Ruby, Tarantini racconta un'altra storia di procure e minori

Il sindaco commemora due vittime di Potere operaio. «Certi episodi non possono essere dimenticati»

mercoledì 19 gennaio 2011 11.36
Pubblichiamo un comunicato del Primo Cittadino, Giuseppe Tarantini, diffuso dall'ufficio stampa di Palazzo di città: «Vorrei segnalare un'altra storia di politica, tribunali e minorenni che si è verificata in questi giorni ma che non ha trovato grandi spazi sui giornali. Lo so, manca il sesso che è un po' il sale di queste minestre ma io desidero parlarne lo stesso. Il 16 aprile del 1973 bruciarono vivi nella loro casa i due fratelli Mattei, di 22 e 10 anni (avete letto bene , proprio 10 anni), la loro colpa? Essere i figli del segretario del Msi di Primavalle, il netturbino Mario Mattei. Nel 1987 furono condannati definitivamente, per questo omicidio, a 18 anni di reclusione i tre esponenti di Potere operaio Achille Lollo, Manlio Grillo e Marino Clavo, fuggiti nel frattempo all'estero. Questo Lollo, se non ricordo male, provò a candidarsi addirittura al Parlamento italiano nelle liste dell'Ulivo per gli italiani all'estero. Nel 2003 la pena inflitta a costoro è stata dichiarata estinta per prescrizione.

Nel 2005 il Lollo in un'intervista al Corriere della Sera, non solo ammise la sua colpevolezza ma chiamò in correità altre tre persone sino ad allora mai entrate nelle indagini, due donne e un uomo che avevano vissuto nei salotti della Roma-bene quei successivi quarant'anni. Qualche giorno fa, Lollo, rientrato in Italia, è stato interrogato dalla procura in merito a queste ultime dichiarazioni in veste di testimone assistito. Achille Lollo, come la legge gli consente di fare, si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del pubblico ministero. Costui insomma, dopo aver coperto per 30 anni la verità su questa strage di innocenti, conta di continuare a farlo per chissà quanto tempo ancora. Provo il più profondo disgusto non solo di fronte a quell'assassinio che segnò la mia memoria di ragazzo ma anche e soprattutto perché esecutori e mandanti, ad oggi, non sono evidentemente né completamente conosciuti né, tantomeno, puniti. Un gesto non tanto di pentimento ma almeno di pietà gli avrebbe reso un briciolo di onore. Pietà, onore, termini sconosciuti al mondo di quello che fu Potere operaio, dell'extraparlamentarismo di sinistra e di chi lo ha tutelato e protetto, certo di casa nei salotti della Roma bene.

Lo so, c'è chi giudicherà questo mio pensiero di parte, chi dirà che devo occuparmi di buche delle strade, ma io appartengo a quella categoria di uomini che non dimentica la propria storia e che ha sempre ben presente che se quelli come me, oggi fanno, ad esempio, il sindaco di Trani, lo devono anche al sacrificio degli innocenti fratelli Mattei alla cui memoria, proprio in un periodo in cui bisogna difendersi da Ruby Rubacuori piuttosto che dal fuoco dei compagni, rivolgo un commosso e deferente pensiero».