Elezioni, l'Arcidiocesi di Trani invita a non astenersi

«Il discernimento cristiano è un dovere»

martedì 23 marzo 2010
L'Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie ha diffuso, attraverso una newsletter, una nota contro l'astensionismo elettorale:
«La tentazione di disertare le urne morde le coscienze degli italiani, giustamente sdegnati dinnanzi ad una politica ridotta talora a teatrino, la quale sembra disertare i problemi, tanti e gravi, che toccano la vita quotidiana dei più. La tentazione si coglie forte soprattutto in quell'elettorato cattolico che appare disgustato dalla volgarità in cui sono cadute la vita e la discussione politica, dal declino degli ideali grandi, dall'attenuarsi dell'impegno per le cose concrete, dall'affievolirsi del senso della buona amministrazione nella casa comune.

Ma il disertare le urne sarebbe un male, e non solo perché l'esercizio del diritto di voto è un "dovere civico", come dispone l'art. 48 della Costituzione; cioè non solo perché integra uno di quei "doveri inderogabili di solidarietà", di cui l'art. 2 della stessa Carta fondamentale richiede perentoriamente l'adempimento. Il cristiano, infatti, è tenuto a partecipare alle urne per un'altra, e più alta, ragione. Perché egli è chiamato a "dare a Cesare quel che è di Cesare": ciò significa che a lui è richiesto, non per solo dovere giuridico ma pure per dovere di coscienza, di dare il proprio contributo alla vita della società. Un contributo originale, nel concerto della pluralità di proposte politiche che qualificano una società democratica qual è la nostra; un apporto di idee, di proposte, di esperienze, di impegno fattivo, fuori di ogni impoverente omologazione.

L'impegno del cristiano nella società non può non esprimere un progetto politico fondato sulla dignità della persona umana. Come è stato ricordato in una recente nota del Vicariato di Roma, ciò significa considerare "irrinunciabili" - sia quanto a riconoscimento, che ad effettivo esercizio - la libertà religiosa, la difesa della sacralità della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, le libertà fondamentali della persona, la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna, aperta alla maternità e paternità responsabile, la libertà educativa e di istruzione, il lavoro retribuito secondo giustizia, la cura della salute, l'apertura agli immigrati in un sistema di leggi che coniughi insieme accoglienza, legalità e sicurezza, la casa, la salvaguardia del creato. Si tratta di un progetto politico teso al perseguimento del bene comune, vale a dire dell'insieme delle condizioni di vita sociale grazie alle quali si può conseguire il perfezionamento integrale della persona, in tutte le sue dimensioni, anche quella più propriamente spirituale.

L'attuale configurazione della rappresentanza politica, modellata da sistemi elettorali caratterizzati in senso maggioritario, offre senza dubbio ai cattolici inedite e ampie possibilità di contribuire in vario modo, e da diverse parti, ad una vita politica rinnovata, animata da ideali forti ma al tempo stesso segnata da concreti impegni di buona amministrazione. Domani, a urne chiuse, i cattolici eletti saranno chiamati a una testimonianza di vita riflessa in un'esperienza politica coerente ed in una azione concreta, qualificata dal senso dello Stato e fondata su sentimenti di solidarietà. Ma ora, alla vigilia di una consultazione di cui è innegabile una valenza che va oltre la dimensione locale, il cattolico elettore non può disertare la necessaria opera di discernimento nella pluralità di progetti politici; non può esonerarsi dal compito di cogliere dove i valori in cui crede sono accolti e sostenuti, e dove invece vengono ignorati o addirittura contrastati. È un problema di coscienza. Ma è anche il modo reale per contribuire effettivamente, e laicamente, alla garanzia di un sano pluralismo».