«Incostituzionale». Il Comune di Barletta ricorre al Tar contro lo statuto della Bat

Da Andria: «Sconcertante decisione»

mercoledì 20 ottobre 2010
Il Comune di Barletta fa sul serio ed ha deciso di ricorrere al Tar contro lo spostamento della sede legale da Barletta ad Andria, sancita in una infuocata seduta di consiglio provinciale il 21 maggio scorso (con 18 voti favorevoli, 10 contrari e due astenuti).

Su Barlettalife è possibile leggere in esclusiva le 34 pagine del ricorso in cui Barletta invoca l'illegittimità costituzionale della delibera di consiglio provinciale del 21 maggio e chiede l'annullamento dei primi due punti dello Statuto in cui si attribuiva ad Andria la sede legale della Bat (http://www.barlettalife.it/magazine/notizie/lo-statuto-della-bt-e-sul-banco-degli-imputati-decidera-il-tar-per-la-puglia/).

La prima reazione a questa bomba politica è del sindaco di Andria, Nicola Giorgino, che ha diffuso una piccata nota stampa:

«Nonostante i continui sforzi messi in atto da parte di chi guida la Provincia di Barletta, Andria, Trani, affinchè la Provincia decolli dopo una lunga e difficile fase di assestamento e di avvio, assistiamo con sconcerto ad una presa di posizione di un rappresentante delle Istituzioni, il quale abbandonando il piano politico ed intraprendendo quello dei ricorsi in sede giudiziaria, vuole proseguire sulla strada di una incomprensibile guerra di campanile, che non ha motivo di essere e che credevo fosse relegata esclusivamente al dibattito spicciolo che avviene nei bar delle nostre città.

Voler a tutti i costi cercare lo scontro per lacerare le nostre comunità con l'unico fine, poco nobile, di trovare argomenti per la prossima personale campagna elettorale, invece che dare un contributo essenziale allo sviluppo della Provincia, doveroso per chi rappresenta la città co-capoluogo emblema della lotta civile per l'autonomia di questo territorio, è davvero inspiegabile. Posso comunque assicurare che nel terreno di una inusitata ancorchè ridicola gazzarra Andria non si farà trascinare».