Toni e timbri
Quartieri senza incrocio
Toni e Timbri 38 - di Tony D'Ambrosio
sabato 2 gennaio 2010
Non abbiamo mai parlato del quartiere senza incroci, e delle auto senza volan volante e semiassi che furon fabbricate a ottemperanza dell'idea di una vita semplice e più dritta. In quegli anni a Zigghezzagghe c'era chi sosteneva che le curve fanno male, nel senso che le curve predispongono all'incurvo l'anima, che, ricurva, si dispone a patir tormenti, e dritta, invece, è provocata a maggiore limpidezza. Giammìo Giammai, il Sindaco vecchierello e un poco uscente, s'era circondato, allora, in occasione di quell'antica tornata elettorale, di un'equipe picologotica valente assai: ogni scelta, ogni decisione, andavan confortate da una ragione assai spirituale. Geniale l'idea che per evitare gli incidenti bisognava eliminarne le premesse.
Già, ma così facendo, si pensò, si poteva andare indietro senza fine: detto fatto, un gruppo di visionari - infatti assai poco compresi - proposero l'annullamento dell'esistenza intera. Avete capito bene, volevano annullare l'esistenza, ma non perché sgradita, solo in quanto base ineccepibile di ogni qualsiasi disgrazia. L'operazione non riscontrò, all'epoca delle elezioni che vinse Giammìo, grande seguito. Il candidato Sindaco che perdette in quel frangente, e che per fare meglio di Giammai aveva indotto i suoi ingegneri a predisporre una architettura della vita ancor più provvida del "semplice quartiere senza incroci", si accorse a campagna elettorale ormai partita che l'idea di annullare la vita stessa comportava l'indubbio beneficio del totale abbattimento di ogni rischio, ma anche il dispiacere di non potere più mangiar salsicce. Le perse quelle elezioni: quel genio che chiamavasi Glandino Policazzico, le perdette. Aveva intuito che non bastava evitare ogni incrocio per azzerar completamente il rischio d'incidente, ma il parossismo, l'estrema conseguenza migliorativa che ne fece derivare fu davvero troppa assai. Ormai in ritardo rispetto ad un consenso elettorale già condizionato dal sospetto crescente nella massa che l'idea dell'abbattimento del vivere generale non fosse convincente, tentò il tardivo spostamento dal "rinuncia a vivere, non morirai", al "rinuncia ad esser sano, non t'ammalerai".
Divertente l'idea: far nascere tutti già malati, insufflare la città, da subito, ad ogni natalino nataletto, di gas non propri nervini ma patogeni assolutamente: se si è malati, non ci si ammala. Il consenso elettorale si alzò immediatamente, ma non c'era più tempo, oramai, per raggiungere la quota cui ormai s'era assestato Giammai Giammìo, che col suo quartiere senza incroci evocava indubbiamente la dimensione più tranquillizzante e assai conservativa, nell'animo dell'uomo, del progetto del comune vivere. Insomma, vinse il Giammai, non nel senso che vinse l'avverbio, ma il cognome (mai spiegare il senso delle cose, ma stavolta sì): fu costruito il quartiere senza incroci.
Ci si dispose a farlo edificando un quartiere di strade parallele. Sopravvennero i primi problemi: da piano regolatore ci si accorse che mancava la mutualità: nel senso che ogni tipo di utilità sopravvivenziale andava replicata in ogni strada perché non v'era comunicazione alcuna fra una strada e l'altra strada. Bar, tabacchi, ospedali, carrozzieri, sale bingo, cinema, negozi di salassi, negozi di cose inutili, negozi di palle da biliardo, negozi di palline da ping pong, eccettera: tutta roba replicata a distanza di pochi metri in linea d'aria, e necessariamente replicata perché non c'erano incroci. Fu istituita una commissione d'inchiesta.
Nominati sette saggi, che ancora vivono a Zigghezzagghe: dei bambini con la faccia da Matusalemme: Calatrucco, Durlindano, Malaspino e Brigarello. Degli altri tre non ricordo il nome. Si fecero le più svariate ipotesi: c'era chi pensò di costruire un quartiere perpendicolare ma sopraelevato; c'era chi ideò che ciò potesse avvenire ma sotto, sottoterra. Incroci virtuali, quindi. Il costo era troppo elevato. C'era chi disse, più semplicemente, di costruir dei ponti pedonali: già, ma chi deve far la spesa con la macchina? Giammìo, proprio lui in persona, ebbe la fulminante immagine della risoluzione: erano state costruite due vie di tre chilometri ciascuna: doppi esercizi commerciali, doppio tutto: due interminabili file di cemento senza un'apertura che fosse una: ebbene, metterne una sopra all'altra, fare un sottosopra, appoggiar sui palazzoni i restanti palazzoni. Far vivere, dunque, tutti sullo stesso affaccio, far risiedere tutti sulla stessa via, costruir perciò negozi solo da una parte. E dall'altra? Dall'altra dall'altra dall'altra... Geppino smise per un attimo di scrivere, Tony continuava il lungo sonno, l'odore di un sigaro rubato cominciò ad affumicare l'aria nello studio... chi crea, lo fa solo perché sta dormendo un'anima gemella...
Già, ma così facendo, si pensò, si poteva andare indietro senza fine: detto fatto, un gruppo di visionari - infatti assai poco compresi - proposero l'annullamento dell'esistenza intera. Avete capito bene, volevano annullare l'esistenza, ma non perché sgradita, solo in quanto base ineccepibile di ogni qualsiasi disgrazia. L'operazione non riscontrò, all'epoca delle elezioni che vinse Giammìo, grande seguito. Il candidato Sindaco che perdette in quel frangente, e che per fare meglio di Giammai aveva indotto i suoi ingegneri a predisporre una architettura della vita ancor più provvida del "semplice quartiere senza incroci", si accorse a campagna elettorale ormai partita che l'idea di annullare la vita stessa comportava l'indubbio beneficio del totale abbattimento di ogni rischio, ma anche il dispiacere di non potere più mangiar salsicce. Le perse quelle elezioni: quel genio che chiamavasi Glandino Policazzico, le perdette. Aveva intuito che non bastava evitare ogni incrocio per azzerar completamente il rischio d'incidente, ma il parossismo, l'estrema conseguenza migliorativa che ne fece derivare fu davvero troppa assai. Ormai in ritardo rispetto ad un consenso elettorale già condizionato dal sospetto crescente nella massa che l'idea dell'abbattimento del vivere generale non fosse convincente, tentò il tardivo spostamento dal "rinuncia a vivere, non morirai", al "rinuncia ad esser sano, non t'ammalerai".
Divertente l'idea: far nascere tutti già malati, insufflare la città, da subito, ad ogni natalino nataletto, di gas non propri nervini ma patogeni assolutamente: se si è malati, non ci si ammala. Il consenso elettorale si alzò immediatamente, ma non c'era più tempo, oramai, per raggiungere la quota cui ormai s'era assestato Giammai Giammìo, che col suo quartiere senza incroci evocava indubbiamente la dimensione più tranquillizzante e assai conservativa, nell'animo dell'uomo, del progetto del comune vivere. Insomma, vinse il Giammai, non nel senso che vinse l'avverbio, ma il cognome (mai spiegare il senso delle cose, ma stavolta sì): fu costruito il quartiere senza incroci.
Ci si dispose a farlo edificando un quartiere di strade parallele. Sopravvennero i primi problemi: da piano regolatore ci si accorse che mancava la mutualità: nel senso che ogni tipo di utilità sopravvivenziale andava replicata in ogni strada perché non v'era comunicazione alcuna fra una strada e l'altra strada. Bar, tabacchi, ospedali, carrozzieri, sale bingo, cinema, negozi di salassi, negozi di cose inutili, negozi di palle da biliardo, negozi di palline da ping pong, eccettera: tutta roba replicata a distanza di pochi metri in linea d'aria, e necessariamente replicata perché non c'erano incroci. Fu istituita una commissione d'inchiesta.
Nominati sette saggi, che ancora vivono a Zigghezzagghe: dei bambini con la faccia da Matusalemme: Calatrucco, Durlindano, Malaspino e Brigarello. Degli altri tre non ricordo il nome. Si fecero le più svariate ipotesi: c'era chi pensò di costruire un quartiere perpendicolare ma sopraelevato; c'era chi ideò che ciò potesse avvenire ma sotto, sottoterra. Incroci virtuali, quindi. Il costo era troppo elevato. C'era chi disse, più semplicemente, di costruir dei ponti pedonali: già, ma chi deve far la spesa con la macchina? Giammìo, proprio lui in persona, ebbe la fulminante immagine della risoluzione: erano state costruite due vie di tre chilometri ciascuna: doppi esercizi commerciali, doppio tutto: due interminabili file di cemento senza un'apertura che fosse una: ebbene, metterne una sopra all'altra, fare un sottosopra, appoggiar sui palazzoni i restanti palazzoni. Far vivere, dunque, tutti sullo stesso affaccio, far risiedere tutti sulla stessa via, costruir perciò negozi solo da una parte. E dall'altra? Dall'altra dall'altra dall'altra... Geppino smise per un attimo di scrivere, Tony continuava il lungo sonno, l'odore di un sigaro rubato cominciò ad affumicare l'aria nello studio... chi crea, lo fa solo perché sta dormendo un'anima gemella...