politica amministrativa.

Ebbene, guardo a Barletta perché penso che anche a Trani, -legato come sono al giusto principio dell'alternanza di governo-, un giorno potrebbe esserci nuovamente sul proscenio una "band" di centro – sinistra. Alimentato dunque da tutti i buoni propositi di imparzialità e convinzione che, secondo un ideale caro alle grandi democrazie occidentali, dopo la destra debba seguire un governo di sinistra, o, perché no, di centro, ogni volta che seguo le varie fasi, tramite la stampa locale, delle scene di vita da un governo di centro – sinistra, come quello barlettano, mi cadono le braccia e non solo quelle. Ogni buon proposito s'infrange al cospetto di servizi televisivi o cronache su stampa che ritraggono, in un amaro concentrato, in uno schifoso sciroppo (mi ricordo del terribile "Bactrim" che i miei mi facevano ingoiare turandomi il naso), tutto quello che la politica locale non dovrebbe mostrare: lotta tra bande nel Partito Democratico (in confronto quello tranese, forse proprio perché senza incombenze di governo, sembra una sezione staccata dell'Arcadia, un episodio permanente del telefilm Happy days); consigli comunali quasi sempre rinviati per atti incompleti o mancanza del numero legale, per lo più a causa di vendette incrociate; persino il sindaco Maffei, durante uno dei tanti alterchi è stato sorpreso da una telecamera d'una tv privata mentre mormorava tra l'incredulo ed il disgustato: " Ma vid' nu' pich…' " (ma vedi un po'…).

E pensare, tanto per chiudere col peggiore dei sentimenti campanilistici, (quando ci vuole, ci vuole) che qualche cittadino barlettano si è pure permesso di giudicare come "squallido" il modo di fare dei tranesi in politica (che sarà pure vero, in certi momenti, ma stavolta, mai fu più azzeccato il detto: "Da che pulpito …"). Insomma se volevamo farci un'idea di come il centro – sinistra potrebbe mostrarsi al timone di un'amministrazione pubblica, la vicina Barletta ci ha offerto, e continua ad offrirci, un esempio da manuale, un sussidiario ricco di grigie pagine.

Ma torniamo … a noi: è dunque assodato che Pinuccio Tarantini, come gli ex colonnelli di AN, ha lasciato definitivamente la navicella di Fini il "freddo" (che pure intervenne ad alzargli il braccio in Piazza Quercia alla fine della sua seconda – vittoriosa- campagna elettorale, tra fenomeni di " eccitata erezione da evento", da parte di molti militanti della compagine di centro – destra, che ora sputano regolarmente, dati i noti fatti, in faccia a "palle di velluto", come chiamavano il Gianfranco negli ambienti missini, in illo tempore, forse prefigurando ciò che sarebbe avvenuto); mi chiedo stavolta se anche a Trani ci sia, in seno al PDL, qualche "finiano", un rimasuglio, una flebile traccia. Ma stavolta forse voglio sapere troppo … Credo che tutti si vadano ad allineare alla posizione mostrata da Pinuccio Tarantini, nell'ultima articolata nota che mi ha inviato. Un messaggio "inquietante" credo però di aver avvertito, nella mia personale interpretazione, da quelle parole di Pinuccio e cioè che, in sostanza, due "ducetti" in un solo partito non ci potevano stare. Alla faccia del popolo della Libertà. L'importante, come diceva quello originale, è: vincere.
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