Toni e timbri

Porti di mare, di terra, e d’aria

Toni e Timbri 34 - di Tony D’Ambrosio

- Sono stufo non c'è più, la stella non c'è più... – cominciando ad affannarsi diceva ancor correndo Gadamer – Sono tanti attimi che io sto correndo e la stella mi ha ingannato, avrebbe dovuto farsi prendere, avrebbe dovuto ritornare tonda...

- Quanto fa due più due Gadamer? – Panciariccia gli chiese, ora dietro a lui, meno arrancante del giovincellotto.
- Due più due farebbe cinque se la stella fosse tonda. Cos'è quello là?....

Sette leghe indietro D'Ambrosio ingiungeva a Finanzio Tuttoquanto di tornare da Numerico Morato.

- Voglio tornare a casa!!!! – qualche lega ancor più indietro, Regalato Chissacché urlava in modo che la voce giungesse avanti all'autor suo, a Teresa Sanpappana, e a chi per loro.
- Io non posso far tornarti indietro!!! – retrourlò D'Ambrosio.
- Perché???!!!
- Perché in un racconto non si fanno dei favori, ci deve essere un senso, non te ne torni così tanto per tornare!!!
- Ma tu sei il mio autore, fa qualcosa ti scongiuro!!!
- Problema della Sanpappana, lei è qui contro il mio volere, io stesso sono qui ma non ricordo di avermi scritto qui, e tu sei qui per voler suo!!! Avanti levati dalle palle immaginati a casa e vattene. Io d'ufficio non ti faccio ritornare!!!

Satrapo Bisticci continuava a prenderlo a pedate sul sedere. Regalato ora piangeva.

- Sei una femminuccia?
- Perché? – rispondeva Regalato.
- Le femmine piangono, i maschi prendono a pedate.
- Io mi immagino di ritornare ma...
- Ma...? – Satrapo replicava incuriosito.
- Ma non riesco a dimenticare la sottana della Sanpappana, e se mi immagino questa cosa qua mi porto lei giù con me e temo che la mia vita possa assai finire se la leverò da questo mondo...
- Allora Sanpappanaaa!!!... - cominciò ad urlare Satrapo - Sappi che la femminuccia qui davanti a me non se ne può partire perché non gli si leva dalla testa il ricordo della tua sottanaaa...!!!

Era questo, insomma, il cruccio enorme di Regalato Chissacchè! Eh certo, perché non ci avrebbe messo nulla a immaginarsi a via Storta 00 di farina, dov'era la sua casa, giù in quel di Zigghezzagghe. Ma non riuscendo a scrollarsi di dosso l'immagine dell'interno sottanino della Sanpappana, era cosciente che avrebbe ritrascinato anche la donna giù in quel paese reale, in quella vita reale, in quell'esistere reale. Ed era ben cosciente delle conseguenze violente che avrebbe dovuto sopportare a fronte di cotanto azzardo.

- Se non mi si leva dalla mente io l'ammazzo questo deficienteee!!! – la Sanpappana voleva liberarsi di quel merlo.
- Non parlar così! – ingiunse a quella donna D'Ambrosio.
- Forza immaginati un orfanotrofio e tornatene a romper gli scorsoni altroveee!!! – urlò ancor più a squarciagola lei.

Regalato continuava a correre. Satrapo a dar calci. La Sanpappana ad aumentare il ritmo, come un Amazzone infoiata. Numerico Morato tutto compreso nella trasfigurazione filosofica del suo esser uomo, Finanzio Tuttoquanto a raggiungerlo suo malgrado per l'ingiunzione di D'Ambrosio: e Panciariccia e Gadamer?

- Che cosa è quella Gadamer? – chiese Gadamer a se stesso.
- Ti fai domande da solo? – gli domandò Panciariccia.
- Stavo chiedendo a Gadamer cosa fosse quella roba lì...
- Quel buco sul pianeta?
- Quando arriveranno lì?
- 'Quando arriveranno' chi?
- Panciariccia e Gadamer...
- Perché parli di noi in terza persona?
- E' il buco della stella!
- Cosa?
- E' il buco della stella intendo. La stella non c'è più perché è caduta e ha fatto il buco dove ancora un poco e arriveremo...

Indiscutibile. Indiscutibile, A distanza di un bel po' di leghe si intravedeva un buco nero nero, come fosse un lago. Gadamer sembrò eccitarsi.

- Ci arriveremo ed io mi butterò. Arriverò sul dorso della stella e la riporterò giù dentro la mia casetta. E tu che sei il mio presidente mi aiuterai a ficcarla nel tondino, perché da lì è venuta fuori, e lì deve tornare...

La Sanpappana si ritrovò improvvisamente seduta sul divano. Era un salotto semplice, arredato con cattivo gusto ma per fortuna poche cose. La tappezzeria del divano era verde, e le pareti, lucide, di un giallo canarino già consunto. Pioveva a Zigghezzagghe. Nessuno in quel paese un po' così poteva accorgersi nel cielo di una stella che ospitava compaesani che non sapevano trattarsi di una stella. Ma chi si fosse ritrovato a passare lì per caso, in via Storta 00 di farina, distintamente avrebbe urlare una voce femminile più o meno questa cosa:

- Deficiente, deficiente, cosa diavolo hai fatto! Hai fatto ritornare giù in questa lurida stamberga un personaggio! Un personaggio che se ne voleva stare su perché lo meritavo! Io stavo correndo e non avevo visto mai niente di simile! Non mi stancavo, non mi fermavo! Ho urlato con la voce di D'Ambrosio! Ero in una fila tutta mia, a metà di questa fila c'erano i più improbabili figuri, le più assurde creature con le mani! Mio marito è ancora su, stanno cercando una stella che non c'è, io questo l'ho capito poco e male, ma la stanno cercando, non stanno qui, loro stan lì e io in questo ridicolo squarcio di mondo a testa ingiù!!!!!!

Via Storta 00 di farina era un vicolo cieco che si trovava in prossimità del porto. A Zigghezzagghe c'erano tre diversi porti. Il porto di mare. Il porto di terra. Il porto d'aria. Anzi no, non c'erano tre diversi porti: ce n'era uno soltanto, il primo, gli altri due sarebbero stati progettati ed eseguiti di lì a poco. Era stato l'ultimo solerte consiglio comunale a deliberare la costruzione degli ultimi due. Erano anni, secoli forse, chissà, che si scendeva a patti con il mare (c'è il mare a Zigghezzagghe). Allo sciogliersi dell'assemblea legislativa - di lì a poco ci sarebbero state le elezioni - il Sindaco uscente, Giammìo Giammai, prese la parola:

- Riceviamo una missiva di commiato da parte della Coscienza Cittadina – il Sindaco avvicinò il foglio alla vista – di cui par riferirsi la residenza in Corso della Repubblica 24 o 77 non si legge bene, riceviamo dicevo questa missiva da parte della coscienza cittadina, firmata dal suo braccio - il Sindaco riavvicinò al suo sguardo miope il foglio - 'armato', così scrive lui, 'armato', ebbene ricevendo questa splendida missiva da parte di chi non sappiamo ma ci è piaciuto tanto il suo contenuto che ne vogliamo fare il senso della nostra voglia di continuare, ricevendo questa missiva abbiamo scoperto che a Zigghezzagghe, signori miei non sono ancora stati fatti il porto di terra e soprattutto, lorsignori, il porto d'aria....

Ci fu un applauso scrosciante, bipartizan.... Panciariccia era quasi arrivato ormai, insieme a Gadamer, sull'orlo di questo strano cratere sopra la stella moncherina. A Zigghezzagghe si continuava a far politica. Panciariccia 2 aveva ormai asciugato la sede del partito pur senza essere un idraulico. La Sanpappana urlava ancora contro Regalato Chissàcché in Via Storta 00 di farina. E Geppino Fottuttìo? Davanti al computer di D'Ambrosio. Del quale, ormai, c'erano due rappresentazioni. Una era rimasta sulla stella a correre non si sa bene per chi e per cosa (la sanpappana se n'era ritornata giù). L'altra era sempre davanti a Geppino, dormiente con il sonno di un bambino. Geppino aveva un ghigno da reggente. Guardava lui, e guardava dritto dentro il monitor. Considerazione finale: ma si può sdoppiare un personaggio?
Toni e timbri

Toni e timbri

Il paese di Zigghezzagghe

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