Negrogno: «La maggioranza deve andar via e subito»

E Cuccovillo chiede un segnale di vita a sindaco e assessore. Si parla ancora dello stanziamento da 170mila per l'occupazione

venerdì 30 settembre 2011
«Un governo cittadino dove i consiglieri comunali della maggioranza continuano ad accusare altri consiglieri della maggioranza di fatti gravissimi, dove un assessore dichiara di tacere ma gli si chiede di non cucirsi la bocca e di dire quello che sa, è un governo che deve andare, per ora, a casa. E subito». La pensa così Rino Negrogno.

L'esponente della Federazione della Sinistra commenta gli ultimi rigurgiti del centrodestra. «Credo che, come me, tutti i cittadini di Trani siano più che sbigottiti da quanto sta trapelando e che non vogliano assolutamente imitare Ponzio Pilato ma agire e subito per salvare la città da questa sciagura. Non possiamo assistere inermi alla sfrontatezza di certi personaggi che hanno già fatto abbastanza per questa città. Penso che questa faccenda sia di primaria importanza, più delle primarie». Il tiro al bersaglio dell'opposizioni non risparmia neanche sindaco ed assessore ai servizi sociali, richiamati dal segretario del partito socialista, Nicola Cuccovillo «a battere un colpo». «Il linguaggio violento che viene usato da consiglieri del centrodestra (che avrebbero il dovere di recarsi in tribunale) ci fa comprendere che, oggi più che mai è il momento di pronunciarsi chiaramente».

Cuccovillo, in particolare mette in guardia Giorgia Cicolani: «Della sua onestà intellettuale e morale siamo i primi a essere certi e a darne pubblica attestazione. Tuttavia gli ultimi accadimenti hanno fatto nascere nell'opinione pubblica l'impressione che la situazione sia sfuggita dal suo controllo. Per questa ragione lei rischia di diventare la foglia di fico di coloro che vogliono spadroneggiare. La sua mancata presa di posizione in pubblico è un altro motivo per cui riteniamo che lei dovrebbe fare una seria riflessione: ne va della sua dignità e del suo buon nome».

Cuccovillo fa degli esempi delle disfunzioni della ripartizione che fa capo all'assessore: «Analizzando l'attività dell'ufficio di piano e del coordinamento istituzionale di questi mesi, si rileva che agli incontri tecnici e politici sono sempre stati presenti il dirigente dei servizi sociali del Comune di Bisceglie o suo delegato ma nessuno del Comune di Trani viene invitato. Chi tutela gli interessi del Comune di Trani nelle scelte assunte dall'ambito territoriale? L'avvio di una serie di iniziative dell'ufficio di piano è lodevole ma a servizi efficienti e di qualità non possono sostituirsi scelte discrezionali che avvantaggiano solo alcuni, magari gli amici. In effetti si fa ricorso a procedure negoziate anche laddove si supera la soglia prevista dalla normativa sugli appalti che impone il ricorso a gara di evidenza pubblica. Inoltre se si guardano i soggetti invitati non si capisce con quale criterio essi siano stati individuati. E' evidente che non siano state invitate le cooperative presenti sul territorio e con adeguata esperienza nella gestione dei servizi (come dovrebbe essere secondo la norma) ma associazioni di nuova costituzione. Ciò è già abbastanza grave ma a questo si aggiunge che la legge regionale 19/2006 ed il regolamento 4/2007 stabiliscono espressamente che la gestione dei servizi sociali va affidata alle cooperative e che le associazioni possono svolgere solo un ruolo di supporto. Per questa ragione la scelta dei soggetti da invitare a presentare le offerte è stata fatta contro la legge e dunque le procedure dovrebbero essere invalidate».

Cuccovillo ritorna anche su un altro tema caldo delle ultime settimane, ossia lo stanziamento di 170mila per fronteggiare la disoccupazione: «A fine estate è stata adottata una delibera (non firmata, chissà perché, dal dirigente competente) che utilizza fondi del piano di zona per istituire delle borse lavoro ai soggetti svantaggiati. Anche per questa iniziativa lodevole, le procedure e i criteri d'individuazione dei soggetti beneficiari non sono affatto chiari e dunque anche in questo caso si rischia non di fare un'azione di contrasto alla povertà ma un'azione che discrimina proprio i poveri che ogni giorno bussano alle porte del Comune: senza criteri chiari e precisi tale iniziativa diventa clientelare. Ma i 50 assunti dove stanno lavorando? Cosa fanno? Chi li controlla? Tutto indefinito! È mai possibile andare avanti in questo modo? Non va inoltre dimenticato che i fondi del piano di zona sono in gran parte nazionali e regionali. La Regione chiederà nella prossima rendicontazione dettagli su come essi siano stati spesi e in mancanza di chiarezza di procedure potrebbe richiedere la restituzione degli stessi, con gravi danni per le casse comunali».