Toni², Tony al quadrato
Viva la faccia!
Cambiare, mutuare, sublimare
sabato 19 febbraio 2011
Viva la faccia: lo dico subito a scanso di equivoci: viva-la-faccia. Non ho mancato di leggere l'articolo di Tommaso Laurora e mi è venuto subito alla mente il concetto di sanità. Sanità, sì: sanità di un progetto umano. Il botanico che si ritrova a non sapere quale sia la malattia di cui soffrono le foglie, ha da volgere lo sguardo verso il basso. E se non è il tronco, il luogo dove sono scritte le origini dei mali, deve far la verticale, e scrutare le radici. Radici: per parafrasare il felice intervento di Tommaso, i cittadini. La loro stanchezza. L'attesa di una nuova logica. Ho fatto, della mia recente avventura politica, una esperienza che mi ha portato a credere che quello che si deve compiere non è scendere in politicama, come giustamente scritto, scendere dalla politica. Non è quello che ho in animo di fare adesso: proseguo nella mia strada di uomo, di imprenditore, e di cittadino. Ma è da uomo, prima ancora che da cittadino, che accolgo le intenzioni liberali di un programma che si rivolge ai valori, al buon senso, alle capacità, e all'energia. Energia: morta, sepolta, finita. Energia che non fa rima con cuore, ma che le è diretta discendente. Farla finita con questo schifo: è il mio urlo da cittadino. Il mio risentimento da uomo. Il mio sdegno da imprenditore: serio, entusiasta, onesto, felice di aver alleggerito il mio portafoglio, quasi un anno fa, per fregarmene del mio retrobottega, e guardare apertamente la mia piccola società.
Tommaso, non mi sto candidando a farti da spalla, ma mi sto fregando le mani per la leggerezza che mi ha dato leggere la tua intenzione post-ideologica: larga, meritocratica, virtuosa. Perché è di virtù che, se ho ben capito, parli: virtù ideative, progettuali, realizzative. Sono per la creazione di un gruppo di uomini intelligenti e bravi: il mercato ha azzerato la religione dell'identità di classe, e la globalizzazione ha spazzato via la dialettica destro-sinistrorsa, ormai solo l'ultimo apparato di una identificabilità di genere e di convenienza. Convenienza settaria, logica da club, antica faglia reazionaria: ormai inconsistente. Essere moderati, oggi, significa tradurre all'interno delle proprie viscere i venti pieni di cazzate, le gestualità gonfie di rancore e conservatorismo, le chiacchiere che nascondono solo l'interesse, lasciando sporca la strada, ad alzar la palizzata del proprio tornaconto.
Tradurre: cambiare, mutuare, sublimare. Ecco, esser moderati significa sublimare l'idiozia di un retaggio; significa stare al centro del terremoto: perché solo da quel centro si può tentare, cuore e testa, di riassettare la distanza tra percezione pubblica e percezione privata: peggio, il loro sfaldamento. Sono un moderato, e voglio mettere al servizio di questa auspicata convergenza, solo il mio applauso di adesso. Fallo, ma fallo veramente, Tommaso: se sfileranno per le vie dei tuoi disegni, a piedi, uomini veri, e non, su una carrozza bucata, mammole col ventre gonfio, io sarò compiaciuto di essere cittadino, imprenditore, e uomo, di questa, come hai detto tu, meravigliosa terra. Sperando di non essere deluso.
Tommaso, non mi sto candidando a farti da spalla, ma mi sto fregando le mani per la leggerezza che mi ha dato leggere la tua intenzione post-ideologica: larga, meritocratica, virtuosa. Perché è di virtù che, se ho ben capito, parli: virtù ideative, progettuali, realizzative. Sono per la creazione di un gruppo di uomini intelligenti e bravi: il mercato ha azzerato la religione dell'identità di classe, e la globalizzazione ha spazzato via la dialettica destro-sinistrorsa, ormai solo l'ultimo apparato di una identificabilità di genere e di convenienza. Convenienza settaria, logica da club, antica faglia reazionaria: ormai inconsistente. Essere moderati, oggi, significa tradurre all'interno delle proprie viscere i venti pieni di cazzate, le gestualità gonfie di rancore e conservatorismo, le chiacchiere che nascondono solo l'interesse, lasciando sporca la strada, ad alzar la palizzata del proprio tornaconto.
Tradurre: cambiare, mutuare, sublimare. Ecco, esser moderati significa sublimare l'idiozia di un retaggio; significa stare al centro del terremoto: perché solo da quel centro si può tentare, cuore e testa, di riassettare la distanza tra percezione pubblica e percezione privata: peggio, il loro sfaldamento. Sono un moderato, e voglio mettere al servizio di questa auspicata convergenza, solo il mio applauso di adesso. Fallo, ma fallo veramente, Tommaso: se sfileranno per le vie dei tuoi disegni, a piedi, uomini veri, e non, su una carrozza bucata, mammole col ventre gonfio, io sarò compiaciuto di essere cittadino, imprenditore, e uomo, di questa, come hai detto tu, meravigliosa terra. Sperando di non essere deluso.