«Beppe Corrado ha fatto meglio di Alessandro Manzoni»
La nota di Schiralli prende origine dagli elogi dispensati a Tarantini
giovedì 16 dicembre 2010
«Persino Alessandro Manzoni attese un paio di anni prima di pubblicare una delle sue più belle odi, quel Cinque Maggio, scritta di getto in soli tre-quattro giorni dopo aver appreso dalla Gazzetta di Milano del 16 luglio 1821 la notizia della morte di Napoleone (la prima edizione avvenne nel 1823 a Torino con i tipi del Marietti). Da notare anche che il poeta scrisse l'ode dopo la morte dell'imperatore in modo che nessuno ipotizzasse che ne volesse ricevere vantaggi di sorta.
Il riferimento storico-letterario calza a pennello se si considera che oggi si assiste all'esaltazione, da parte di sodali, di personaggi della politica che non solo non hanno ancora terminato il proprio mandato, ma che, alcuni di questi, devono rispondere alla giustizia di fatti contestatigli, anche se sono il primo sostenitore dell'innocenza fino a prova contraria. Sostenere al giorno d'oggi, a priori, che un tale personaggio ha lasciato un'orma indelebile nella storia dell'ambito in cui svolge il suo mandato, prima ancora che sia terminato, sa tanto di un'esagerata leziosità forse dettata da promesse di non precisabile natura.
Per sostenere un panegirico di tale spessore, non basta fare la storia, o meglio l'elenco dei provvedimenti adottati, sui quali non spetta ai contemporanei giudicare non potendo prevedere anzitempo quali sviluppi o meno potranno apportare alla comunità. Solo la storia è testimone dei tempi e maestra di vita, diceva Cicerone del quale va ricordata un'altra massima molto emblematica se rapportata ad una certa politica di oggi: la ragione dovrebbe dominare e l'appetito obbedire. Dunque dovrà essere solo la storia a dover sancire se una simile orma potrà essere o meno calpestata.
Uno storico inglese ha scritto sul procedere della storia che essa è come un corteo: "…e mentre questo si svolge, piegando ora a sinistra ora a destra, e talvolta ripiegando su se stesso, le posizioni relative dei vari settori mutano continuamente …. Lo storico è parte della storia. L'angolo visuale da cui egli guarda il passato è determinato dalla posizione che egli occupa nel corteo".
E' pur vero che se si pretendesse una storia imparziale allora non avremmo più la storia ma una pura e semplice registrazione cronologica di fatti, una cronaca. E allora, al posto dei prematuri panegirici, fa testo la lezione di Sallustio: "tra le varie occupazioni che si esercitano con l'ingegno, la memoria degli eventi passati è prominente per la sua grande utilità". E, tornando al Manzoni, questi, n Il cinque maggio fece esplicitamente intendere, nell'immediatezza della notizia della scomparsa di Napoleone che suscitò vasta eco nel mondo, di non voler né denigrare né celebrare il personaggio storico, ma rimandò questo giudizio ai posteri con quella frase che diverrà celebre e rimarrà nell'uso comune della lingua italiana: "Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza", i quali con maggiore distacco avrebbero valutato meglio dei contemporanei, coinvolti nelle passioni del momento. La storia appartiene a tutti e nessuno se ne può fare unico sacerdote e interprete.
Mario Schiralli
già Direttore della Biblioteca Comunale G.Bovio di Trani
Il riferimento storico-letterario calza a pennello se si considera che oggi si assiste all'esaltazione, da parte di sodali, di personaggi della politica che non solo non hanno ancora terminato il proprio mandato, ma che, alcuni di questi, devono rispondere alla giustizia di fatti contestatigli, anche se sono il primo sostenitore dell'innocenza fino a prova contraria. Sostenere al giorno d'oggi, a priori, che un tale personaggio ha lasciato un'orma indelebile nella storia dell'ambito in cui svolge il suo mandato, prima ancora che sia terminato, sa tanto di un'esagerata leziosità forse dettata da promesse di non precisabile natura.
Per sostenere un panegirico di tale spessore, non basta fare la storia, o meglio l'elenco dei provvedimenti adottati, sui quali non spetta ai contemporanei giudicare non potendo prevedere anzitempo quali sviluppi o meno potranno apportare alla comunità. Solo la storia è testimone dei tempi e maestra di vita, diceva Cicerone del quale va ricordata un'altra massima molto emblematica se rapportata ad una certa politica di oggi: la ragione dovrebbe dominare e l'appetito obbedire. Dunque dovrà essere solo la storia a dover sancire se una simile orma potrà essere o meno calpestata.
Uno storico inglese ha scritto sul procedere della storia che essa è come un corteo: "…e mentre questo si svolge, piegando ora a sinistra ora a destra, e talvolta ripiegando su se stesso, le posizioni relative dei vari settori mutano continuamente …. Lo storico è parte della storia. L'angolo visuale da cui egli guarda il passato è determinato dalla posizione che egli occupa nel corteo".
E' pur vero che se si pretendesse una storia imparziale allora non avremmo più la storia ma una pura e semplice registrazione cronologica di fatti, una cronaca. E allora, al posto dei prematuri panegirici, fa testo la lezione di Sallustio: "tra le varie occupazioni che si esercitano con l'ingegno, la memoria degli eventi passati è prominente per la sua grande utilità". E, tornando al Manzoni, questi, n Il cinque maggio fece esplicitamente intendere, nell'immediatezza della notizia della scomparsa di Napoleone che suscitò vasta eco nel mondo, di non voler né denigrare né celebrare il personaggio storico, ma rimandò questo giudizio ai posteri con quella frase che diverrà celebre e rimarrà nell'uso comune della lingua italiana: "Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza", i quali con maggiore distacco avrebbero valutato meglio dei contemporanei, coinvolti nelle passioni del momento. La storia appartiene a tutti e nessuno se ne può fare unico sacerdote e interprete.
Mario Schiralli
già Direttore della Biblioteca Comunale G.Bovio di Trani