Toni², Tony al quadrato
Dialoghi al bar
«Carissimo, ti ricordi di me?»
sabato 13 agosto 2011
«Carissimo, ti ricordi di me?»
«Aspetta... No...»
«Ultimi due anni del liceo. A tratti siamo stati in banco assieme»
«Dunque forse... Sì! Come stai, come va, è tanto che non ti si vede!»
Andra Ranalli era un uomo esile, mingherlino: i baffi folti si stagliavano nel suo magro viso come una grossa siepe che troneggiasse sopra un piccolo giardino di periferia. Come tutte le domeniche, con la moglie e il figlio, era lì, nel bar più bello della sua piccola città, a fare colazione. Non ricordava davvero come si chiamasse quello strano signore bianco vestito che l'aveva avvicinato; ma per evitar, chissà, una mortificazione, si dimostrava affabile, vieppiù curioso.
«Sono tornato oggi. Sto facendo un giro qui da queste parti e mi sono detto: Perché non ripassare per un attimo nel mio bel presepe?»
«Tutto questo tempo che non ritornavi qui?»
«Esattamente, te l'ho detto, ultimi anni di liceo e poi via»
«E che fine hai fatto?»
«La fine che vedi, sono in questo bar bellissimo a parlar con te» disse ridendo l'uomo vestito di bianco.
Anche Andrea rise, ma la sua risata celava imbarazzo. Presentò all'altro i suoi familiari.
«Allora tu – riprese a dire questo misterioso uomo - oltre al funzionario amministrativo, oltre ad avere questa bella moglie e questo prestante figliolo...»
«Scusa ma tu come fai a sapere che sono funzionario amministrativo...»
«... con l'hobby del tiro con l'arco e la passione per i frutti di mare...»
«Clara ti rendi conto – rimanendo con la bocca aperta disse Andrea alla moglie un po' infastidita da quella presenza invero strana - non vedevo quest'uomo da...»
«Tanti anni – lo interruppe nuovamente l'altro - e non mi sono mai dimenticato dei momenti passati assieme durante le ricreazioni, delle chiacchierate mormorate al banco, delle stupidaggini che dicevamo»
«Ma come fai a saper di me tutte queste cose?»
«Mi son buttato...»
«Passi per i frutti di mare, ma il tiro con l'arco?»
«Tu dicevi sempre di amare Paride ed io giocavo ad essere Achille»
«Ma questo non basta a...»
«Mi son buttato, punto» chiosò quasi bruscamente l'altro. «Ti ricordi come ridevi?»
«Come ridevo?»
«Era una risata bellissima. C'eran dentro come un gioco universale, e una fede universale».
«Una fede universale in cosa?»
«In tutto»
Andrea allibì. La moglie lo spronò gentilmente ad andar via. Si salutarono.
Una sola cosa prima del commiato chiese Andrea: «Tu chi sei, io non lo ricordo»
«La tua identità».
«Aspetta... No...»
«Ultimi due anni del liceo. A tratti siamo stati in banco assieme»
«Dunque forse... Sì! Come stai, come va, è tanto che non ti si vede!»
Andra Ranalli era un uomo esile, mingherlino: i baffi folti si stagliavano nel suo magro viso come una grossa siepe che troneggiasse sopra un piccolo giardino di periferia. Come tutte le domeniche, con la moglie e il figlio, era lì, nel bar più bello della sua piccola città, a fare colazione. Non ricordava davvero come si chiamasse quello strano signore bianco vestito che l'aveva avvicinato; ma per evitar, chissà, una mortificazione, si dimostrava affabile, vieppiù curioso.
«Sono tornato oggi. Sto facendo un giro qui da queste parti e mi sono detto: Perché non ripassare per un attimo nel mio bel presepe?»
«Tutto questo tempo che non ritornavi qui?»
«Esattamente, te l'ho detto, ultimi anni di liceo e poi via»
«E che fine hai fatto?»
«La fine che vedi, sono in questo bar bellissimo a parlar con te» disse ridendo l'uomo vestito di bianco.
Anche Andrea rise, ma la sua risata celava imbarazzo. Presentò all'altro i suoi familiari.
«Allora tu – riprese a dire questo misterioso uomo - oltre al funzionario amministrativo, oltre ad avere questa bella moglie e questo prestante figliolo...»
«Scusa ma tu come fai a sapere che sono funzionario amministrativo...»
«... con l'hobby del tiro con l'arco e la passione per i frutti di mare...»
«Clara ti rendi conto – rimanendo con la bocca aperta disse Andrea alla moglie un po' infastidita da quella presenza invero strana - non vedevo quest'uomo da...»
«Tanti anni – lo interruppe nuovamente l'altro - e non mi sono mai dimenticato dei momenti passati assieme durante le ricreazioni, delle chiacchierate mormorate al banco, delle stupidaggini che dicevamo»
«Ma come fai a saper di me tutte queste cose?»
«Mi son buttato...»
«Passi per i frutti di mare, ma il tiro con l'arco?»
«Tu dicevi sempre di amare Paride ed io giocavo ad essere Achille»
«Ma questo non basta a...»
«Mi son buttato, punto» chiosò quasi bruscamente l'altro. «Ti ricordi come ridevi?»
«Come ridevo?»
«Era una risata bellissima. C'eran dentro come un gioco universale, e una fede universale».
«Una fede universale in cosa?»
«In tutto»
Andrea allibì. La moglie lo spronò gentilmente ad andar via. Si salutarono.
Una sola cosa prima del commiato chiese Andrea: «Tu chi sei, io non lo ricordo»
«La tua identità».