Morì per il sorbitolo: l'azienda farmaceutica chiede di patteggiare

Prosegue la vicenda giudiziaria per la morte di Teresa Sunna

martedì 17 dicembre 2013 12.46
Hanno chiesto di patteggiare due anni di reclusione col beneficio della sospensione della pena, ma il gip del tribunale di Trani, Rossella Volpe, valuterà la congruità della pena all'udienza del 17 marzo quando verificherà se la "Mistral" avrà risarcito Anna Abbrescia, 35 anni di Altamura, Addolorata Piazzolla, 63 anni di Margherita di Savoia, ed i parenti della 29enne tranese Teresa Sunna. Quest'ultima non riuscì a salvarsi dal velenoso nitrito di sodio che per un errore nell'etichettatura della confezione, imputato proprio alla nord irlandese Mistral, fu venduto su internet per sorbitolo.

La tragedia si consumò nell'ambulatorio del medico chirurgo barlettano Ruggiero Spinazzola che aveva acquistato quella confezione su e-bay risparmiando pochi euro per la composizione zuccherina che sarebbe servita per la preparazione al brench test: l'esame con cui si diagnosticano eventuali intolleranze alimentari per cui Sunna, Piazzola ed Abbrescia quel drammatico sabato mattina si erano recate nello studio di Via Rizzitelli.

Ieri, dunque, i britannici Antony Kelly Finbarr, 53enne, dottore in chimica e direttore responsabile della "Mistral"; e Shauna McCormick, 44enne dipendente della stessa Mistral, hanno chiesto di patteggiare la pena concordata col pubblico ministero Michele Ruggiero per le accuse di omicidio colposo e lesioni colpose gravi. Decisione rinviata per valutare se nel frattempo l'azienda farmaceutica d'oltremanica risarcirà le vittime.

Nella stessa udienza il gip deciderà sulla richiesta di rinvio a giudizio che pende nei confronti del dr. Spinazzola, che non ha optato per i cosiddetti riti alternativi al dibattimento. Al medico barlettano viene contestato d'aver utilizzato a fini terapeutici il presunto sorbitolo, che secondo l'accusa avrebbe dovuto comperare in farmacia e non su internet, nonché la "somministrazione di medicinali guasti" giacchè nel suo ambulatorio furono trovati medicinali scaduti, non isolati ma confusi con quelli ancora somministrabili.

La tragedia avvenne, dunque, per la confusione nel confezionamento tra sorbitolo e nitrito, determinatasi nello stabilimento della Mistral. Teresa Sunna morì ancor prima di giungere all'ospedale "Dimiccoli" di Barletta, nel cui centro antiveleni si riuscirono invece a salvare le due colleghe di sventura grazie ad un antidoto del valore di pochi euro.