Palumbo, i genitori della classe cancellata scrivono al presidente della Repubblica

Chiesta la sospensiva del provvedimento

giovedì 6 gennaio 2011
L'ultima speranza, per loro, si chiama Giorgio Napolitano. E' al presidente della Repubblica che è stato indirizzato il ricorso dei genitori di alcuni (ormai ex) alunni della seconda L della scuola media Palumbo, la classe cancellata dalla direzione della Bovio dopo l'accorpamento degli istituti.

I 25 alunni, dal 20 settembre dello scorso anno, sono stati trasferiti nel plesso della Bovio e divisi tra classi diverse. Una decisione, presa in maniera unilaterale dalla direzione scolastica e subito contestata. A tre mesi e mezzo dall'inizio delle lezioni sei genitori hanno firmato il ricorso al presidente della Repubblica, assistiti dall'avvocato Michele di Gregorio, l'esponente dei Verdi in Consiglio comunale che ha sposato la loro causa insieme all'altro consigliere, Francesco Laurora, e al comitato di quartiere.

I genitori chiedono la sospensiva, in via cautelare, del provvedimento assunto dalla direzione scolastica della Bovio e, naturalmente, la ricostituzione della classe. Il caso creò non poco scompiglio a settembre, quando genitori e studenti si ritrovarono davanti a una vera e propria sorpresa. Anche perché a qualcuno non era arrivata nemmeno la comunicazione del cambio di plesso e molti avevano anche acquistato i libri di testo. Per diversi giorni, i ragazzi non andarono nemmeno a lezione. Fino a quando i genitori non sembrarono arrendersi: portarono i loro figli nella nuova scuola e accettarono anche di vederli divisi in classi diversi. Ma la cosa non è mai stata digerita.

Ora tra gli i motivi fondanti il ricorso, vengono denunciati proprio l'alterazione dell'equilibrio socio-didattico dei 25 alunni e il danno sociale arrecato al quartiere, in cui la scuola è una delle poche strutture aggreganti. Sarebbe stata, inoltre, inspiegabilmente depauperata, secondo i ricorrenti, una struttura più funzionale e spaziosa rispetto a quella sovraffollata della Bovio.

c. c.