Caso Revolving cards di American Express, crolla l'accusa di usura

A Trani si conclude il processo di primo grado. Prescritte invece le ipotesi di truffa

mercoledì 24 ottobre 2018 15.44
Non ci fu usura mentre le ipotesi di truffa e tentata truffa, aggravata e continuata, sono prescritte. Si è concluso così il processo di primo grado sulle revolving cards (gold e bleu) di American Express per cui dinanzi al Tribunale di Trani sono state imputate 5 figure apicali del colosso bancario internazionale: Giglio Del Borgo, direttore generale e rappresentante legale di American Express Service Europe Limited per l'Italia nonchè responsabile area carte e viaggi dal 2005 al 12 marzo 2008; Francesco Fontana, rappresentante legale dell'American Express Service Europe Limited, dirigente dell'area ufficio legale; Massimo Quarra, con lo stesso ruolo di Del Borgo dal 12 marzo 2008 in poi; Melissa Perinetti, dirigente dell'area prodotti carte di American Express; Daniele Di Febo, dirigente della "Area Compliance", area che cura la conformità alla normativa italiana dei prodotti di American Express.

Il pubblico ministero Michele Ruggero ipotizzò che "Amex" avrebbe conseguito un ingiusto vantaggio patrimoniale grazie ad artifizi e raggiri ed a clausole contrattuali insidiose e poco chiare.

Ma l'accusa di usura è crollata e quelle di truffa, a seconda dei casi tentata o consumata, sono state dichiarate prescritte.

Tra novanta giorni il deposito delle motivazioni della sentenza pronunciata stamattina dal tribunale collegiale di Trani: Giulia Pavese, Lucia Anna Altamura, Raffaele Morelli.