Da Pronto soccorso a Punto di primo intervento: cambia solo il nome?

Nessun collegamento con i reparti di rianimazione e cardiologia. Ecco come sarà la nuova area clinica

sabato 12 maggio 2018 11.25
A cura di Martina Tortosa
La trasformazione del Pronto soccorso in Punto di primo intervento ha scatenato un acceso dibattito, suscitando tra i tranesi opinioni discordati. C'è chi, pochi in realtà, è d'accordo con il cambiamento purché ai malati venga garantita assistenza in qualsiasi momento e per qualsiasi situazione di emergenza. C'è chi, invece, non si arrende di fronte alla novità e non ha nessuna intenzione di dire addio al Pronto soccorso, consapevole che a cambiare non sarà solo il nome. Ma cos'è davvero un Punto di primo intervento?

Si può partire dal sottolineare che la struttura non sarà più collegata ai reparti di rianimazione e di cardiologia. La nuova area clinica, come ha spiegato durante la conferenza stampa di ieri il direttore generale Asl, Alessandro Delle Donne, sarà dotata della presenza, 24 ore su 24, di cinque medici, infermieri, collaboratori di studio e tre ambulanze tecnologicamente avanzate. Di queste, due saranno medicalizzate (Mike) con la presenza di un infermiere a bordo. Nell'altra, invece, saranno presenti soccorritori addestrati e coordinati via radio da un medico della centrale operativa del 118 (Victor). Sarà la centrale, in base alla gravità dell'emergenza e alla disponibilità, a decidere quale inviare. La Victor dovrebbe essere deputata ai trasporti dei pazienti che giungono con le proprie gambe al Punto di primo intervento.

Il Piano di riordino, tuttavia, non riguarderà solo il Pronto soccorso ma l'intera struttura ospedaliera. «Il San Nicola - ha dichiarato Delle Donne - garantirà servizi di risposta non più nelle mura dell'ospedale, ma in ambito ambulatoriale. Il riordino prevede l'aumento della qualità dell'assistenza, la sicurezza delle cure e l'uso appropriato delle risorse, concentrando le attività dell'ospedale nei confronti di patologie ad insorgenza acuta». Tanti i cambiamenti che saranno messi in atto nel corso del prossimo anno, dal numero limitato di posti letti alla riduzione dei tempi di degenza ospedaliera, passando per la manutenzione dell'area esterna.

«La piastra operatoria - ha continuato il direttore generale - è già attiva e funzionante con attività oculistica, chirurgica e ginecologica. Un'attività che però non sarà seguita da un ricovero, con una ripresa accelerata del paziente. L'obiettivo sarà anche quello di ridurre i codici bianchi e verdi, oltre a diminuire i casi di ricovero non necessari».

Il San Nicola diventerà un "ospedale di comunità". Sarà fornita assistenza per il post-ricovero con una gestione affidata agli infermieri, coordinati dai medici generali. Ma le novità non finiscono qui. Anche l'attuale area dedicata ai vaccini sarà presto oggetto di una ristrutturazione per far fronte agli spazi troppo angusti non solo per i piccoli pazienti ma anche per gli operatori. Ex ospedale degli Agostiniani e Villa Dragonetti saranno sfruttate per allocare al loro interno nuovi spazi medici. Trani ha inoltre ottenuto un finanziamento per la risonanza magnetica.

Un piccolo spazio della conferenza è stato dedicato ai numeri. Le attività, parola del direttore generale, sono "schizzate". Nel 2017 si sono registrate 144 interventi nel reparto oculistica e 108 nel 2018. In crescita anche la chirurgia. «Non stiamo privando i cittadini dei servizi ma stiamo riconvertendo l'attuale stato ospedaliero. Dobbiamo rimboccarci le maniche». Un'opinione, questa, che non ha convinto i tranesi.