La legalità a Trani? Non esiste

Riflessione di Antonio Quinto sugli ultimi avvenimenti di cronaca

mercoledì 22 febbraio 2017 08.00
A cura di Antonio Quinto
Sembra tutto così surreale. Stiamo vivendo situazioni che siamo abituati a vedere solo nei film, qualcosa di talmente distante della nostra cultura, dal nostro modo di vivere, qualcosa di così difficilmente associabile a Trani che ancora stentiamo a crederci. Eppure è tutto vero, questa ridente cittadina dell'Adriatico, considerata una delle più belle d'Italia, nota al Mondo per la Cattedrale sul mare, adesso sta diventando famosa per omicidi e sparatorie.

Fenomeni difficili da gestire e noi ci siamo talmente poco abituati che a Trani non si individua il responsabile di un omicidio da più di un decennio. Tutti casi irrisolti, tutte morti senza un responsabile, o più responsabili, tante indagini mai concluse. Non è colpa delle Forze dell'ordine, spesso e volentieri in difficoltà a causa della carenza di uomini e mezzi, a volte addirittura costrette a doversi "difendere" se si sono spinte troppo oltre e hanno azzardato ipotesi a causa della legge che spesso tutela più i criminali che loro.

Ma Trani non è questo. I tranesi, quelli veri, quelli che amano ancora questa città, che la difendono, che ne portano orgogliosamente il nome in giro per il Mondo sono ben diversi da "quelli delle cronache". Per questo scenderanno in piazza il prossimo sabato 4 marzo per una simbolica "marcia per la legalità". Servirà a far conoscere la Trani "buona", a dimostrare che è solo una minoranza quella che spara, uccide, spaccia e commette crimini.

C'è però una cosa molto più difficile da ammettere e cioè che questa Trani non potrà mai cambiare, da questo "cancro" non guarirà mai più. Almeno finché i cittadini non inizieranno a denunciare, a collaborare con le forze dell'ordine e con la Giustizia, finché non ci si ribellerà a questo sistema malato. Ma per far questo ci vorrebbe uno Stato che garantisca queste persone e le difenda; Istituzioni pronte a dare il buon esempio e a lavorare per il bene della gente, guidate da sani principi. Ma tutto questo è difficilmente realizzabile.

E allora continueremo a vivere nella condizione in cui siamo, convinti che quanto accade è così lontano da noi da non doverci mai riguardare. Continueremo a vivere omicidi "in pieno giorno e a volto scoperto" solo attraverso i giornali locali e ad andare avanti nella nostra vita, finché per sbaglio uno di quei proiettili colpirà la nostra auto, ferirà il nostro migliore amico o ucciderà uno dei nostri figli e allora ci sentiremo toccati in prima persona…ma intanto gli altri continueranno a vivere le loro vite.