Bollette senza data di fatturazione, la "rivolta" dei cittadini

Il nodo risalirebbe ad una “class action” già avviata da un gruppo di utenti

mercoledì 28 marzo 2018 7.21
A cura di Giovanni Ronco
La questione ci sembra alquanto interessante per quel che riguarda la "narrazione" quotidiana che Traniviva vi offre, nel rapporto sempre teso tra cittadini e istituzioni. Un legame ormai difficile, che si esprime a 360 gradi, a tutto campo, dai dettagli, alle tematiche più scottanti, vedi storie maledette di discariche. Questa settimana dei lettori ci segnalano che l'Amet sta emettendo bollette non indicando la data di fatturazione. La data di emissione della bolletta, infatti, compare sui bollettini ma non sulla fattura che lo accompagna. Il documento ufficiale che fa fede è la fattura che arriva all'utente a parte ed è lì che manca la data di emissione. Indagando abbiamo scoperto che questa situazione sarebbe dovuta al fatto che un gruppo di cittadini avrebbe avviato una raccolta firme per una "class action" contro Amet per avere rimborsi come previsto dal TIF (Testo integrato delle disposizioni dell'autorità per l'energia elettrica). Per verificare voi stessi, come abbiamo fatto noi nella nostra mini – inchiesta, consultate questo riferimento, cioè l'articolo specifico del TIF: 463/2016/R/com TIF art. 16 .

In sostanza il Garante dice che per il periodo di fatturazione (ad esempio dal 1 Gennaio 2018 al 28 febbraio 2018) il fornitore dell'energia elettrica (in tal caso Amet) deve emettere fattura entro 45 giorni. Superato questo limite (nel caso dell'esempio i 45 giorni si calcolano dal 28 febbraio 2018) il fornitore dell'energia elettrica deve riconoscere un indennizzo per l'utente, pari a sei euro nel caso di un ritardo fino a 10 giorni solari successivi al termine di emissione delle bollette. Continuando a "scalare" la piramide da indennizzo, rispetto all'importo sopraindicato è segnalata una maggiorazione di due euro per ogni 5 giorni solari di ulteriore ritardo, fino ad un massimo di 20 euro per ritardi pari o superiori ai 45 giorni solari dal termine di emissione e fino a 40 euro se il ritardo dal termine di emissione è compreso tra 46 e 90 giorni; si può arrivare a 60 euro se lo stesso ritardo dal termine di emissione è superiore a 90 giorni.

Ora ci chiediamo quanta gente fosse a conoscenza di questi dati. La morale della favola è che in molti casi, come spesso abbiamo scritto, l'incapacità dei cittadini d'informarsi adeguatamente, ma al tempo stesso la lacuna di chi amministra nel fornire un'adeguata informazione istituzionale, sono tra i mali più grandi del nostro vivere (e governare) quotidiano. Noi dal canto nostro crediamo sempre di supportare i cittadini nell'ottica di un'informazione completa e di servizio. La questione era stata segnalata anche dal movimento "Trani a Capo" nell'ultima conferenza stampa.