Toni e timbri

La profondità di questa stella

Toni e Timbri 37 - di Tony D'Ambrosio

Ma cosa accade se a un autore viene voglia di mettersi a giocare? Non so, perché a guardarla da vicino, l'acquolina alla signora bocca una certa situazione la faceva venire, lo sapete? Perché a guardarli tutti così immobili, a guardare Regalato Chissàcché guardato a vista e molto da vicino da Satrapino Satrapello molto crudele e bricconcello, a guardare Satrapo che guardava chi era guardato anche da una altezzosa Sanpappana che doveva in parte tenere a bada l'esercizio di stile gelosone da parte del marito, ma in parte soprattutto pregare Iddio che Regalato sparisse non ritrascinandosela dietro risucchiata da una troppo fedele immaginazione, a guardare tutto ciò, insomma, e notando in campo lungo gli altri ancor distesi col muso a guardar nel fondo del cratere, e parlo di Franco Scalzi, Numerico Morato, Gino Triste e Finanzio Tuttoquanto, a guardare tutto ciò, perciò, un certo gioco nella mente veniva a chi si trovava con i fili in mano e i burattini sotto a lui. Perché le cose erano due: o si scrive e non esiste nulla; o si scrive, e esiste tutto. E se esiste tutto, esiste il mondo che realizza quello che uno scrive. Nella immaginazione tua e tua e tua, esiste quello che si scrive, no? Prende respiro, forma, vita.

Ciascun che legga queste stupide assai righe, in tempo pressoché reale, se le apprezza – ma anche no – traduce immantinente le righe che qui legge in immagini che dalla corteccia cerebrale fanno diventar visione il nulla. E se la visione è in tempo assai reale, io che son l'autore, se per sbaglio scrivo 'tutto si rivoltò, l'Universo intero si rivoltò, subito provoco al lettore un'illusione ottica di tutto un mondo a testa ingiù.... E allora, e allora, e allora, mi vien di dare agio alla stellina e farla divertire un pò. Non saran d'accordo i personaggi miei, ma loro si procurassero quiete e agio un po' per proprio conto, che non posso fare tutto io... Sta di fatto che Regalato Chissàcché, fermo immobile e scrutato da Satrapo Bisticci, Teresa Sanpappana e il Panciariccia suo marito, testè tornato sulla stella con lo schiocco di dita dell'immaginazione (la quale altro non potea che rimaner fedele alla figurazione sottopubica di lei), ebbene non sapendo come disbrigarsi da quella sconveniente situazione che lo vide apparir fra le gambe di Teresa, si diede la briga di parlare.


- Teresa spiegherò tutto io a tuo marito. Ecco, mio signore Panciariccia, io ho una gran passione dei racconti in genere, ma di questo ne nutro una ancora più particolare... Orbene io...

- Ma come parli? – lo ferì nell'animo la Sanpappana. Automaticamente scattò la laconica pedata sul sedere da parte di Satrapo.

- Davvero l'esordio è un pelo ruffianetto... – epilogò Panciariccia.

- No, no, davvero, esimii, io...

- Ma come parla questo st... – esclamò la donna.

- Alt! – la bloccò il marito – Alt... Innanzitutto mi dovresti ben benino dare spiegazioni su come sia possibile che questo ropso si trovasse in mezzo a quel che è mio...

- Intendi le mie gambe...

- Intendo le gambe di mia moglie...

- E allora apri le orecchie Panciapiccoricciasciocco.... le mie gambe sono prima mie, e poi tue forse... Ora non starò qui a dirti il tedio che m'assale a ritrovarmi appresso come una busta della spesa questa piaga che si chiama Regalato, ma questo disgraziato ha almeno il pregio di desiderar qualcosa della sottoscritta. Se non fosse per me te ne staresti senza tua moglie a cercare questa ca...

- ...ahhh!!!... – corresse al volo l'ormai avvezzo Panciariccia.

- ...aaavolo di stella che non c'è!!! Non si sa dov'è finita!!! Forse non è stata, né qui né da un'altra parte mai!!!...

- Ci fu un gran silenzio. Panciariccia sembrò colpito dalle parole e dalla forza della moglie. Satrapo si rimetteva prono a guardar l'abisso del cratere. Franco Scalzi emise un urlo, tutti si spaventarono. Era sempre lui ad emettere un bercio spaventevole; avvenne anche quando s'accorse degli stivali da giardiniere di Panciariccia 2.

- Gadamer, ce l'hai qualcosa? – chiese dopo aver urlato Franco Scalzi.

- Non potresti prima dirci perché questo baturlo? – Gino Triste voleva sapere.

- Cos'è ti diletti a parlare fiorentino adesso? – con la solita, indisponente noncuranza, senza neanche degnarlo di uno sguardo, gli rispondeva Franco Scalzi.

- Non lo so, sì, perché qual è il problema?

- Il problema è che non hai mai parlato fiorentino, e per coerenza narrativa sarebbe bene non cominciare a farlo proprio adesso...

- Primo, raccontaci come fai a sapere che il baturlo è un urlo in fiorentino, secondo, facci capire perché chiedere a Gadamer se ha 'qualcosa', che sarebbe come chiedere a un comodino il senso della vita... terzo, che vuol dire chiedere 'qualcosa', cosa... cosa vuoi... quarto, signor 'urlo quando pare a me', bucaiolo degli stivali che non sei altro, quando la pianterai a dettar legge che te ne stai ridicol come tutti noi qui su questa strana cosa a cercare Panciariccia che hai trovato e Gadamer che si fuggiva innanzi a noi ed ora sta lui qui, te ne stai qui tu, neanche te sai più perché?

-'Bucaiolo dei miei stivali' lo dici a tua cognata, per cominciare... secondo, che baturlo vuol dire urlo lo so e basta... terzo, urlavo per capir con l'eco quanto fosse profondo questo buco... quarto, proprio perché Gadamer usa la logica come tu il buon senso gli chiedo 'qualcosa', perché con lui è meglio sperar nell'intuizione che nella deduzione... e visto che voglio capir quant'è lungo sto cratere ho bisogno di un oggetto che me lo faccia intender come voglio io e Gadamer di oggetti è sempre pieno... quinto, come la giustifichi la cosa, tu, a chi dovesse domandarti 'ma prima dove stava questa aria di Toscana'? C'era? D'Ambrosio l'ha raccontata, l'ha costruita? Mo' Gino Triste parla fiorentino?

-E che ne so io?

- E tu improvvisamente mi ti metti a dir 'baturlo'...

- Domandalo a D'Ambrosio perché me ne son così uscito...

- Anche 'sta costruzione posposta... avverbio prima e verbo poi...

- Ohhhh ma che vuoi mi lasci vivere?....

- I personaggi devono essere credibili...

- Io lo sono...

- Hai sempre parlato italiano ora parli fiorentino aulico...

- Ma se mi è uscita così, se me l'ha scritta così ci sarà un motivo o no?

- Non lo so, non capisco... se non sa evitare l'incoerenza lui, cerca di evitarla te...

- Ma se D'Ambrosio si dimentica come sono e mi fa riapparire in un certo modo, che devo fare, io, comunicargli l'ammutinamento?

- D'Ambrosio dovrebbe stare attento e basta...

- Ma se l'ha fatto vuol dire che sa quel che havvi a sapere...

- Ci sono, sta leggendo Dante.

- Chi?

- Tony, sta leggendo Dante e vuole farti parlare come lui...

- E Dante diceva 'bucaiolo'?

- Giusto, già... Ci sono! Sarà andato a fare una gita a Firenze con la famigliola e si messo a leggere Alighiero!...

- Ed è così infantile che disperde la coerenza di un racconto per far la propria biografia mentre che scrive?

- Perché 'sto racconto ci ha coerenza a tuo modo di vedere?....

- E che ne so io non lo leggo...

- Neanche io, ma sto cratere ce lo spiegherà qualcuno perché siam qui fermi ad osservarlo senza sapere di che è fatto quanto gli è profondo e poi e poi e poi...??

Franco Scalzi non capiva dove fossero arrivati. Un pò più avanti, Regalato si guardava intorno. La domanda della Sanpappana sull'illusoria ricerca della stella era rimasta insoddisfatta. Chissacché si decise di donare ai suoi eroi carnefici e simpatici, ma solo per un tornaconto personale, una verità piccin piccina. Oddio... non poi così picciò...
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