Finisce il turno nel carcere di Trani e muore di infarto

L'agente di polizia penitenziaria aveva appena 46 anni. Mastrulli (Osapp): «Terzo caso in Puglia in un anno»

lunedì 7 febbraio 2011
Aveva concluso il suo turno di lavoro serale nel carcere di Trani e si apprestava a svolgere anche quello della mattina, Un infarto però ha posto fine all'esistenza di un assistente capo della polizia penitenziaria, il tranese Angelo Miola. Aveva appena 46 anni. Ne da notizia (a funerale avvenuto) il vice segretario nazionale dell'Osapp, Mimmo Mastrulli che ha indirizzato agli organi di informazione una lettera per commentare l'accaduto. «In Puglia - scrive Mastrulli - nel corso degli ultimi dodici mesi sono morti in tre per lo stesso motivo. Oltre al caso di Trani, registriamo analoghi episodi a Turi ed Altamura. In Italia il numero è ancor maggiore. Caso della vita o vita penitenziaria sotto stress?».

Mastrulli denuncia nella sua nota l'assenza al funerale dello Stato, dei dirigenti del provveditorato regionale, della rappresentanza ufficiale per salutare un uomo delle Istituzioni. «E' stato abbandonato dalle Istituzioni chi, tanti anni fa, ha subito il torto di essere stato sospeso dal servizio, arrestato, rinchiuso insieme ad altri poliziotti, alcuni di questi ancora in servizio ed altri in quiescenza, per colpa di un detenuto pentito, poi smentito e successivamente suicidatosi in carcere. Il risultato conclusivo di quella vicenda è che tutti gli agenti furono assoliti con formula piena perché innocenti. Davanti a questo lutto, l'amministrazione regionale si doveva in qualche modo riscattare, onorando un uomo dello Stato. Chiamata all'appello non ha risposto perché assente, in maniera ingiustificata».

Mastrulli va avanti: «Già in precedenza, il sindacato dell'Osapp si era interessato della questione, più particolarmente aveva sollevato lo sbilanciamento di rappresentanza tra chi opera in certi ambienti ed in certi uffici e chi invece lavora onestamente e professionalmente nel carcere, tra chi siede sulle poltrone e chi invece resta in piedi nell'inciviltà carceraria, senza ottenere adeguato ascolto. L'amministrazione carceraria, a spese dello Stato e dei contribuenti, ci risulta essere sempre presente nelle cerimonie ufficiali come l'Expolevante, l'Exposicurezza, al teatro Piccinni ed al teatro Petruzzelli, presso convegni per detenuti e convegni di ogni genere, presso i palazzi di Giustizia. Il dirigente generale, munito di auto e scorta, ben pagato dallo stesso Stato avrebbe potuto portare il saluto ed il conforto delle Istituzioni alla famiglia dell'agente. Invece nulla, forse perché ci considerano figli di un Dio minore, o peggio ancora figli di nessuno».