Piano di zona, 822mila euro di dubbi
Il capogruppo del Pd analizza tutte le gare contestate. Ecco i mille interrogativi di Fabrizio Ferrante
mercoledì 28 settembre 2011
Sulla vicenda delle gare dei piani di zona, l'opposizione è scatenata. Stavolta tocca a Fabrizio Ferrante. Il capogruppo del Pd ha protocollato una nota indirizzata a sindaco, presidente del Consiglio comunale, dirigenti ed assessori.
Nella sua interrogazione, Ferrante snocciola cifre e dubbi. «Il ricorso a irrituali procedure per l'affidamento di 822.000 euro per servizi sociali di grande importanza per il territorio mette in cattiva luce l'operato dell'ufficio di piano. Attivare la porta unica di accesso (229.000 euro), la gestione del centro socio rieducativo (84.000 euro), lo sportello socio-sanitario per immigrati (128.000 euro), un centro aperto polivalente per minori (152.000 euro) e la gestione del centro anziani di villa Guastamacchia (229.000 euro) presuppone un minimo di competenza tecnica ed amministrativa ed una visione strategica pluriennale che deve coniugare qualità ed efficienza in un settore, quello dei servizi sociali appunto, destinatario, nel futuro, di enormi tagli di risorse e disagi per i prossimi anni. I sindaci devono essere molto attenti. Bisogna invece annotare che, così come espone l'ufficio di Piano nelle proprie determinazioni, l'ispirazione al ricorso di tali procedure è da ricercare nel coordinamento interistituzionale (composto dal sindaco di Trani, dal sindaco di Bisceglie e dagli assessori al ramo delegati), il quale ha ritenuto di non ricorrere ad un terzo settore qualificato, collaudato, in possesso di tutti i requisiti di legge, ma ad un fantomatico elenco di ditte di fiducia detenuto dall'ufficio di Piano che annovera, a quanto si desume in determina, solo ditte, che come requisito di qualità posseggono il fatto di non avere ancora in essere rapporti contrattuali con l'ufficio di piano».
E via con il valzer di interrogativi: «L'istituzione di questo elenco quando è avvenuta? E, se avvenuta, c'è stata evidenza pubblica? Quando e come sono pervenute all'ufficio di piano le richieste di iscrizione delle cooperative con sedi a Gragnano, Bari, Vasto, Torino e Lecce? Quando e con quali modalità solo alcune cooperative tranesi hanno avuto accesso ed iscrizione all'elenco? Esiste una determina istitutiva di questo elenco che certifica il possesso dei requisiti minimi previsti dalla legge, dal regolamento regionale e dallo stesso regolamento di affidamento dei servizi istituito dall'ufficio di piano? Esiste un fascicolo, per ogni ente iscritto a questo elenco, dove trovare la necessaria documentazione utile per avere legali rapporti con l'Ente pubblico (Statuto, l'iscrizione agli albi regionali, la visura camerale con certificazione antimafia, i certificati di pregressa esperienza nel settore di intervento, il documento unico di regolarità contributiva) e prevista dall'articolo 22 del regolamento regionale? Negli atti del dirigente dell'ufficio di piano si determina l'invito alla procedura negoziata di ditte specializzate nel settore ed operanti nel territorio. Come mai, invece, sono state invitate ditte che non hanno mai operato del settore, o che non hanno mai lavorato poiché di recentissima costituzione, o addirittura impossibilitate ad operare nel settore dei servizi sociali in quanto, per statuto, possono fare solo pulizie e facchinaggio? Come mai si ricorre ad un elenco non presente in nessun atto di preparazione della gara?».
Per Ferrante molte ancora sono le perplessità suscitata dalle procedure volute dai sindaci, fra queste le modalità di valutazione e affidamento. «Non solo – dice il capogruppo del Pd - la scelta dell'elenco esclude dalla procedura le numerose cooperative ed associazioni tranesi che da tanti anni operano con professionalità sul territorio, non solo comunale, ma viene personalizzata la scelta tra le ditte invitate. La valutazione multidimensionale non si basa più sui criteri oggettivi di erogazione del servizio, ma sulle caratteristiche soggettive dell'ente. Così viene premiata l'anzianità di iscrizione all'albo regionale (1 punto per ogni anno fino ad un massimo di 20) ben sapendo che molte ditte invitate non sono neanche iscritte all'albo, viene premiata l'anzianità di iscrizione nel registro delle onlus (2 punti per ogni anno di iscrizione fino ad un massimo di 20) ben sapendo che molte ditte invitate non sono iscritte all'anagrafe, viene premiata la disponibilità di un immobile con superficie superiore a quella prevista dall'articolo 104 del regolamento regionale ben sapendo che non basta la sola capacità logistica per ottenere il preventivo accreditamento della struttura. Per operare, un centro polivalente per minori deve essere autorizzato preventivamente dal Comune ed essere iscritto ad un apposito albo regionale. Delle associazioni inviate qualcuna ha la disponibilità di un centro polivalente? E come mai non sono state invitate le cooperative sociali che sono già in possesso di un centro autorizzato dallo stesso Comune di Trani?».
Adesso è il tempo delle risposte.
Nella sua interrogazione, Ferrante snocciola cifre e dubbi. «Il ricorso a irrituali procedure per l'affidamento di 822.000 euro per servizi sociali di grande importanza per il territorio mette in cattiva luce l'operato dell'ufficio di piano. Attivare la porta unica di accesso (229.000 euro), la gestione del centro socio rieducativo (84.000 euro), lo sportello socio-sanitario per immigrati (128.000 euro), un centro aperto polivalente per minori (152.000 euro) e la gestione del centro anziani di villa Guastamacchia (229.000 euro) presuppone un minimo di competenza tecnica ed amministrativa ed una visione strategica pluriennale che deve coniugare qualità ed efficienza in un settore, quello dei servizi sociali appunto, destinatario, nel futuro, di enormi tagli di risorse e disagi per i prossimi anni. I sindaci devono essere molto attenti. Bisogna invece annotare che, così come espone l'ufficio di Piano nelle proprie determinazioni, l'ispirazione al ricorso di tali procedure è da ricercare nel coordinamento interistituzionale (composto dal sindaco di Trani, dal sindaco di Bisceglie e dagli assessori al ramo delegati), il quale ha ritenuto di non ricorrere ad un terzo settore qualificato, collaudato, in possesso di tutti i requisiti di legge, ma ad un fantomatico elenco di ditte di fiducia detenuto dall'ufficio di Piano che annovera, a quanto si desume in determina, solo ditte, che come requisito di qualità posseggono il fatto di non avere ancora in essere rapporti contrattuali con l'ufficio di piano».
E via con il valzer di interrogativi: «L'istituzione di questo elenco quando è avvenuta? E, se avvenuta, c'è stata evidenza pubblica? Quando e come sono pervenute all'ufficio di piano le richieste di iscrizione delle cooperative con sedi a Gragnano, Bari, Vasto, Torino e Lecce? Quando e con quali modalità solo alcune cooperative tranesi hanno avuto accesso ed iscrizione all'elenco? Esiste una determina istitutiva di questo elenco che certifica il possesso dei requisiti minimi previsti dalla legge, dal regolamento regionale e dallo stesso regolamento di affidamento dei servizi istituito dall'ufficio di piano? Esiste un fascicolo, per ogni ente iscritto a questo elenco, dove trovare la necessaria documentazione utile per avere legali rapporti con l'Ente pubblico (Statuto, l'iscrizione agli albi regionali, la visura camerale con certificazione antimafia, i certificati di pregressa esperienza nel settore di intervento, il documento unico di regolarità contributiva) e prevista dall'articolo 22 del regolamento regionale? Negli atti del dirigente dell'ufficio di piano si determina l'invito alla procedura negoziata di ditte specializzate nel settore ed operanti nel territorio. Come mai, invece, sono state invitate ditte che non hanno mai operato del settore, o che non hanno mai lavorato poiché di recentissima costituzione, o addirittura impossibilitate ad operare nel settore dei servizi sociali in quanto, per statuto, possono fare solo pulizie e facchinaggio? Come mai si ricorre ad un elenco non presente in nessun atto di preparazione della gara?».
Per Ferrante molte ancora sono le perplessità suscitata dalle procedure volute dai sindaci, fra queste le modalità di valutazione e affidamento. «Non solo – dice il capogruppo del Pd - la scelta dell'elenco esclude dalla procedura le numerose cooperative ed associazioni tranesi che da tanti anni operano con professionalità sul territorio, non solo comunale, ma viene personalizzata la scelta tra le ditte invitate. La valutazione multidimensionale non si basa più sui criteri oggettivi di erogazione del servizio, ma sulle caratteristiche soggettive dell'ente. Così viene premiata l'anzianità di iscrizione all'albo regionale (1 punto per ogni anno fino ad un massimo di 20) ben sapendo che molte ditte invitate non sono neanche iscritte all'albo, viene premiata l'anzianità di iscrizione nel registro delle onlus (2 punti per ogni anno di iscrizione fino ad un massimo di 20) ben sapendo che molte ditte invitate non sono iscritte all'anagrafe, viene premiata la disponibilità di un immobile con superficie superiore a quella prevista dall'articolo 104 del regolamento regionale ben sapendo che non basta la sola capacità logistica per ottenere il preventivo accreditamento della struttura. Per operare, un centro polivalente per minori deve essere autorizzato preventivamente dal Comune ed essere iscritto ad un apposito albo regionale. Delle associazioni inviate qualcuna ha la disponibilità di un centro polivalente? E come mai non sono state invitate le cooperative sociali che sono già in possesso di un centro autorizzato dallo stesso Comune di Trani?».
Adesso è il tempo delle risposte.