C'è tempo!, Carrabba e Stiperllone (Aea): «Così la nostra città sopravvive»

I due bacchettano il modus operandi dell'Amministrazione Bottaro

martedì 22 ottobre 2019 10.48
Ci è capitato di vedere la prima regia di Walter Veltroni nella finzione "C'è tempo" di cui è anche co-sceneggiatore e creatore del soggetto. Una commedia "on the road" con molti buoni sentimenti, com'è stile anche nei suoi libri; stile che si caratterizza con lo sforzo di contestualizzare storicamente la vicenda che racconta. In questo caso, per la cronaca, il riferimento è a Borgomezzavalle, Comune del Piemonte, che nel 2006 salì all'onore delle cronache per l'installazione di un grande specchio che faceva riflettere la luce del sole sul paesino che in inverno era oscurato dalle montagne.

Ma a parte la premessa, non è del film di Veltroni che vogliamo parlare, piuttosto prendere spunto dal nome e dai titoli di coda del lungometraggio per fare alcune riflessioni sulla modalità "slow" del vivere, meglio del sopravvivere nella nostra città, di governare la nostra città, di tollerare tutto ciò che nella nostra città disturba, ma scivola addosso. Fare l'elenco sarebbe arduo e rischieremmo di far torto a qualcuno o qualcosa per le sicure numerose e involontarie omissioni, ma ci proviamo: raccolta differenziata in percentuale ancora marginale, mappatura del territorio (possibile anche a costo zero, come già fatto in alcuni Comuni attraverso gli strumenti disponibili in rete o con droni per i quali il Comune di Trani ha previsto la formazione attraverso un corso teorico-pratico per cinque dipendenti del servizio P.M. [cfr. DD P.M. n.272 del 2.12.2017]) al fine di monitorare anche attività illegali quali discariche abusive di rifiuti tossici e manufatti in cemento amianto non ancora rimossi o messi in sicurezza, strade dissestate, strettoia Pozzo Piano, passaggio a livello via Corato, cimitero (a Trani non si può nemmeno morire, salvo che non si sia confratelli; ma attenti che esserlo non assicura un posto in Paradiso ma solo al cimitero), traffico caotico ed anche di droga, sicurezza, parcheggi abusivi sui marciapiedi ormai quasi tutti dissestati (e meno male che da qualche settimana ci sono i parcometri che ci evitano ormai di arrossire alle richieste degli automobilisti su come pagare la sosta), automobilisti che, in barba al codice della strada, parlano tranquillamente al telefonino (tanto, lo fa anche qualche autista di mezzi pubblici!) senza che ci sia qualche vigile a presidiare il territorio per quelle infrazioni e per tanto altro.

Sì, "C'è tempo" per tutto e per altro! La nostra è la città dove una consigliera di opposizione fa una critica a suo giudizio fondata e documentata (e non ne dubitiamo) in consiglio comunale sulla gestione di una municipalizzata e si prende una querela per diffamazione anziché ottenere doverose risposte e chiarimenti a lei e ai cittadini tutti da parte di chi compete! Di cosa mai si sarà macchiata? Lesa maestà? Crediamo piuttosto si possa definire "intimidazione"! Ma che dire, C'è tempo!

Ma quanto ne dovrà ancora trascorrere per vedere tornare la nostra città agli splendori del passato? C'è tempo! Se questo è il significato di "Trani città slow" beh, abbiamo capito male quello che doveva essere. Ma, torniamo al film di Veltroni, i titoli di coda sono arricchiti dalle immagini di numerose sale cinematografiche italiane e fra queste c'è anche quella del SUPERCINEMA di Trani.

Saremo grati a Veltroni perché gli annali del cinema italiano saranno lì a ricordare che a Trani c'era una volta anche una sala "SUPERCINEMA", che solo dopo vent'anni di lotte i cittadini hanno visto bonificata dall'amianto del suo tetto, sostituito (temporaneamente, affermarono proprietari, Sindaco e Soprintendenza, ma si sa che da noi nulla è più definitivo del temporaneo) con una lamiera grecata poggiata sulla stessa struttura lignea a capriate, supporto del vecchio tetto, che il perito nominato da un Procuratore della Repubblica aveva definito a rischio collasso. Non staremo qui a ripercorrere le tappe della storia infinita della lotta di civiltà dei cittadini tranesi e a fare l'excursus cronologico delle vicende burocratiche che ne hanno procrastinato così a lungo la bonifica, ma piuttosto vogliamo ricordare il trionfalismo con il quale il nostro Sindaco celebrò fra "le date che non si possono dimenticare" quella incisa su quel tetto il 9 maggio 2019 alla fine della bonifica del supercinema (Il Giornale di Trani 12 maggio 2019). Trionfalismo che voleva far credere ai cittadini di Trani che il Supercinema con il nuovo tetto (temporaneo) avrebbe presto riaperto non con una, ma con ben quattro sale! (Il Giornale di Trani 30 aprile 2019).

In realtà il trionfo era ed è della giustizia negata! Perché se l'uso dell'amianto è proibito per legge, se le bonifiche dell'amianto sono obbligatorie per legge, ancor più in presenza di manufatti ammalorati, non bonificare è reato! E i reati devono essere puniti. Altrimenti assisteremo a tergiversazioni e perdite di tempo, come già accaduto, che procurano ingiustificati rinvii di atti dovuti e possibili gravi malanni ai cittadini! E si Legittimano, come sta avvenendo, i proprietari dei numerosi siti contaminati da amianto nella nostra città a menare il can per l'aia anziché bonificare immediatamente!

Il caso supercinema, archiviato dalla Magistratura "a seguito della rimozione, che ha fatto venir meno così, la causa del procedimento penale stesso" (Il Giornale di Trani 15 giugno 2019) avrebbe potuto rappresentare una pietra miliare nelle lotte delle bonifiche da amianto: la mancata accettazione dell'archiviazione e il conseguente rinvio al dibattimento dei responsabili avrebbe potuto "fare giurisprudenza" nel Paese! E, invece C'è tempo!

In mancanza di un giudizio a carico dei responsabili le eventuali vittime dell'amianto del supercinema e degli altri siti della città e i loro familiari, non avranno alcun provvedimento della magistratura per rivendicare il loro diritto alla tutela della salute. I morti di Casale Monferrato, della Fibronit di Bari, di Taranto, di Bologna non hanno insegnato nulla!

C'è tempo! Per concludere queste nostre considerazioni ci piace citare una riflessione del magistrato/scrittore Roberto Olivieri del Castillo nel suo romanzo "Frammenti di storie semplici" in cui il protagonista, un magistrato, racconta storie della sua vita professionale: "Nel cercare di rendere giustizia, nel riconoscere un torto o una lesione, il cui ricordo probabilmente resterà per sempre nella vittima, ci rendiamo artefici di un'ulteriore lesione patita stavolta per mano nostra, rappresentanti di uno Stato che non è riuscito a riconoscere la ragione per tempo, infliggendo un secondo, più duraturo e imperdonabile abuso, stavolta un abuso di Stato, talvolta non decidendo e rinviando ad un altro momento la decisione: giorni, mesi, anni ad attendere il nostro responso". C'è tempo!

Antonio Carrabba
Siro Sterpellone