Toni e timbri
L’ospite inatteso
Toni e Timbri 14 - di Tony D’Ambrosio
mercoledì 9 settembre 2009
Gadamer aveva la capacità, singolare per la sua età e, diciamolo, per la sua non comune propensione alle cose d'intelletto, di attrarre, nei suoi giochi, nei suoi interessi, talvolta persin nei suoi linguaggi, chi si trovasse intorno a lui. Sarà che far diventare tondo un quadro esercitava in chi gli era accanto l'indubbio fascino della sfida, per così dire, persa in partenza; sarà che ritrovarsi a terra a gambe incrociate in un'estasi sovrapensante riecheggiava la forte malìa di certe ore infantili; sta di fatto che i tre disperati funzionari aventi l'ordine di convincer Panciariccia sulla riquadratura dei conti di bilancio si ritrovarono dimentichi della disperazione, e accanto al nipote del defunto Graziassai interessati assai, appunto, alle manovre di lima del ragazzo. Non si poteva credere ai propri occhi: questi attempati, solerti contabili, alle prese, seduti a terra come Gadamer, ad osservar la metamorfosi di una piastrina di plastica quadrata. Panciariccia se la godeva: non era in grado di affrontare una questione semiseria come quella dei buchi di bilancio di un partito; per lui, ora, contava solo di risolver la questione del 'faccio quel che sono?...', o 'sono quel che faccio?...', o 'sono quel che sono?...', o 'faccio quel che faccio?...'. Stava finendo il gelato, una coppona di gelato piena di tutto. Sembrava sereno, ma una piccola domanda minava la sua serenità.
E mentre Panciariccia, la scrivania già galleggiante e tanti fogli sparsi in lungo e in largo nel laghetto ch'era divenuto ormai lo studio, finiva di ingollarsi il suo gelato e, gli occhi verso il soffitto, un sorriso ebete di cioccolata, faceva la cosa che aveva sempre amato di più nella vita, e cioè il morto a galla, le quattro menti lì, dall'altra parte della stanza, nel lambicco metamorfico della materia, si ritrovarono, nonostante il metro e mezzo acquatico che separava ormai i loro corpi dalla salda sensazione del terreno, come dei veri mistici, ancora a gambe incrociate; come dei veri mistici, ancora a busto eretto. L'acqua saliva, Panciariccia si ritrovò accanto a sé il ritratto di Palasticchio, uno dei Padri fondatori del Movimento, e senza pensarci un solo istante lo immerse nell'acqua per tentare di annegarlo. Sì udì una frase, nel trambusto di questo evidente e anche un po' pericoloso evento accidentale. Fu di Gadamer che disse, in tono disincantato, quasi sottovoce, fra lo stupore di tutti, distraendo il nostro Panciariccia beatamente intento a far fuori Palasticchio, e continuando a limare la materia nel galleggiamento generale: "Bisogna correre ai ripari.
Va bene è chiaro - diceva sommessamente e con tono colloquiale, pur ben conscio che nessuno degli altri lo sentisse - Sì ormai è chiaro a tutti e dovrà esserlo presto anche ai nostri oppositori, che io sono sempre stato il Presidente, perché chi è, 'è' per sempre. Ma se penso ad ogni cosa di cui ho detto 'faccio'? Io faccio l'avvocato, ad esempio... Cioè io sono sempre stato avvocato? Se 'faccio' del giardinaggio, sono sempre stato, giardiniere?Neanche il tempo di finir la frase che una tubatura all'interno del muro scoppiò improvvisamente, e dalla parete alla destra di Panciariccia cominciò a spruzzarsi all'interno della stanza un violento getto d'acqua, di quelli che schizzan dappertutto. Panciariccia, d'istinto, si rimise a divorare la sua coppa di gelato. I tre contabili, immersi com'erano nella concentrazione ad operar vicino a Gadamer, continuarono ad ammirar questo fanciullo lavorare velocissimo di lima: testava e ritestava, progressivo, inesorabile, la trasformazione del suo quadrangolo in un cerchio.
E mentre Panciariccia, la scrivania già galleggiante e tanti fogli sparsi in lungo e in largo nel laghetto ch'era divenuto ormai lo studio, finiva di ingollarsi il suo gelato e, gli occhi verso il soffitto, un sorriso ebete di cioccolata, faceva la cosa che aveva sempre amato di più nella vita, e cioè il morto a galla, le quattro menti lì, dall'altra parte della stanza, nel lambicco metamorfico della materia, si ritrovarono, nonostante il metro e mezzo acquatico che separava ormai i loro corpi dalla salda sensazione del terreno, come dei veri mistici, ancora a gambe incrociate; come dei veri mistici, ancora a busto eretto. L'acqua saliva, Panciariccia si ritrovò accanto a sé il ritratto di Palasticchio, uno dei Padri fondatori del Movimento, e senza pensarci un solo istante lo immerse nell'acqua per tentare di annegarlo. Sì udì una frase, nel trambusto di questo evidente e anche un po' pericoloso evento accidentale. Fu di Gadamer che disse, in tono disincantato, quasi sottovoce, fra lo stupore di tutti, distraendo il nostro Panciariccia beatamente intento a far fuori Palasticchio, e continuando a limare la materia nel galleggiamento generale: "Bisogna correre ai ripari.