Franzoni, rinvio al 5 novembre. Sospesa protesta a San Giuseppe

L'assessore provinciale Pompeo Camero: «Situazione difficilissima»

venerdì 29 ottobre 2010
Non è stato trovato alcun tipo di accordo a Roma nell'atteso incontro sul futuro della Franzoni Filati. Le parti si sono aggiornate al 5 novembre, ma i margini di trattativa appaiono a questo punto davvero limitatissimi per scongiurare i licenziamenti. Venerdì prossimo si tornerà a discutere sui tavoli del Ministero, mentre i sei operai che questa mattina avevano occupato il campanile della chiesa di San Giuseppe sono scesi. Protesta sospesa, ma c'è da attendersi ancora dell'altro.

Sull'incontro odierno a Roma, registriamo l'intervento dell'assessore provinciale Pompeo Camero:

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Non sono state di certo le migliori condizioni possibili, quelle odierne che ci hanno visti affrontare la spinosa questione della vertenza Franzoni filati, consapevoli come eravamo che nel mentre a Trani, alcuni operai di quella fabbrica, erano saliti a prima mattina sul campanile della chiesa di San Giuseppe. Si sono avvertiti tutti i sintomi dolorosi e profondi di una difficile trattativa protrattasi oltre misura, che ha rischiato poi di rompersi quando i ministeriali hanno riferito che le pretese dell'azienda, di non restituire allo Stato 1.800.000 euro di fondi assegnati con i benefici di cui alla legge 488 sono fondate sul nulla, in quanto già nel 2004 Franzoni Filati dichiarò la fine del progetto di investimento e nel 2007 attestó persino la cessazione dell'attività dell'opificio tranese.

Quando al consulente dell'azienda, Carrara le organizzazioni sindacali di categoria presenti al tavolo hanno chiesto di procrastinare la cassa integrazione straoridnaria in deroga fino al 31 dicembre 2010, lo stesso ha lamentato i costi che l'azienda si ritroverebbe a sopportare ed il fatto che l'Inps, in un recente orientamento applicativo in materia, ha accollato il rateo di trattamento di fine lavoro al datore di lavoro.

Per oggi c'è stato un nulla di fatto ma la seduta è stata aggiornata alle ore 17 di venerdí per ricercarne una via d'uscita. La soluzione auspicata è quella di traghettare i lavoratori, attraverso la proroga di 2 mesi della cassa integrazione straordinaria, verso i nuovi ammortizzatori sociali agganciati all'accordo di programma esteso dalla Regione, per il settore del tac, dal Salento alle aziende ricadenti nei Comuni del piano integrato territoriale che ricomprendono Trani.

Si avverte purtroppo il venir meno di coesione sociale di cui invece c'è tanto bisogno in questo momento, manca lo sforzo reciproco di farsi carico delle ragioni della controparte. Spero che non siano gli operai Franzoni a pagare per effetti deleteri determinatisi a suo tempo a seguito dell'acquisto improduttivo della vasta area circostante lo stabilimento tranese, che speriamo invece venga un giorno reindustrializzata».