Sushi
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Salute d'asporto

I parassiti del sushi

Ce ne parla il biologo Giuseppe Labianca

Il consumo di sushi negli ultimi anni è fortemente aumentato e sono numerosi i dubbi che girano intorno ai famosi e convenienti "all you can eat" rispetto ai ristoranti più tradizionali. Ciò che la parassitologia ci insegna è che il pesce è un alimento delicato dal punto di vista dell'igiene alimentare e che può essere sede di ospiti (parassiti) indesiderati.
Uno studio pubblicato nel 2020 su "Global change biology" dimostra come dagli anni Settanta ad un, ormai noto, verme parassita che è facile trovare nel pesce crudo abbia conosciuto una vera e propria esplosione, e sia diventato 283 volte più presente di quanto fosse quarant'anni fa. Stiamo parlando del nematode Anisakis, anche conosciuto con il nome di "verme delle aringhe".

Il loro ingresso nella catena di produzione del sushi non è diretto, infatti i primi ospiti degli Anisakis sono solitamente piccoli crostacei che vivono nell'oceano, i quali a loro volta vengono mangiati da pesci, che si ritrovano a loro volta il parassita in pancia. In questo modo i nematodi possono "risalire" la catena alimentare, fino a trovare posto nella pancia di una di quelle specie ittiche che si usano per la preparazione del sushi.

L'Anisakis è di piccolissime dimensioni (raramente raggiunge i 2 cm di lunghezza), quindi non sempre facile da individuare durante le preparazioni. Una volta ingerito è in grado di scavare la parete intestinale dell'ospite umano, determinando dolori addominali molto forti, sintomi gastrointestinali come diarrea e/o vomito, ed infezioni alla parete dell'intestino. Inoltre, in alcuni soggetti, anche a seguito del processo di abbattimento, Anisakis può causare violente reazioni allergiche.

Un altro report pubblicato su "The American Society of Tropical Medicine and Hygiene" ha descritto il caso di un ragazzo di 20 anni che a seguito dell'ingestione di sushi, in particolare salmone crudo, si è recato in ospedale lamentando sintomi gastrointestinali e un "nastro" che fuoriusciva dal canale anale. A seguito degli accertamenti la diagnosi è stata di difillobotriasi, una zoonosi causata da un particolare genere di tenia acquisito dall'ingestione di pesce crudo o poco cotto infetto; il salmone infetto da Dibothriocephalus nihonkaiensis è spesso implicato. Tale cucina è ora diffusa in tutto il mondo e attualmente si stima che oltre 20 milioni di persone siano attualmente infette da questa parassitosi, rendendola la zoonosi più comune al mondo.

Quindi attenzione a ciò che consumate, poiché non si scherza con il pesce crudo e con i suoi parassiti
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