«Intitolare una scuola a Fusco? Un'ottima idea»

Mario Schiralli condivide la proposta dell'assessore Camero. «Occasione per dare il giusto risalto alla figura di un illustre tranese»

mercoledì 12 gennaio 2011 17.01
Mario Schiralli, già Direttore della Biblioteca Comunale di Trani, scrive sulla proposta avanzata dall'assessore provinciale Pompeo Camero di modificare l'intitolazione dell'Ipsia, da Giovanni Bovio a Edoardo Fusco. «La proposta - scrive Schiralli - mi sembra quanto mai sensata e non solo per una questione di opportunità per evitare possibili equivoci o disguidi sorta. Si tratta, invece, di dare il giusto risalto alla figura di un illustre tranese, grande patriota e pedagogista, morto prematuramente a soli 49 anni, ingiustamente dimenticato per anni. Solo di recente le sue opere sono oggetto di studio e di ricerche proprio per la loro grande attualità (chi scrive ha avuto la possibilità di studiare a fondo la personalità e l'opera di Fusco dando alle stampe due pubblicazioni: Autografi (nel 1991) e Edoardo e Ida, due coscenze all'unisono nel firmamento della cultura tranese dell'Ottocento (nel 1996). La produzione di scritti di Fusco segnò un'epoca di transizione: da una pedagogia che i più intransigenti avevano reso rigida e assoluta, si passò ad una più larga, più ampia che aprì ai suoi successori un campo più vasto e ubertoso da coltivare e da fecondare.

Edoardo Fusco, una delle più nobili figure del Risorgimento, era nato a Trani il 23 settembre 1824, da antica e facoltosa famiglia (suo padre era notaio). Liberale, trasferitosi nella capitale del Regno per studiare Lettere e Filosofia, partecipò alle cospirazioni napoletane del maggio 1848 e fu costretto a prendere la via dell'esilio per sfuggire alle milizie borboniche. Imbarcatosi per Malta, raggiunse poi Corfù e, successivamente, Zante (trattò, gratuitamente, il tema foscoliano e romantico della letteratura italiana vista nelle sue relazioni con la storia), e da qui poi arrivò ad Atene dove pubblicò nel 1852 i Canti italo-greci, ispirati dall'antica grandezza e dalla sognata indipendenza di questi due popoli, per poi trasferirsi prima in Turchia e poi, allo scoppio della guerra in Crimea, a Londra, città allora sede degli esuli italiani e della attività politica di Giuseppe Mazzini. A Londra svolse un'intensa attività giornalistica pubblicando sui più importanti quotidiani e periodici (Morning Chronicle, Leader, Athenaeum) vari articoli sulla Turchia e sull'Italia richiamando costantemente l'attenzione degli inglesi sulla civiltà italiana. A Londra sposò Ida Grecca del Carretto, delicata poetessa e patriota anch'essa.

Ricusata la cattedra all'Università di Dublino (1856), ai primi di luglio del 1860 ritornò in Italia dove partecipò in prima persona alle vicende che porteranno poi di fatto alla costituzione del nuovo regno unitario. Nell'ottobre del 1860, Francesco De Sanctis, Ministro della Pubblica Istruzione nei governi luogotenenziali, lavorando alla riforma dell'ateneo napoletano, chiamò Fusco ed altri uomini di prestigio indiscusso e di primissimo piano nell'ambito della cultura (la cattedra di economia pubblica, l'attuale economia politica, fu assegnata allo Scialoja) per rimettere in piedi quella struttura (dopo la riforma desanctisiana quell'ateneo ritornerà ad essere uno dei più ricchi centri culturali e scientifici non soltanto del nuovo stato unitario, ma anche in raffronto di altri paesi europei). Per circa un anno ricoprì anche importanti incarichi come Ispettore centrale presso il Ministero della Pubblica Istruzione e dal 1866 tenne la cattedra di antropologia e pedagogia all'Università di Napoli.

Particolarmente significativo e a sostegno della proposta dell'assessore Camero, appare il brano di una lettera che Fusco scrisse nel 1863 all'amico e concittadino Biagio Molinaro, il pittore che tra l'altro dipinse il sipario del Teatro di Trani: "Mio intendimento sarebbe aprire (in Trani) il campo ad altri studi, stabilire cioè una scuola tecnica, nella quale, oltre alle parti di cultura generale, quali sarebbero la letteratura, la storia, le matematiche ecc., vi siano gli inizi di studi speciali quali sono la fisico-chimica, la mineralogia, la botanica ed il disegno artistico e industriale, suscettibili tutti nel loro progresso, a studi superiori, di applicazioni utilissime all'agricoltura, all'industria, alle arti e mestieri. Io credo che si renderebbe un vero servigio al paese ed alla provincia, avviando un buon numero di giovani a tali studi". Se la scuola fosse in armonia con la vita, essa - sosteneva Fusco - sarebbe presentata senza bisogno di mezzi coercitivi, perché il popolo è utilitario". Un altro sogno aveva qualificato la breve vita di Fusco, quello di vedere l'Italia finalmente libera dallo straniero. Un sogno che lo portò a scrivere questi brevi versi che meritano di essere conosciuti: "O Patria, un sogno di speranze arcane / lega l'ardenza degli affetti miei / all'immenso avvenir che ti rimane. / Il più dolce pensiero per me tu sei, / e tal che mente e core e braccio e vita / per un sì di trionfo a te darei"».