Era ora, grano in Puglia: un bando per utilizzare 100.000 ettari di terreni incolti

La Regione stanzia 55 milioni di euro per finanziare circa 1.100 nuovi insediamenti

martedì 29 marzo 2022 11.27
A cura di Stefania De Toma
Suscitarono reazioni forti, agli esordi dell'invasione russa in Ucraina, le dichiarazioni di un noto imprenditore pugliese, Vincenzo Divella , circa i carichi di grano bloccati nel porto di Azov; seguite di lì a poche settimane dalla conferenza stampa in cui il premier Draghi dichiarò la disponibilità di altri mercati come quello canadese.

Reazioni di rabbia non solo degli italiani, ma soprattutto dei pugliesi, per tradizione tra i coltivatori dei grani migliori al mondo, dai tempi degli antichi romani fino al celeberrimo e blasonato Senatore Cappelli - sperimentato grazie al politico da cui prende il nome proprio nel nostro tavoliere nel secolo scorso - costretti a ricorrere anche solo per una parte, come poi fu precisato, alla importazione: ma perché, ci si chiedeva, ricorrere a grano straniero - a prescindere dalla veridicità o meno di glifosati o radiazioni- se i nostri terreni e il nostro clima ne costituiscono l' habitat ideale?

Le ragioni in verità sono come al solito economiche e basate su accordi e equilibri internazionali : e l'Italia è costretta a importare materie prime agricole anche per via dei bassi compensi agli agricoltori che nel tempo sono stati costretti a ridurre considerevolmente le produzioni cerealicole. Negli ultimi due anni è scomparso un campo di grano su cinque, solo per fare un esempio. Importare, insomma, calcolando tutti i passaggi di filiera compresi i concimi, le sementi, le spese di gasolio, costa di meno.

Ora, come dichiara con soddisfazione il presidente di Confagricoltura Puglia, Luca Lazzaro, arriva il via libera dell'Unione Europea, a seguito delle difficoltà di approvvigionamento del grano causate dalla guerra, per garantire anche in Puglia la messa a coltura di oltre 100 mila ettari lasciati incolti insieme a un bando per l'avviamento di imprese per i giovani agricoltori con lo stanziamento di 55 milioni di euro volti a finanziare circa 1100 nuovi insediamenti.


C'è da chiedersi: ci voleva la guerra per una spinta di questo genere? È atroce pensarlo, visto il tributo di vite umane che questa situazione internazionale sta provocando: che possa costituire tutto questo un ripensamento degli equilibri economici degli scambi tra Paesi tenuto conto che l'Italia è il Paese capace di generare tra le materie prime migliori al mondo, per clima, natura del territorio, generazioni di sapienza contadina da millenni ( sono pugliesi i primi fossili di semi di cereali ridotti in farina, risalenti a trentamila anni fa) , è da augurarselo.

In un momento di crisi economica importante come questo, l'investimento nelle coltivazioni, nella formazione e nel l'incentivo ai giovani a questo ritorno alla terra appare davvero un " passaggio strategico per l'agricoltura della nostra regione", come ha dichiarato Lazzaro. Per il futuro della Puglia, c'è davvero da aggiungere .