HUB PortaNova inaugura la mostra: "Le visioni di Medea. Trani e le sue comunità"
Uno sguardo in bianco e nero su fede, identità e quotidianità attraverso l'obiettivo di Silvia Amicarelli
venerdì 29 agosto 2025
16.35
Dal 28 agosto all'11 settembre, gli spazi di HUB PortaNova ospitano la mostra fotografica "Le visioni di Medea: Trani e le sue comunità", firmata dalla fotografa Silvia Amicarelli. L'esposizione è stata inaugurata in occasione della Festa dei Popoli, evento simbolo di dialogo tra culture diverse, ed è parte di un progetto artistico e documentaristico che ha l'obiettivo di raccontare il volto multiculturale e spirituale della città di Trani.
Silvia Amicarelli, nata a Trani, è una fotografa professionista specializzata in moda, ma con una forte vocazione al reportage. È membro del collettivo internazionale Thursday's Child Global e co-fondatrice della Shake Studio Agency, vanta pubblicazioni su numerosi magazine internazionali e collabora attivamente con il collettivo artistico di HUB PortaNova. Con "Le visioni di Medea", l'artista propone un'indagine visiva della città attraverso le sue comunità religiose: cattolica, ortodossa e musulmana. Il progetto nasce da un desiderio di esplorare non solo le forme della fede, ma anche le modalità con cui queste religioni vivono lo spazio urbano e il tempo quotidiano, trasformandolo in qualcosa di sacro, comunitario, e profondamente umano.
"Mi sono divertita ad andare a cercare gli altarini di San Nicola, che le persone costruiscono per le strade, ognuno a suo modo e con tanta devozione. Ho passato un pomeriggio a cercarli ed è stato come un viaggio dentro l'immaginario religioso della città", racconta Silvia. Il suo racconto fotografico, interamente in bianco e nero, ha una scelta estetica e narrativa ben precisa: eliminare la soggettività che il colore porta con sé, per lasciare spazio alla narrazione pura. "Le immagini in bianco e nero raccontano da sé, mentre il colore è interpretabile. Volevo che fosse la storia a emergere, non l'emozione indotta da una tonalità calda o fredda", spiega.
Uno dei luoghi più significativi del suo lavoro è la moschea di Trani, dove, pur non potendo assistere direttamente ai riti per motivi culturali e religiosi, è riuscita a documentarne la spiritualità. Il suo lavoro si arricchisce con le immagini realizzate nella chiesa ortodossa dove Silvia è stata accolta con grande calore dalla comunità rumena. "Mi hanno fatta assistere a varie celebrazioni tra cui un matrimonio. Mi hanno fatto sentire parte di una famiglia, anche se non parlavamo la stessa lingua." Accanto alla documentazione religiosa, la mostra esplora anche la vita nei vicoli di Trani, dove il sacro e il quotidiano si intrecciano. Aggiunge Silvia: "L'idea è di proseguire questo progetto. Mi piacerebbe dedicare più tempo a catturare i gesti, gli sguardi, le interazioni della gente. Questa mostra è solo l'inizio di una narrazione più ampia: quella di una città che vive, prega, si incontra e cambia attraverso le sue persone".
Silvia Amicarelli, nata a Trani, è una fotografa professionista specializzata in moda, ma con una forte vocazione al reportage. È membro del collettivo internazionale Thursday's Child Global e co-fondatrice della Shake Studio Agency, vanta pubblicazioni su numerosi magazine internazionali e collabora attivamente con il collettivo artistico di HUB PortaNova. Con "Le visioni di Medea", l'artista propone un'indagine visiva della città attraverso le sue comunità religiose: cattolica, ortodossa e musulmana. Il progetto nasce da un desiderio di esplorare non solo le forme della fede, ma anche le modalità con cui queste religioni vivono lo spazio urbano e il tempo quotidiano, trasformandolo in qualcosa di sacro, comunitario, e profondamente umano.
"Mi sono divertita ad andare a cercare gli altarini di San Nicola, che le persone costruiscono per le strade, ognuno a suo modo e con tanta devozione. Ho passato un pomeriggio a cercarli ed è stato come un viaggio dentro l'immaginario religioso della città", racconta Silvia. Il suo racconto fotografico, interamente in bianco e nero, ha una scelta estetica e narrativa ben precisa: eliminare la soggettività che il colore porta con sé, per lasciare spazio alla narrazione pura. "Le immagini in bianco e nero raccontano da sé, mentre il colore è interpretabile. Volevo che fosse la storia a emergere, non l'emozione indotta da una tonalità calda o fredda", spiega.
Uno dei luoghi più significativi del suo lavoro è la moschea di Trani, dove, pur non potendo assistere direttamente ai riti per motivi culturali e religiosi, è riuscita a documentarne la spiritualità. Il suo lavoro si arricchisce con le immagini realizzate nella chiesa ortodossa dove Silvia è stata accolta con grande calore dalla comunità rumena. "Mi hanno fatta assistere a varie celebrazioni tra cui un matrimonio. Mi hanno fatto sentire parte di una famiglia, anche se non parlavamo la stessa lingua." Accanto alla documentazione religiosa, la mostra esplora anche la vita nei vicoli di Trani, dove il sacro e il quotidiano si intrecciano. Aggiunge Silvia: "L'idea è di proseguire questo progetto. Mi piacerebbe dedicare più tempo a catturare i gesti, gli sguardi, le interazioni della gente. Questa mostra è solo l'inizio di una narrazione più ampia: quella di una città che vive, prega, si incontra e cambia attraverso le sue persone".