Erosione costiera, Marmo: «Qual è la situazione della costa tranese?»

Intervento del Vicepresidente del Consiglio regionale sulla sicurezza costiera locale

martedì 29 luglio 2014 7.23
A cura di Alessandra Vacca
La situazione del mare di Trani e dei suoi divieti di balneazione (puntualmente violati) non è una questione solamente cittadina. Ad intervenire sulla questione il vicepresidente del Consiglio Regionale pugliese, Nicola Marmo, che in un'interrogazione consiliare ha chiesto se anche a Trani, come nel resto della regione, l'esito delle perizie sia stato positivo tale da poter eliminare i divieti di balneazione. In sostanza, in che condizione versa la costa tranese attualmente?

«Abbiamo rischiato di veder sfumare l'intera stagione balneare pugliese per le ordinanze interdittive della Capitaneria di Porto – ha affermato Marmo -. Oggi, in alcune zone, si è restituita parte della costa ai bagnanti ed operatori del settore. Chiedo, quindi, di conoscere lo stato delle perizie sul litorale di Trani e se i divieti di balneazione risultino ancora giustificati alla luce degli eventuali esiti».

Inevitabile il confronto con il territorio leccese, meta di vacanza in buona parte anche di tranesi che decidono di fuggire dalle coste nostrane per raggiungere spiagge più pulite ma soprattutto più sicure: «Nella Provincia di Lecce - ha proseguito - è stato declassato il grado di pericolosità geomorfologica della costa restituendola ai bagnanti ed operatori, così come in alcuni tratti della Capitanata. Il mare è turismo e ricchezza non solo per il Salento, ma anche per Trani dove, però, le ordinanze sono ancora valide. Ormai la stagione estiva è iniziata e siamo in notevole ritardo. Ciononostante, è opportuno dare delle risposte precise agli operatori economici e ai cittadini tutti. Sono state eseguite le nuove perizie in questo tratto di costa? Se si, gli esiti giustificano ancora le ordinanze della Capitaneria?».

«È tardi - ha concluso Marmo - ma siamo ancora in tempo per evitare di fare un danno ingiusto al settore tranese e comprimere la libera fruizione delle spiagge da parte dei cittadini».