Una vita fa

Il 18 settembre del ’43 e quella strage evitata

Tra passato e presente, una storia sempre viva

Il 18 settembre del 1943, per rappresaglia, dovevano essere fucilati da militari tedeschi cinquanta innocenti cittadini di Trani. L'eroica umanità del podestà, Giuseppe Pappolla, dell'Arcivescovo, Francesco Petronelli, del politico Antonio Bassi e del comandante tedesco Friedrich Kurtz scongiurarono l'eccidio. A distanza di 70 anni, per ricordare questo momento, presso la stele commemorativa posta in piazza della Repubblica si svolge alle 18.00 una cerimonia a cura dell'amministrazione comunale. Partecipano il sindaco della città, le autorità militari e quelle civili. In serata, presso il cinema tetro Impero (ore 21.00) sarà l'Auser a celebrare il ricordo dei fatti del '43 mediante la proiezione al cinema di un documentario con testimonianze e ricordi di cittadini, dati ed immagini storiche. La proiezione è accompagnata dalla voce di due narratori, Enza Trione e Vincenzo Di Micco. Il programma della serata (presentata da Mario Lorusso) prevede la partecipazione del sindaco, Gigi Riserbato, dell'assessore Salvatore Nardò, di Umberto Tamborrino (figlio dell'ex sindaco Giancarlo Tamborrino), del coro "Cantiamo Insieme" diretto da Umberto Dionisio ed altri artisti. A chiudere, esibizione di Stefano Scarpa.

La memoria storica di quelle giornate drammatiche ci fu tramandata da Raffaello Piracci,direttore del mensile Il Tranesiere, che descrisse quello spietato rastrellamento di uomini nel suo libro "Accadde a Trani nel '43" (Il Tranesiere 1983), e anni dopo nel libro "Trani in guerra" (Editore Il Giornale di Trani) pubblicato postumo nel gennaio 2001.

Ecco il drammatico succedersi degli eventi descritti da Piracci: «Nel pomeriggio del 16 settembre alcuni automezzi tedeschi si scontrarono nei pressi del nostro cimitero, con una pattuglia di truppe canadesi,avamposto delle forze anglo-americane, fiancheggiate da bersaglieri ciclisti italiani. I Canadesi fecero fuoco con le mitragliatrici sui militari tedeschi ed un camion germanico venne rovesciato per mezzo di bombe a mano, mentre un altro riuscì a salvarsi ed a raggiungere Barletta. Nello scontro rimasero uccisi cinque tedeschi. Nel pomeriggio successivo del 17 settembre il Comando tedesco faceva bandire che per ogni loro soldato trovato ucciso nel territorio di Trani avrebbe fatto passare per le armi dieci cittadini». Dunque, questo l'antefatto di quella tragica giornata conclusasi per fortuna senza alcuna vittima.

La mattina del 18 settembre i soldati tedeschi si diedero alla caccia di 50 cittadini tranesi da fucilare. Furono rastrellati degli uomini indiscriminatamente,senza tenere conto della loro colpevolezza,fra il pianto degli ostaggi stessi e dei loro familiari e furono tutti portati in piazza Vittorio Emanuele nello spazio dove oggi si trova la stele eretta dal Comune. Il primo ad intervenire con grande coraggio fu il podestà Giuseppe Pappolla,il quale,pur trovandosi nel suo villino di campagna a 3 chilometri da Trani, avvertito delle minacce tedesche di distruzione della città qualora lui non si fosse presentato, non esitò a prendere la bicicletta e presentarsi di buon mattino dinanzi al plotone di esecuzione chiedendo alla fine di poter essere fucilato lui al posto dei concittadini innocenti. Visti i reiterati dinieghi del comandante tedesco, il podestà pensò bene di far avvertire l'Arcivescovo che intervenisse in difesa dei tranesi confermandone l'innocenza. La missione fu affidata alla signora Isabella Terrafino, consorte di uno degli ostaggi, la quale, con altre mogli, si affrettò ad arrivare in Arcivescovado per invocare l'aiuto e la presenza in piazza di monsignor Petronelli il quale non esitò minimamente ed,affrettatosi a concludere la celebrazione della messa, accompagnato dal suo vicaro, monsignor Raffaele Perrone, si recò in piazza per parlare con l'ufficiale tedesco implorando la grazia per quegli ostaggi innocenti. Scrive a tal proposito Piracci: «Ai ripetuti dubbi del tedesco, monsignor Petronelli levò in alto la sua croce pettorale e disse testualmente: Io non dico che la verità: ve lo giuro su questo Crocifisso. E così dicendo strinse fortemente la sua croce». Ma l'ufficiale tedesco era irremovibile, acconsentì soltanto acchè l'arcivescovo portasse via con sé il primicerio Maggi, che era stato compreso tra gli ostaggi.

Quando già in piazza c'erano Giuseppe Pappolla e l'Arcivescovo, arrivò Antonio Bassi, noto scultore tranese ed imprenditore del marmo, che all'epoca era segretario politico del Fascio ed, in quanto tale, fu ascoltato dal tenente tedesco che lo aveva fatto inserire tra gli ostaggi. Fortuna volle che Bassi, unico fra tutti, sapeva anche all'epoca parlare il tedesco proprio per la sua attività imprenditoriale, per cui tentò in tutti i modi di farsi capire per scongiurare i tedeschi a desistere dal loro orribile intento. Le trattative proseguirono ancora in piazza Teatro ed il tempo giocò a favore dei tranesi perchè nell'animo del tenente Kurtz si era già fatta strada la decisione di desistere da quel proposito. Soprattutto di fronte alla tenacia del primo cittadino che rimase in piazza sino alla fine dimostrando un grande senso del dovere spinto fino all'eroismo, il tedesco finalmente stinse la mano a Giuseppe Pappolla che ritornò libero insieme a tutti gli ostaggi.

Alcuni giorni dopo, e precisamente nella mattinata del 7 ottobre del 1943, venne a Trani lo stesso Re Vittorio Emanuele III (che era in viaggio verso Brindisi) e conferì in piazza XX Settembre la medaglia d'argento al valore militare a Giuseppe Pappolla e Francesco Petronelli, ed a Raffaele Perrone la medaglia di bronzo, per il loro coraggioso intervento a favore dei 50 ostaggi tranesi.

Va detto che in precedenza a Trani c'erano già state altre vittime di guerra in quel periodo, e che il 27 aprile, sempre del 1943, c'erano state 21 vittime civili e 14 militari per una incursione aerea nella zona porto di Trani e in via Corato sulle casermette, determinando quella "Pasquetta di sangue" descritta dallo stesso Piracci. Per la grande, umana e solidale generosità dimostrata dai tranesi in quella occasione, la città ottenne il riconoscimento della medaglia d'argento al merito civile nel maggio 1998 dall'allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, mentre era sindaco di Trani Giancarlo Tamborrino.

Si dovrà giungere al settembre del 2005 per la completa identificazione di quell'ufficiale tedesco, grazie alle ricerche dell'associazione tranese Obiettivo Trani e di Francesco Pagano che riuscirono a rintracciare il nome del comandante tedesco Friedrich Kurtz ed a far venire a Trani il figlio che fu ricevuto a Palazzo di Città dall'allora sindaco Giuseppe Tarantini. In quella stessa occasione, il 18 settembre 2005, fu finalmente appagata l'antica richiesta del Piracci di vedere eretta in piazza della Repubblica, in quello stesso luogo, una stele recante i nomi dei 50 ostaggi e dei valorosi protagonisti di quella giornata.

Ci sembra doveroso concludere con le stesse parola scritte da Piracci e che sono sempre di grande attualità: «Ricordiamo con rispetto tutte le vittime, tedeschi compresi, gli ostaggi scomparsi e superstiti e tutti quei cittadini responsabili, noti ed ignoti, che si adoperarono per mantenere vivo, in tempi di tanto smarrimento morale, il senso civico dell'ordine e credettero nella certa resurrezione dell'Italia e di Trani, riconoscendone il fermento nella nobiltà del proprio animo e sulla forza feconda del proprio esempio».

Nell'occasione di questa ricorrenza, in qualità di ex componente della commissione comunale per la toponomastica, desidero avanzare su questo sito la proposta di intitolazione di quello spazio di piazza della Repubblica attiguo alla stele commemorativa inaugurata nel 2005 con la dicitura "Piazzetta 18 settembre 1943" affinché anche nella toponomastica cittadina resti la memoria storica di quell'evento. Questa mia semplice proposta nasce anche dal fatto di non stravolgere l'attuale toponomastica, al fine di non arrecare cambiamenti negli indirizzi dei residenti in quella parte della piazza, ma semplicemente per inserire e rendere duraturo il ricordo di quell'evento lì ricordato. Credo sia una proposta condivisibile, tesa all'unico fine di perpetuare la memoria storica di questa città. Conservare la nostra memoria storica vuol dire conservare l'attaccamento alle nostre radici.
  • I fatti del 1943
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