Riscoprendo Trani

Boccadoro: storia di un progetto (accantonato) per un acquedotto tranese

Giuseppe Forges Davanzati propose nel 1787 di canalizzare le acque discendenti dalle Murge

Come ogni anno dal 1992, le Nazioni Unite dedicano la giornata del 22 marzo al bene essenziale più prezioso sul pianeta: l'acqua. Inquinamento, cambiamenti climatici e soprattutto uso dissennato mettono sempre più a rischio la reperibilità e la distribuzione di acqua potabile a livello mondiale. L'acqua è un bene che diamo molto spesso per scontato, facilmente reperibile a prezzi modici (quando non lievita a causa d'interessi societari privati…) aprendo un semplice rubinetto. Quello che oggi è un gesto ordinario è spesso un miraggio in molte aree sottosviluppate, un miraggio anche per noi fino a cento anni fa, quando l'Acquedotto Pugliese rese possibile l'approvvigionamento convogliando le acque del fiume Sele.

Il problema della distribuzione dell'acqua divenne rilevante nel XVIII secolo, quando pozzi e molto spesso acqua piovana assicuravano il fabbisogno quotidiano. Fu Giuseppe Forges Davanzati, nobile letterato, che nel 1787 propose all'amministrazione tranese di creare un acquedotto canalizzando le acque sorgive di Curaturo e Boccadoro. La zona denominata Paludi è ricca di acque discendenti dalle Murge. Lo stesso Davanzati considerava le sorgenti come una conseguenza dello sprofondamento di un ramo del fiume Aveldium, presente nella tavola Peutingeriana, il cui percorso oggi è segnato dal canale di derivazione Ciappetta-Camaggio, spesso all'onore delle cronache per il consistente inquinamento. Un'operazione che avrebbe dato secondo il Davanzati tre risultati importanti «l'utile pubblico, il commodo del particolare, la salute del cittadino». L'utile sarebbe derivato dalla costruzione di mulini idraulici che avrebbe eliminato i costi del noleggio di quelli esistenti assicurando una rendita annuale di 5.000 ducati. Per avere un'idea molto approssimativa e parziale pensiamo che all'epoca un muratore guadagnava circa 120 ducati e un dottore sui 220 ducati l'anno. L'obiettivo era di assicurare acqua anche nei frequenti periodi di siccità contribuendo a migliorare la salute pubblica, spesso costretta ad approvvigionarsi di acqua putrida, fonte di malattie. " Non diventeremmo traditori della patria e di noi stessi?" questa frase del Davanzati sicuramente spronò gli amministratori ad attivarsi per il progetto.



Il sindaco Emanuele Lopane, Francesco Vischi proprietario delle fonti e Davanzati eseguirono un sopralluogo con l'architetto barese Giuseppe Gimma. L'architetto Gimma confermò che le fonti avevano una capacità sufficiente per attivare un mulino in grado di soddisfare il fabbisogno della popolazione. Propose di iniziare i lavori di livellazione del suolo, consigliando di affidarli a Vincenzo Mauro di Cava dei Tirreni, una spesa di centocinquanta ducati. Grande era l'entusiasmo per la realizzazione dell'acquedotto, il sindaco Lopane la definì «un'opera, un segno che distinguerà il nostro tessuto in tutta la provincia per amore del prossimo e innovazione tecnologica».

Nel 1788 erano state già allacciate le fonti e la spesa stimata dell'acquedotto ammontava a trentamila ducati, s'interpellò l'ingegner Vincenzo Ruffo che espresse però parere negativo sulla fattibilità. Visti pareri discordanti fu necessaria una nuova valutazione, nel 1792 è nominato l'ingegnere idraulico Carlo Polio che conferma la bontà del progetto. Seguiranno anni difficili per Trani, nel 1799 sarà distrutta dai Francesi e perderà il suo stato di capoluogo di Provincia, condizioni che la paralizzeranno completamente. Quattordici anni dopo nel 1806 il sindaco Andrea Centofanti incarica l'ingegner Nicola Suppa di presentare un progetto. Gli anni passano e l'acquedotto non vede la luce, i cittadini nel 1821 si dichiarano pronti ad accettare un aumento sui dazi dello sfarinato pur di proseguire nell'opera e inviano la richiesta corredata da una relazione dell'architetto Francesco Salminci all'intendente provinciale. Il chimico barlettano Binetti, è incaricato di eseguire analisi sulle acque, riscontrandole parzialmente potabili inviterà a installare dei filtri, concordi i dottori Cianciaruso e Marchese; anche la costruzione dei filtri sarà progettata dall'architetto Salminci. Si prepararono le pratiche per richieder al re l'autorizzazione per l'aumento della tassa sullo sfarinato, al fine di reperire fondi per i lavori. Stranamente non si trovarono più i documenti concernenti gli esperimenti condotti in precedenza sulle fonti, rieseguiti al costo di cento ducati.

Il progetto era molto interessante prevedeva quattro fontane: in figura una da collocarsi nell'attuale Piazza Libertà, in Piazza Teatro, in Piazza Longobardi e Piazza Sedile San Marco. Il Progetto è visionabile in mostra permanente presso il Palazzo delle Arti Beltrani.
Fontana di Piazza Sedile San MarcoFontana di Piazza LibertàFontana di Piazza TeatroFontana di Piazza Longobardi
Giugno del 1822, Domenico Quartodipalo propone, in cambio di una concessione decennale dei mulini, di costruire il tutto a sue spese, ma a seguito di alcune condizioni poste dal decurionato ritirerà la proposta. Settembre 1823 il perito l'architetto Giacomo Prade esprime parere positivo, i costi stimati lievitano sui 36.000 ducati. Il re nel maggio del 1824 dopo un'ennesima analisi delle acque approva i lavori, autorizzando per quattro anni l'aumento del dazio e per dieci la molitura del grano dei futuri mulini. Il consiglio d'intendenza, aggiunse una norma che affidava la sorveglianza dell'opera all'ingegner Giacomo Prade, Salminci direttore dei lavori. Nel 1825 si bandirono le gare che purtroppo andarono deserte.

Alcuni mastri muratori di Trani si offrirono di eseguire i lavori. Il decurionato vagliò le proposte ma i mastri muratori rinunciarono perché non trovarono l'opera conveniente per i loro interessi. Si decise allora su consiglio dell'architetto Prade di bandire le gare a lotti cominciando dalla costruzione della sola vasca di contenimento. Settembre del 1826 la vasca era terminata. L'architetto Prade suggerì l'acquisto del terreno attiguo alla vasca e sollecitò Salminci a preparare i lotti di gara per il condotto idrico e il mulino. Salminci non si attiva fra modifiche e controlli passano due anni. Aprile del 1828 la gara d'appalto di base prevedeva 18.200 ducati per l'acquedotto e di 1.500 per i mulini, ma anche questa volta la gara salta. Raffaele Moscatelli, mastro muratore, propose di eseguire i lavori con un ribasso del 10% per maggio doveva essere bandita la gara, dicembre del 1828 ancora nulla di fatto. Le autorità centrali, probabilmente allertate da voci di malcontento eseguono dei controlli sui conti e sull'amministrazione dei fondi, tutto in regola. Il re il 14 dicembre ordina un nuovo controllo sulla qualità delle acque, è formata una commissione composta dagli ingegneri Prade e Riegler per analizzare la fattibilità del progetto e relativi costi; tre giorni dopo elimina la sovra tassa che aveva concesso per sostenere le spese dell'acquedotto. Nel 1829, a seguito del rapporto del direttore generale dei ponti e strade, il re conferma l'abolizione del dazio e annulla completamente qualsiasi intervento futuro inerente l'acquedotto di Boccadoro. Il progetto fu definitivamente accantonato, lasciando in eredità solo una vasca di raccolta e i canali a essa collegati. Una storia come tante spesso dimenticata, nonostante i carteggi presenti in biblioteca e il lavoro di Benedetto Ronchi, molti ignorano cosa sia realmente la "vasca".

Ironia della sorte, la presenza della vasca nei successivi due secoli è stata utile per la conservazione di un ecosistema unico nel suo genere. Molto spesso i ragazzi di Legambiente si sono battuti per la tutela dell'area, pochi mesi addietro i volontari hanno piantato circa cinquanta esemplari arborei appartenenti alla macchia mediterranea. Una risorsa che ci renderebbe inevitabilmente "traditori della patria e di noi stessi" se continuassimo a permetterne il degrado, l'abbandono di rifiuti pericolosi e di scarti industriali.
10 fotoLa vasca di Boccadoro
Legambiente recupera l'area di BoccadoroLegambiente recupera l'area di BoccadoroLegambiente recupera l'area di BoccadoroLegambiente recupera l'area di BoccadoroLegambiente recupera l'area di BoccadoroLegambiente recupera l'area di BoccadoroLegambiente recupera l'area di BoccadoroLegambiente recupera l'area di BoccadoroLegambiente recupera l'area di BoccadoroLegambiente recupera l'area di Boccadoro
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