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BATtiamoci per Trani

Di Massimo Pillera

Un manifesto in città invita a far lavorare manodopera tranese. Le opposizioni insorgono. Mi ricorda la stessa sciatteria politica di quando la maggioranza decise la zona pedonale nel porto. Le opposizioni insorsero. In questo modo la maggioranza di centrodestra governerà per altri centoventi anni in questa città. Urla elettorali sovrastano la necessità di ricercare un futuro possibile per molti cittadini tranesi. Il buon senso scarseggia, come anche l'orgoglio di essere figli di una città bellissima che aspetta paziente. C'è ancora chi scambia il fare opposizione con il "signornonismo".

Ci sono consiglieri che appaiono nella propria facciata "elementi travagliati" e poi appartengono a coalizioni innaturali dietro le quali vi sono accordi inenarrabili, scheletri in capienti armadi, ed invece di tifare per Trani si prestano a fare da zerbini al fieramosca di turno. Ci sono uomini, verdi dalla rabbia per una loro prevedibile estinzione, che bloccano la propria intelligenza su scelte da nomenclatura marmorea ed ultraconservatrice. C'è ancora chi scambia la tranesità come archeologia ed è pronto ad asservirsi ai primi colonizzatori che capitano a tiro. Siamo terra di conquista….siamo valvassori pronti a servire il signore di turno. Siamo destinati ad essere seconde, terze o chissà quali linee in una politica dominata dalle famiglie baresi, dall'arguzia dei biscegliesi, dalla ricchezza degli andriesi e dei barlettani. Tranesi, ma dove siete? Mi verrebbe di urlare. Questo si che sarebbe un urlo utile.

A che è servito il coraggio dei nostri padri con i volti scavati dalla polvere del marmo, che hanno reso questa città famosa in tutta il mondo. A cosa è servito l'ingegno dei nostri architetti che hanno reso eterno il bello stampandolo sulle facciate dei nostri palazzi. Questa città ha avuto uomini d'eccellenza che chiamavano "grasso della terra" quello spessore rosso che accompagnava i blocchi appena estratti. Ha avuto uomini che hanno inventato dal nulla un settore industriale che ha aiutato l'Italia a primeggiare nel mondo. Uomini che osservavano affascinati le venature del serpeggiante ed hanno lastricato i luoghi piu' belli del pianeta. Ne ho incontrati in giro per l'Europa di tranesi. Di uomini…. non di caporali di partito pronti a sfruttare qualsiasi argomento per vendere qualche santino in piu'. Nicola capomastro a Ginevra… Michele falegname esperto e ricercato al confine tra Austria e Svizzera… i Montrone titolari di una delle piu' grandi imprese edili in Australia… Montingelli responsabile per l'Europa della ex Airone, ricercatissimo dalle altre compagnie aeree. Quanti, in posizioni dalle piu' umili alle piu' grandi. Una volta sul Duomo di Milano dovevo piazzare un tre piedi per le riprese mi raggiunsero dei vigili, quando dissi che era la televisione svizzera mi dissero "non si puo'"; quando dissi che ero di Trani mi risposero "Milano è cosi', grazie anche ad un suo compaesano, faccia pure perché siamo sicuri che otterrebbe in due minuti il permesso".

Ad Otranto, una volta ebbi problemi con il traffico, la macchina della televisione non passava per raggiungere il luogo di un evento in centro. Quando seppero che ero di Trani mi scortarono fino al Duomo e mi dissero... "guardi che bellezza…dobbiamo per questo ringraziare un suo concittadino". Che delusione quindi oggi, nel sentire qualcuno in vena di effetti preelettorali lamentarsi perché si chiede piu' lavoro per i tranesi. Dico soltanto che si puo' perdere un po' di orgoglio, ma almeno che non si perda anche l'onore. E allora… battiamoci per Trani, ma facciamolo sul serio, perché questo è per noi simile al dopoguerra dei nostri padri. E' vero siamo in una fase costituente, dobbiamo ricostruire tutto; la crisi ci falcidierà ancora di piu' e questa nuova provincia sarà piu' forte se dentro ci saranno uomini di Trani. Cinque tranesi in un consesso istituzionale sono piu' di un partito. Cinque tranesi possiamo mandarli, se vogliamo davvero Contare. Ma non ci vogliono urla e schiamazzi; ci vuole buon senso, intelligenza, una Politica delle facce pulite. Altrimenti non ci resterà che contare i caporali rimasti appiccicati sui muri.

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Scrive il giornalista Massimo Pillera

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