Toni², Tony al quadrato
Il grande papero
Siate folli! Siate affamati!
sabato 8 ottobre 2011
Un giorno un grande papero, in una bellissima assemblea universitaria, fece un bellissimo discorso a dei neopaperolaureati.
- Siate folli! – urlò ad un certo punto.
- Siiiiì! Siiiì! Bene, bravo, bello, grande, saremo folli!
- Siate affamati!
- Wow! Wow! Che emozione, che calore, che verità! Saremo tutti affamati!
Alla fine di quel romantico momento, tutti i paperi, gasati ed eccitati da quei nuovi orizzonti, si misero in viaggio verso la follia e verso l'insoddisfazione. Tutti viaggiarono dentro un treno che li portò nella terra della follia, dove tutti sarebbero diventati folli.
Il grande papero che fece quel discorso se ne rimase a casa a continuare i suoi mestieri: era un genio, ed inventava tante belle cosucce, tante belle macchinette. Aveva fatto fortuna, e tutti i paperi di paperlandia avevano dentro la loro casetta qualcosa di quel grande papero. Paperlandia s'era però, allora, svuotata, perché tutti i paperi tranne quello lì se n'erano volati in quella terra dove la follìa era l'aria che si respirava. Finalmente il nuovo mondo s'avverava, e tutti, folli, erano felici. Ma cominciò, poco dopo, ad insinuarsi in loro un sordo malessere, come dei dolori alle ossa, alla vista, ai sensi: aleggiava qualcosa di amaro, e nessuno sapeva spiegarsi perché.
- Dobbiamo essere insoddisfatti perciò è giusto, dico io, come stiamo! – disse un papero a tutti gli altri paperi.
- Ma quella è un'altra cosa! – qualcuno ribattè – Lui voleva dire che non bisogna mai sentirsi realizzati! Io non mi sento non realizzato per il semplice fatto che devo ancora arrivare alla realizzazione!
- Basta, segui il cuore!
Un senso di ritrovamento accompagnò quel grido.
- Ma se il mio cuore non mi dice nulla, cosa seguo?
- Non puoi non avere un sogno!
- Ma non c'è posto per tutti i sogni, sennò non sarebbero sogni!
- Spiegati meglio!
- Ogni sogno – disse quel papero piccino, un po' brutto e malandato – è sogno di grandezza, sogno di unicità, sogno di regno! Non ci possono essere centomila regni! Centomila mondi!
Poche parole, ma amarissime. Il malanimo generale riprese ed aumentò.
- Certo è giusto essere folli... - continuò a dir quel paperello – ma se tutti siamo folli, dico io, chi è normale qui?
- Nessuno, ovvio!
- Ma il folle non è folle, forse, nella relazione con la normalità?
La domanda prese tutti in contropiede, il malessere ingrandiva.
- Se tutti sono folli... non son tutti normali, visto che lo sono tutti?
Non c'era il biglietto di ritorno da quell'isteria. E tutti, tranne quel lucido papero, divennero davvero folli.
- Siate folli! – urlò ad un certo punto.
- Siiiiì! Siiiì! Bene, bravo, bello, grande, saremo folli!
- Siate affamati!
- Wow! Wow! Che emozione, che calore, che verità! Saremo tutti affamati!
Alla fine di quel romantico momento, tutti i paperi, gasati ed eccitati da quei nuovi orizzonti, si misero in viaggio verso la follia e verso l'insoddisfazione. Tutti viaggiarono dentro un treno che li portò nella terra della follia, dove tutti sarebbero diventati folli.
Il grande papero che fece quel discorso se ne rimase a casa a continuare i suoi mestieri: era un genio, ed inventava tante belle cosucce, tante belle macchinette. Aveva fatto fortuna, e tutti i paperi di paperlandia avevano dentro la loro casetta qualcosa di quel grande papero. Paperlandia s'era però, allora, svuotata, perché tutti i paperi tranne quello lì se n'erano volati in quella terra dove la follìa era l'aria che si respirava. Finalmente il nuovo mondo s'avverava, e tutti, folli, erano felici. Ma cominciò, poco dopo, ad insinuarsi in loro un sordo malessere, come dei dolori alle ossa, alla vista, ai sensi: aleggiava qualcosa di amaro, e nessuno sapeva spiegarsi perché.
- Dobbiamo essere insoddisfatti perciò è giusto, dico io, come stiamo! – disse un papero a tutti gli altri paperi.
- Ma quella è un'altra cosa! – qualcuno ribattè – Lui voleva dire che non bisogna mai sentirsi realizzati! Io non mi sento non realizzato per il semplice fatto che devo ancora arrivare alla realizzazione!
- Basta, segui il cuore!
Un senso di ritrovamento accompagnò quel grido.
- Ma se il mio cuore non mi dice nulla, cosa seguo?
- Non puoi non avere un sogno!
- Ma non c'è posto per tutti i sogni, sennò non sarebbero sogni!
- Spiegati meglio!
- Ogni sogno – disse quel papero piccino, un po' brutto e malandato – è sogno di grandezza, sogno di unicità, sogno di regno! Non ci possono essere centomila regni! Centomila mondi!
Poche parole, ma amarissime. Il malanimo generale riprese ed aumentò.
- Certo è giusto essere folli... - continuò a dir quel paperello – ma se tutti siamo folli, dico io, chi è normale qui?
- Nessuno, ovvio!
- Ma il folle non è folle, forse, nella relazione con la normalità?
La domanda prese tutti in contropiede, il malessere ingrandiva.
- Se tutti sono folli... non son tutti normali, visto che lo sono tutti?
Non c'era il biglietto di ritorno da quell'isteria. E tutti, tranne quel lucido papero, divennero davvero folli.