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Trani chiede ai politici di cambiare

La riflessione di Mauro Spallucci (Omi Trani)

Non certamente facile il cammino della Trani migliore. Occorre fare la fatica di entrare nel merito dei problemi per tradurre il bene comune cittadino nella realtà specifica della città per non tradire di fatto le risorse già presenti nella nostra città e con essa tutte le risposte urgente di cui la nostra comunità ha necessità. Molti tranesi pensano ancora che l'amministrazione locale da sola debba gestire ogni servizio pubblico di cui si ha bisogno e responsabilità tutta la città.

Anche i politici in campo non sono cambiati. La sinistra (o centrosinistra) pensa ancora che un intervento privato potrebbe comportare azioni ed iniziative contro l'interesse delle persone, soprattutto dei più bisognosi. La destra (o centrodestra) pare più interessata ad osservare passivamente le dinamiche del mercato come strumento capace di risolvere i bisogni dei cittadini. Cosa deve ancora accadere perché i due schieramenti tranesi, oramai in crisi di ideali o bloccati dall'ideologia, possono essere veramente utili alla città? Sarà bastevole un'educazione a vivere per ideali spalancati al desiderio condiviso di bene comune? Penso che innanzitutto si potrebbe iniziare con il sapere guardare, ascoltare e conoscere ciò che bolle di buono nella pancia della città, attuando così una rivoluzione liberal-popolare nella gestione della cosa pubblica dove i cittadini possono scegliere grazie a nuovi strumenti ed opportunità. Questa potrebbe chiamarsi buona amministrazione. Come fare? Cosa fare?

Spesso si pensa che morale ed economia viaggino su binari diversi, ma in realtà non è affatto così. Dono, fraternità, cooperazione, fiducia e gestione intelligente ed attiva delle risorse già esistenti sono in realtà il segreto della possibile prosperità sia umana sia economia che la nostra città piò ricostruire, rigenerare. Per fare ciò servono innanzitutto due consapevolezze: la prima è quella di sapere di aver bisogno di relazioni e non solo di assegni; la seconda è quella che s'avveri un sogno del cittadino tranese responsabile. Una moratoria della demagogia nella quale potersi informare e formare un'opinione pubblica senza le lenti distorsive della battaglia partitica. Credo che la posta in gioco è troppo importante per essere influenzata dal tifo irrazionale delle curve frequentate oramai dai politicanti o agitatori del nulla.

La nostra città non è soltanto una polis, cioè il luogo della politica, oggi è anche una civitas, cioè una comunità. Ed a me personalmente piacerebbe anche vivere in una città aperta, accogliente e solidale. Visto che oggi ci troviamo di fronte ad una società complessa da un lato e dall'altro lato da un crescente protagonismo sociale che reclama un profondo cambiamento del modo di agire dei politici e degli amministratori, dobbiamo cambiare tutti: non siamo più di fronte ad una società chiusa e fortemente classista che la politica era chiamata a cambiare in maniera graduale e dall'esterno. Oggi avviene il contrario: la città reclama ai politici in azione di cambiare in quanto è percorsa giornalmente da situazioni nuove ed urgenti. Necessitano, pertanto, come il pane, politici capaci di amministrare l'impatto dei cambiamento in corso sia sul piano sociale e ambientale sia su quello culturale, umano e territoriale.

Questa nuova situazione tutta da esplorare comporta allora anche un nuovo rapporto pubblico-privato. Un rapporto non privo di valori necessari e condivisi perché la città non ha soltanto bisogno di cantieri edili, ma anche di cantieri sociali e culturali. La nostra grandezza allora starà nel saper fare insieme le cose che servono. Trani non può rinunciare alla sua storia ed alla sua capacità di saper offrire cittadinanza ossia partecipazione, sicurezza e libertà a chiunque ci vive in cambio del rispetto delle regole e di questa sua cultura libera, equilibrata ed autonoma come sono tutte le vere culture. Autonoma perché fatta di tradizioni, obiettivi comuni, vita condivisa e regole non scritte che costituiscono da sempre la cornice nella quale la nostra città è vissuta e sa tuttora vivere per costruire qualcosa di buono ed utile sia alla nostra generazione e sia per quella dei nostri giovani.

Temo che per i nostri ragazzi sia diventata addirittura una moda andare via all'estero. Approfondendo il confronto con più di un giovane si intuisce che spesso si vuole andare via a prescindere da quello che si cerca, soprattutto coloro che hanno un buon livello di istruzione e non fuggono dalla miseria. Vogliono andare via perché essi oramai vedono un deserto di opportunità nel quale non vedono alcuna "oasi" . Ed il problema aumenta perché quest'idea è un desiderio di fuga senza ritorno perdendo così anche una qualificata nuova classe dirigente oltre che una perdita economica delle famiglie e della comunità che li ha formati. Pertanto urge un tremendo bisogno di una strategia costituita da tante cose piccole e grandi contemporaneamente perché Trani possa ridiventare la città nuova per giovani, un modello possibile di città nuova capace di costruire ponti tra amministratori locali e privati imprenditori, ponti fatto di relazioni tra persone, tra vicini, tra centri aggregativi, tra iniziative.

Per fare tutto ciò ci vuole motivazione. E la motivazione viene solo dalla speranza. Per dare spazio alla speranza nella nostra città è necessario accogliere e sostenere chi questa speranza la conserva e la porta con sé. Si tratta di una speranza vera, di uno slancio di apertura, di una disponibilità alla vita ed al bene comune nonostante tutto. Ed è il dono, il dono prezioso, che oggi soprattutto i cattolici tranesi possono fare a se stessi, al prossimo, per non essere più invisibili e per costruire la nuova città "Trani mediterranea".
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