Luminarie in città: rinunciare per il covid?

Tra proposte di rinuncia o di moderazione negli allestimenti

domenica 29 novembre 2020 10.21
A cura di Stefania De Toma
Un post di qualche giorno fa del consigliere Biancolillo ha ipotizzato - con l'esempio della cittadina di Mesagne ma sempre di più da comuni in tutta italia - il sacrificio delle luminarie di Natale in nome di buoni pasto o aiuti in generale tra le famiglie più gravemente colpite dalla crisi economica causata dalla pandemia; e di ieri è la richiesta che le Associazioni di Categoria Confesercenti- Confcommercio – Cna Trani, hanno rivolto alla Amministrazione Comunale di ridurre i fondi eventualmente previsti per il Natale, e destinare il risparmio in buoni spesa alle famiglie bisognose, per acquisti - regali in esercizi non alimentari e artigianali presenti in tutta la città.

Queste e altre simili proposte hanno ha sollevato l'inevitabile dibattito in città, che nessuno può avere la pretesa di risolvere soprattutto in presenza di utili o spesso sterili polemiche che non fanno che inasprire animi in tensione per la situazione obiettivamente difficile che stiamo vivendo dal marzo scorso . E' vero, le luci di Natale non portano giocattoli ai bambini nelle cui famiglie quest'anno - ma forse anche gli anni scorsi, non bisogna dimenticare una povertà che c'è sempre- non si possono comprare; non portano l'olio, il caffè, la carne e il pesce, i legumi (le dispense delle mense nutrite dal volontariato traboccano di farina , pasta, salsa e biscotti ) .

Ma hanno l'impagabile compito di mantenere il senso di una festa che - nonostante l'incedere di altre religioni nelle nostre comunità e anzi di un sempre più diffuso ateismo- resta un punto di riferimento nelle nostre vite e alla quale un po' tutti restiamo sempre legati. Sarà che si celebra il compleanno di quel primo uomo che 2020 anni fa per primo venne a parlare di uguaglianza, di accoglienza, di speranza, di giustizia. E allora rivedere anche quest'anno in Piazza della Libertà il presepe che da quasi sessant'anni viene allestito, magari con l 'attenzione a non accalcarci per la prudenza che il contagio richiede, e che fa bene allo sguardo e all'animo, resterebbe sempre una cosa buona.

Quello che funziona sempre è la misura , con scelte da adottare all'insegna della sobrietà ma non dello spegnimento delle luci. Troppo buio ha portato questo lockdown, soprattutto ai bambini. La difficoltà e la esigenza più importante probabilmente in questo momento è l'individuazione delle autentiche situazioni di necessità grazie alle parrocchie e alle associazioni di volontariato ma anche delle segnalazioni di comuni cittadini cui destinare i risparmi che abbiamo notizia l'amministrazione abbia già deliberato. Sarebbe bello arrivasse davvero Babbo Natale per bambini di famiglie dove l'indigenza è davvero pesante.

Le luminarie, il presepe, sono sicuramente iniziative culturali, e ci viene da citare quell'infelice frase di un politico rimasto per questo nella memoria : "con la cultura non si mangia"; a parte che - non dimentichiamo - mancati allestimenti natalizi metterebbero in crisi operai e maestranze che sui lavori di dicembre fanno affidamento ogni anno. Ma la cultura serve a farci guardare più lontano e a iniettare fiducia, cosa in questo momento davvero indispensabile. Adelante, si direbbe con Manzoni , alla nostra e a tutte le amministrazioni, con iujcio...