Grande seguito a Trani per Agostino Picicco

La presentazione del libro "Esserci per Esserci" presso lo Sporting Club di Trani a cura dell’associazione “L’Ebanista”

venerdì 29 agosto 2025 7.38
A cura di Adriana Fabrizio
La comunicazione ai tempi dei social e della tecnologia che ci dà informazioni in tempo reale è diventata, paradossalmente, più difficile e allontanando le persone, invece che avvicinarle.
Nel suo libro "Essere per esserci", presentato ieri sera allo Sporting Club di Trani, il giornalista Agostino Picicco parla in modo ironico dei paradossi e dei rischi della comunicazione nell'era digitale, con una critica (costruttiva) tagliente e brillante, offrendo uno spaccato della nostra società tecnologica. Ha dialogato con l'autore il professor Gianni De Iuliis.

Tanti sono stati i temi toccati da Picicco, come il mostrarsi sui social con autenticità e senza distorcere o falsare la propria immagine, o ancora i rischi e i pericoli che l'intelligenza artificiale nasconde, come dimostrano i recenti episodi di cronaca, che hanno raccontato di suicidi portati a termine con l'aiuto delle istruzioni fornite dall'intelligenza artificiale. Si è parlato, ancora, di come don Tonino Bello avrebbe sfruttato i social per diffondere il proprio messaggio evangelico e di come, invece, oggi il social sia divenuto il luogo ove sfogare frustrazione ed esacerbare la rabbia o, al contrario, enfatizzare emozioni positive. Lei ha parlato dell'apparenza sui social; molti mostrano una vita che spesso non corrisponde alla realtà. Tuttavia, questa dinamica già esiste anche al di fuori dei social; potremmo dire che sia una mera riproposizione digitale di ciò che già accade vis à vis?

Sì, è una trasposizione nel mondo virtuale di quello che accade nella vita reale. Il problema è il carattere della persona: se uno è portato a essere superficiale e falso nella vita reale, lo diventa anche in quella virtuale; per questo vi è la necessità di ritrovare delle regole di opportunità, di senso critico e di buon gusto che, normalmente, abbiamo o dovremmo avere nella vita reale. Il mondo dei social non è una giungla o una zona franca dove uno può fare quello che vuole; anzi, a maggior ragione deve pensare e parlare con più equilibrio e con più responsabilità, proprio perché non è solo sotto gli occhi di poche amicizie ma ha un uditorio molto più vasto.


Molto spesso si dice che chi ha un grande seguito ha una grande responsabilità sui social verso il proprio pubblico; è vera questa affermazione?

Nel mio libro riporto la fiaba de "Il pifferaio magico", che oggi è l' nfluencer. Il pifferaio magico è stato il primo influencer. Secondo me, c'è una responsabilità anche di chi ascolta; ecco, io tendo a responsabilizzare e a non dare una colpa necessariamente a qualcuno; può capitare che una persona possa esprimere una considerazione non condivisibile, ma non necessariamente deve seguita da tutti. Bisogna essere critici - sta qui la responsabilità - sia da parte di chi posta, sia da parte di chi ascolta, che non deve prendere per oro colato tutto ciò che ascolta.


Responsabilità e deresponsabilizzazione: a volte sui social si muovono subito accuse, che si rivelano poi infondate, rovinando la vita delle persone. C'è bisogno di responsabilizzare sull'uso dei social?

Sicuramente deve esserci un grande senso di responsabilità non solo da parte di chi ha tanti follower, ma anche per chi ne ha pochi, perché la responsabilità non è solo un criterio numerico ma nasce, secondo me, proprio come dico nel titolo del libro, dall'essere per esserci; deve essere il piccolo utente come deve essere quello che ha milioni di follower, cioè, è una coscienza e una responsabilità. Quando si parla, quando ci si espone e si comunica, occorre sempre essere responsabili. Prima questa era una urgenza dei giornalisti, ora – tramite il social – si può dire che tutti sono un po' giornalisti e curano l'ufficio stampa di se stessi. Per cui, bisogna stare attenti a ciò che si dice, a non dare informazioni false o che possano toccare la sensibilità o la suscettibilità di chi si ha davanti.


Galateo sui social: spesso accade che si diventa più aggressivi o suscettibili rispetto a come si sarebbe nella realtà. Si pone con i social un problema di controllo della propria personalità?

Ho visto casi di questo genere di dissociazione, persone che a titolo personale sono molto a modo, ma sui social diventano più aggressivi. Questo, forse, dipende dal fatto che un conto è la contestazione è davanti a poche persone e un altro conto è la contestazione social di migliaia di persone; si tratta, forse, di un tentativo di tutelare la propria immagine. È comunque un problema che affonda le sue radici nella personalità umana.


Parlando dei ragazzi: pensa che i social siano un pericolo per la concentrazione dei ragazzi nelle attività quotidiane e di studio? Potrebbe portare dei problemi a lungo termine?

Ti dirò di più: non è un problema per i ragazzi, ma per gli adulti! Per quanto riguarda i ragazzi, sicuramente i social hanno mille modi di distrarli, ma prima di guardare ai ragazzi, io proporrei di guardarci noi adulti. I social ci hanno tolto il piacere della lettura, ci hanno resi più disinibiti, ci distraggono e ci allontanano, giovani e adulti, dalla vita reale.


Si è parlato di registro elettronico e di come questo strumento abbia assottigliato il dialogo tra genitori e figli; non vi è il pericolo che i ragazzi divengano più degli oggetti che dei soggetti del rapporto?

Io la guarderei dal punto di vista della comunicazione scolastica, che è diventata una "comunicazione senza fi(g)li", come ha detto un noto docente milanese; è senza fili perché viaggia sul web, e senza figli perché i ragazzi non parlano con i genitori e, in questo senso, i figli vengono quindi considerati degli oggetti.