Dialoghi di Trani: Né Oriente né Occidente

Dai giovani europei di origine mista ai Balcani: il racconto-incontro con Renata Pepicelli e Marina Lalovic

martedì 30 settembre 2025
A cura di Carla Anna Penza
Il 28 settembre, presso Palazzo San Giorgio, un incontro moderato dalla giornalista Simona Maggiorelli, ha visto protagoniste Renata Pepicelli e Marina Lalovic, entrambe autrici di due libri profondamente intrecciati nei temi e nelle riflessioni. Renata Pepicelli ha presentato il suo libro Né Oriente né Occidente. Vivere in un mondo nuovo, mentre Marina Lalovic ha raccontato il suo vissuto personale attraverso il suo libro La cicala di Belgrado.

Secondo Renata Pepicelli, le etichette "Oriente" e "Occidente" non solo sono obsolete, ma ostacolano la comprensione del mondo attuale. Sono proiezioni storiche e culturali nate in contesti coloniali e ancora oggi usate in modo acritico. Pepicelli propone di superare queste dicotomie, introducendo un nuovo modo di leggere il presente, più attento alle contaminazioni, ai vissuti ibridi e alla pluralità delle esperienze. Nel suo libro, infatti, racconta come i giovani europei di origine mista rappresentino una trasformazione e un rinnovamento già in atto: non hanno paura della diversità ma vedono in essa una forma di arricchimento personale e ampliamento di vedute. Questo richiede che la politica, la scuola e la cultura cambino prospettiva o che ricercano nuove parole e pratiche per raccontare una società che non è più divisa nettamente in Oriente e Occidente.

Invece Marina Lalovic, giornalista serba naturalizzata italiana, ha parlato della sua esperienza diretta all'interno dei Balcani occidentali, una regione che per secoli è stata crocevia tra culture, imperi e guerre. La sua esperienza si intreccia con quella delle generazioni cresciute nella dissoluzione della ex Jugoslavia, tra l'eredità dell'Impero ottomano e quella austro-ungarica. Nel suo intervento, Lalovic ha sottolineato come anche i Balcani siano terre di confine e mescolanza, non sono "né Oriente né Occidente". Ha citato la storica bulgara Maria Todorova, che parla dei "Balcani immaginari", cioè del modo in cui l'Occidente ha costruito un'immagine stereotipata e spesso negativa di quella regione, rappresentata come arretrata, violenta e instabile.

Oggi, ha spiegato Lalovic, i paesi dei Balcani occidentali vivono in una sorta di "sala d'attesa" verso l'Unione Europea. La loro "europeità" è continuamente messa in discussione, e i giovani vivono un conflitto identitario profondo. Esiste però una nuova generazione che, dopo anni di abbandono della propria terra, rivendica il diritto di restare. Studenti e attivisti, in particolare in Serbia, stanno portando avanti proteste pacifiche per uno Stato di diritto, opponendosi a un modello migratorio che li costringe ad andarsene. L'incontro è stato un'occasione per ripensare il mondo in un'ottica positiva e costruttiva, partendo dalle storie reali, dai territori di confine e dalla voce di chi questi confini li attraversa, li abita e li sfida ogni giorno.