Lavoro domestico in Puglia, settore in forte calo dal 2012: la maggioranza sono colf

Le lavoratrici sono quasi tutte donne (89,4%), gli italiani sono il 51,2%

sabato 30 gennaio 2021
Nel 2019 i lavoratori domestici regolari in Puglia erano 24.575, valore in forte calo dal 2012 (-18%). I dati INPS evidenziano un maggior numero di colf (58%), che tuttavia, negli ultimi anni, sono costantemente diminuite in opposizione al numero pressoché stabile delle badanti, pur mantenendo un divario significativo. Sono 8mila le regolarizzazioni richieste in Puglia, in occasione della sanatoria 2020.

Sono alcuni dei principali dati che fotografano il settore, raccolti ed elaborati nel Rapporto annuale 2020 sul lavoro domestico, realizzato dall'Osservatorio nazionale DOMINA, con la collaborazione della Fondazione Leone Moressa di Mestre.

Poco più della metà dei lavoratori domestici in Puglia è italiana (51,2%), la stragrande maggioranza sono donne (89,4%) e hanno in media 48,2 anni. Spesa delle famiglie e impatto economico. Complessivamente, nel 2019, le famiglie della Regione hanno speso 166 milioni di euro per la retribuzione dei lavoratori domestici; la cifra comprende stipendio, contributi e TFR. Il valore aggiunto si aggira attorno a 700 milioni di euro.

Distribuzione territoriale e incentivi. A livello provinciale, la concentrazione delle colf e delle badanti è polarizzata nel capoluogo regionale (rispettivamente 43,1% e 33,7% del totale). In termini relativi, Lecce registra l'incidenza maggiore sia per le colf (5,7 colf ogni mille abitanti, media regionale 3,5) che per le badanti (5,7 ogni cento anziani, media regionale 3,9). In supporto alle famiglie durante l'emergenza Coronavirus, fino allo scorso luglio, la Regione ha garantito un sostegno economico in sostituzione dell'assegno di cura per gli individui non autosufficienti.

Prospettive demografiche. Nel 2050 il numero di badanti è probabilmente destinato ad aumentare. In Puglia vivranno 224mila anziani in più (ultra-ottantenni), a fronte di 137mila bambini in meno (0-14 anni): la componente anziana sarà più numerosa di quella infantile (14,4% della popolazione contro 10,9%).