Olocausto dei tranesi in Crimea: scomparso uno degli ultimi superstiti, Natale De Martino

Il ricordo di Franco Caffarella

domenica 29 novembre 2020 11.01
Mi permetto di segnalare alla nostra consigliera regionale Debora Ciliento ed a chi opera in Giunta o in consiglio comunale, l'opportunità di promuovere iniziative sul territorio, ognuno per quanto di competenza. Se ne è andato, senza poter mai vedere quell'Italia, terra natia dei suoi avi e causa delle tante persecuzioni subite nei Gulag di Stalin. E' morto nei giorni scorsi a Kerch, Natale De Martino, classe 1936, uno degli ultimi superstiti della deportazione del 1942.

Era fiero delle sue origini, il signor Natale e si era impegnato molto con l'associazione degli italiani di Crimea per far conoscere le vicende di questa piccola comunità. Il padre Nicola era di origini tranesi,la mamma, Darietta, figlia di italiani ma restata orfana da piccola, adottata da una famiglia russa, i Cernjaavskij. Erano figli degli emigranti che nell'ottocento, soprattutto dalla Puglia, giunsero in Crimea. Marinai e contadini, maestri d'ascia ed operai. Una comunità che si integrò bene sotto lo zar. Mantenendo tradizioni ed usanze pugliesi, riuscendo anche elevare una Chiesa Cattolica a Kerch. Erano mille e cento, quando, il 29 gennaio del 1942, esattamente 78 anni fa, questi italiani, vennero ritenuti "soggetti pericolosi" dalla polizia segreta di Stalin, privati dei loro beni e deportati. Molti morirono nel duro viaggio durato due mesi, nei carri bestiame, verso il Kazakistan e la Siberia. Altri di stenti. Pochi ce la fecero a resistere. Natale fu tra questi.

Ricordava che di nascosto andava a scavare i bulbi dei fiori per ricavare qualcosa da mangiare, oppure quando con una scopa si arrampicava sui carretti che trasportavano sacchi di grano per raccogliere i pochi chicchi caduti. La dura lotta per la sopravvivenza. Rimasto orfano di padre, morto nel Gulag, la mamma pensò bene di "russificare" i nomi ed il cognome dei figli, per salvarli dalla persecuzione. Divenne Anatolij Cernjavskij, come era conosciuto ancora oggi all'anagrafe. Questo stratagemma li aiutò a tornare successivamente in Crimea, ma non a riottenere i beni e la casa sequestrata. Una vita tutta da ricostruire. Ma con la tenacia propria dei suoi avi, Natale si fece strada. La passione per la pittura, l'amore per la matematica. Studiò e divenne l'affermato professore di matematica di Kerch.

Fondò l'associazione degli Italiani di Crimea che si è impegnata, in questi anni, per far conoscere la triste storia di questa comunità dimenticata dalla madre patria ed anche dal Governo, prima dell'Unione Sovietica, poi dell'Ucraina ed oggi della Russia di Putin che comunque l'11 settembre 2015 ruppe l'isolamento e li incontrò mentre era con Berlusconi, promulgando il decreto di riabilitazione degli italiani di Crimea. Ma il suo più grande desiderio, vedere la terra natia dei suoi avi, in Puglia non l'ha potuto esaudire. E' stato seppellito nel piccolo cimitero di Kerch con vista su quel mare da cui vennero gli italiani. L'Italia continua a fare piccoli passi. Essere oriundi italiani in Crimea è ancora cosa diversa rispetto a chi risiede in Argentina o in Australia. Prima la real politik aveva fatto dimenticare la storia di questa comunità "scomoda", poi le sanzioni a Putin per l'invasione della Crimea hanno bloccato tutto.

In realtà anche quando la Crimea era sotto l'Ucraina, l'Italia ufficiale girava la testa dall'altra parte. Quel poco è stato fatto da privati che hanno conosciuto la storia dei pugliesi di Crimea. Ma molto dovrebbero fare le Istituzioni. Perché non attivare i parlamentari pugliesi, per rimuovere gli ostacoli che ancora oggi non consentono di dare la doppia cittadinanza alle poche centinaia di superstiti dai cognomi che tradiscono quelle origini: i Di Lerno, gli Scagliarino, i De Martino, gli Evangelista. Ed anche la regione Puglia ed i comuni del nord barese da cui partirono nell'ottocento gli italiani di Crimea, potrebbero promuovere gemellaggi, destinare fondi per borse di studio di lingua italiana per i giovani, inviare libri e pubblicazioni delle nostre terre. Unire e non dividere ricordi, famiglie, speranze. Quello per cui si era battuto con testardaggine Anatolij, per tutti Natale De Martino, il "tranese" di Crimea. Il suo sogno di venire almeno una volta in Italia, prima di morire, purtroppo Natale non è riuscito a coronarlo. Ed è una sconfitta per tutti noi.

- Franco Caffarella