.jpg)
Salute d'asporto
Disbiosi intestinale e cistiti ricorrenti: un legame complesso tra intestino e vie urinarie
Ce ne parla il biologo Giuseppe Labianca
sabato 1 novembre 2025
9.51
Il microbiota intestinale, ovvero tutta la componente di microrganismi che popolano l'intestino, soprattutto negli ultimi anni ha avuto un ruolo sempre più centrale nella patogenesi di molte malattie e disturbi, anche apparentemente distanti tra loro, come le cistiti ricorrenti.
Processi infiammatori intestinali, l'uso di farmaci ed integratori, una dieta squilibrata, il fumo, l'uso di alcol, rappresentano tutti fattori concomitanti nello sviluppo della disbiosi intestinale, cioè una alterazione dell'equilibrio microbico intestinale.
La disbiosi intestinale è ormai riconosciuta come un fattore di rischio per molte patologie sistemiche, comprese le infezioni urogenitali. La cistite ricorrente è definita come la comparsa di almeno due episodi infettivi delle vie urinarie in sei mesi o tre in un anno. È una condizione molto frequente nelle donne (fino al 30% dopo i 20 anni) e nel 70–80% dei casi è causata da Escherichia coli uropatogeno (UPEC).
La disbiosi intestinale, dunque, può rappresentare il punto di partenza di un circolo vizioso in cui si crea una condizione in cui i ceppi patogeni intestinali invadono e colonizzano il tratto urogenitale, determinando la comparsa di malattia.
L'intestino non è l'unico protagonista, infatti anche il microbiota vaginale svolge un ruolo chiave nella prevenzione delle cistiti. In condizioni normali, la flora vaginale è dominata da Lactobacillus crispatus e Lactobacillus jensenii, che producono acido lattico e mantengono un pH acido sfavorevole alla crescita di patogeni.
La disbiosi intestinale, però, può alterare anche la flora vaginale per migrazione batterica e infiammazione cronica, creando un ambiente più vulnerabile alle infezioni urinarie.
Inoltre, la produzione eccessiva di metaboliti infiammatori nel colon può aumentare la permeabilità intestinale ("leaky gut"), stimolando risposte immunitarie aberranti che riducono l'efficacia delle difese mucosali anche nelle vie urinarie.
Oltre agli antibiotici (da usare con cautela), si raccomanda l'impiego di probiotici specifici (es. Lactobacillus rhamnosus GG, L. reuteri, Bifidobacterium breve) e prebiotici che favoriscano il ripristino dell'ecosistema intestinale.
L'uso eccessivo di antibiotici nelle cistiti ricorrenti è un problema globale, in quanto accelera la comparsa di resistenze batteriche e può peggiorare la disbiosi.
La chiave sta nel ripristino dell'equilibrio microbico mediante dieta, probiotici e riduzione degli antibiotici non necessari — un approccio preventivo che integra medicina, nutrizione e microbiologia.
Processi infiammatori intestinali, l'uso di farmaci ed integratori, una dieta squilibrata, il fumo, l'uso di alcol, rappresentano tutti fattori concomitanti nello sviluppo della disbiosi intestinale, cioè una alterazione dell'equilibrio microbico intestinale.
La disbiosi intestinale è ormai riconosciuta come un fattore di rischio per molte patologie sistemiche, comprese le infezioni urogenitali. La cistite ricorrente è definita come la comparsa di almeno due episodi infettivi delle vie urinarie in sei mesi o tre in un anno. È una condizione molto frequente nelle donne (fino al 30% dopo i 20 anni) e nel 70–80% dei casi è causata da Escherichia coli uropatogeno (UPEC).
La disbiosi intestinale, dunque, può rappresentare il punto di partenza di un circolo vizioso in cui si crea una condizione in cui i ceppi patogeni intestinali invadono e colonizzano il tratto urogenitale, determinando la comparsa di malattia.
L'intestino non è l'unico protagonista, infatti anche il microbiota vaginale svolge un ruolo chiave nella prevenzione delle cistiti. In condizioni normali, la flora vaginale è dominata da Lactobacillus crispatus e Lactobacillus jensenii, che producono acido lattico e mantengono un pH acido sfavorevole alla crescita di patogeni.
La disbiosi intestinale, però, può alterare anche la flora vaginale per migrazione batterica e infiammazione cronica, creando un ambiente più vulnerabile alle infezioni urinarie.
Inoltre, la produzione eccessiva di metaboliti infiammatori nel colon può aumentare la permeabilità intestinale ("leaky gut"), stimolando risposte immunitarie aberranti che riducono l'efficacia delle difese mucosali anche nelle vie urinarie.
Oltre agli antibiotici (da usare con cautela), si raccomanda l'impiego di probiotici specifici (es. Lactobacillus rhamnosus GG, L. reuteri, Bifidobacterium breve) e prebiotici che favoriscano il ripristino dell'ecosistema intestinale.
L'uso eccessivo di antibiotici nelle cistiti ricorrenti è un problema globale, in quanto accelera la comparsa di resistenze batteriche e può peggiorare la disbiosi.
La chiave sta nel ripristino dell'equilibrio microbico mediante dieta, probiotici e riduzione degli antibiotici non necessari — un approccio preventivo che integra medicina, nutrizione e microbiologia.




j.jpg)




Ricevi aggiornamenti e contenuti da Trani