Giornata del dialogo religioso, slitta l'incontro fra ebrei ed Arcivescovo

Rimandata la visita in Sinagoga

mercoledì 13 gennaio 2010
«Siamo ben lieti di ospitarla in Sinagoga in occasione della "Giornata del dialogo interreligioso" ma, la concomitanza della visita di Papa Benedetto XVI alla sinagoga di Roma, rende impossibile la presenza di un Rabbino. Se lo ritiene opportuno possiamo concordare un incontro, a data da precisare, per dare all'evento il giusto risalto»: è quanto scrive Pier Luigi Campagnano, Presidente della Comunità Ebraica di Napoli a Mons. Giovan Battista Pichierri in risposta ad una missiva con cui l'Arcivescovo chiedeva di poter incontrare in occasione della Giornata nazionale per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei. E, comunque, il Presidente della Comunità Ebraica, precisa «Se, invece, desidera essere in Sinagoga per domenica 17 gennaio i responsabili della sezione di Trani sono a sua completa disposizione».

Ma, l'Arcivescovo che, in passato ha pure incontrato i responsabili della Sezione Ebraica di Trani, non ritiene opportuno declinare la disponibilità della Comunità Ebraica di Napoli ad un incontro, magari nella stessa Sinagoga di Trani, alla presenza di un Rabbino. Quest'anno il tema scelto in occasione della Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei riguarda il "sabato" e il precetto di osservarlo. Di seguito, si offre una nota sulla Giornata di Elio Bromuri, diramata dal Servizio Informazione Religiosa della CEI.

Ebrei e cristiani, insieme nel sabato
Il tema della giornata del dialogo (17 gennaio)
Le polemiche vecchie e nuove che hanno inquinato i rapporti tra ebrei e cattolici per le ragioni note, rimbalzate sulla stampa internazionale a proposito in primo luogo dei presupposti silenzi di Pio XII, pur non superate in modo chiaro, per ora, grazie a Dio, sono state messe da parte. In questo inizio del nuovo anno 2010 si riaprono buone prospettive di dialogo e uomini di buona volontà di una parte e dell'altra, cattolici ed ebrei, hanno ripreso a camminare insieme sulla via della reciproca conoscenza. Quest'anno si celebra la giornata decisa in comune e si svolge attorno al tema dello Shabbat, il sabato. La cosa sorprendente e in qualche modo miracolosa è che nel secondo dopo-guerra in coincidenza e per merito del Concilio Vaticano II, prendendo coscienza della tragedia della Shoah, il "popolo della domenica", i cristiani, ha riscoperto l'importanza e la bellezza del sabato e della fede ebraica in generale, avviando quel processo di riavvicinamento, che pur tra alti e bassi, sta approdando a rapporti sempre più stabili e duraturi, pur nella necessaria chiarificazione progressiva delle rispettive posizioni religiose e culturali.

Quest'anno è stato scelto proprio il sabato e il precetto di osservarlo (Es 20,8) come tema della giornata del dialogo ed è un chiaro invito a rileggere con esattezza il comandamento dato dal Signore sul Sinai e ripensarlo come il giorno del compimento della creazione. Non si deve dimenticare che Gesù, come tutti gli israeliti di ieri e di oggi, ha celebrato il sabato, affermando inoltre di essere venuto non per abolire ma per dare pieno compimento alla Legge (Mt 5,17-19). I suoi discepoli successivamente hanno festeggiato la domenica, come giorno di festa, adattando il comandamento alla "nuova creazione" determinata dalla risurrezione di Cristo, in fedeltà al precetto della santificazione del tempo donato da Dio all'uomo. La "quarta parola", secondo la numerazione ebraica, resta tale nella Scrittura e nessuno può cancellarne il significato e il valore. Si può ricordare che il sabato è fatto per l'uomo e non viceversa, come è detto nel Vangelo (Mc 2,27) e nei commenti dei rabbini, ma la sua osservanza non è nella disponibilità dell'uomo essendo Parola di Dio. La necessità di superare la contrapposizione a livello di date, feste, luoghi e riti è determinata dall'urgenza di eliminare ogni forma di vicendevole esclusione dal piano della salvezza. Il Dio di Abramo e dei profeti, il Dio di Gesù non lo consente, egli che vuole estendere il suo regno fino ai confini della terra ed ha stabilito un piano di raccolta di tutti i popoli sul monte Sion (Is 2,2-5), dove si ritroveranno tutti i popoli della terra. Altrimenti avrebbe ragione un famoso rabbino americano quando afferma che ebrei e cristiani sarebbero "gente diversa che parla in modo diverso a gente diversa" (Neusner).

Leggere queste affermazioni nel momento in cui un Papa si reca nella Sinagoga più antica e importante dell'Europa, in una città in cui gli ebrei sono vissuti prima dei cristiani ed hanno lasciato tracce profonde dentro e fuori la comunità ebraica, ha il sapore di un depistaggio e di un freno ad ogni tentativo di dialogo. Mentre uomini di buona volontà, ebrei e cristiani, dopo un anno in cui vi è stato il rifiuto di celebrare ufficialmente insieme la giornata del dialogo, hanno ripreso in mano il discorso che si protrarrà lungo tutto il percorso delle "dieci parole". Ci si interrogherà in modo particolare come può "santificare" il sabato un cristiano che celebra il suo giorno di festa le domenica? È ciò che verrà chiesto negli incontri che si svolgeranno nei centri di dibattito e dialogo. Forse per i cristiani varrebbe la pena di indirizzare la propria maniera di meditare vivendo la fede in Gesù con lo stesso spirito della fede di Gesù che celebrava il sabato, onorando il Padre che ha dato ai suoi figli in dono la creazione, la rivelazione e la redenzione. Ebrei e cristiani, nella loro fede, sono destinatari di questi doni che vivono sostenendosi "spalla a spalla" in un cammino che preveda una sempre maggiore comprensione della Rivelazione, nel rispetto della Creazione e nel sostegno della Liberazione, combattendo così insieme ogni forma di schiavitù e idolatria a favore di tutti i popoli.