Nel carcere di Trani si sforneranno ancora taralli e speranze

Prosegue il progetto di formazione e lavoro per detenuti

martedì 29 giugno 2010
A dicembre del 2007 nella casa circondariale maschile di Trani si cominciarono a produrre, confezionare e commercializzare prodotti da forno e fu subito boom. Tre anni dopo, l'esperienza può proseguire grazie all'erogazione di un nuovo finanziamento da parte del Ministero della giustizia che ha riconosciuto i risultati ottenuti dalla cooperativa gravinese Campo dei Miracoli (nata nel 1999 con l'intento di inserire al lavoro soggetti svantaggiati), consentendo un ulteriore sviluppo del percorso di inserimento lavorativo dei detenuti, già iniziato nel 2003 con la firma di una convenzione per la gestione del servizio di confezionamento dei pasti all'interno del carcere tranese.



Il progetto di formazione e lavoro è stato denominato "Con gusto, solidali e consapevoli" ed ha l'obiettivo di sviluppare attività imprenditoriali che vedono i detenuti protagonisti nella realizzazione dei pasti giornalieri all'interno della struttura carceraria e nella realizzazione di prodotti da forno: al momento solo taralli, ma ben presto si pensa di sperimentare attraverso nuovi corsi formativi anche tecniche per realizzare biscotti ed altri prodotti.



Le attività si svolgono nelle cucine del carcere tranese dove attualmente sono impegnati 12 lavoratori, di cui sette detenuti, coadiuvati da un coordinatore, un cuoco ed alcuni formatori della cooperativa gravinese. Tutti sono regolarmente assunti e retribuiti secondo il contratto collettivo nazionale delle cooperative sociali. La produzione media annua è di 7000 chili di taralli, distribuiti in Puglia e nel materano, non solo negli ipermercati ma anche nei negozi della rete del gruppo di azione solidale.



«La Campo dei Miracoli - spiega uno dei soci, Saverio Marvulli - seleziona rigorosamente le materie prime e sottopone tutta la produzione alle misure Haccp per la sicurezza e la salubrità degli alimenti a garanzia di un risultato monitorato dalla fonte alla distribuzione. L'arte del maestro cuoco, la passione e le competenze acquisite dai detenuti fanno di questa produzione un esempio di eccellenza nel campo della gastronomia e della lavorazione artigianale. L'attività sviluppa gli intenti della legge Smuraglia che favorisce l'incontro lavorativo tra aziende e detenuti, fornendo l'opportunità di un lavoro parificato con quello esterno».



A sostenere l'iniziativa c'è anche Libera, l'associazione rappresentata da don Raffaele Bruno, cappellano del carcere di Lecce: «Nonostante i problemi logistici delle carceri pugliesi oggi raccontiamo una bella storia di autentica giustizia, nel carcere e nonostante il carcere». Per conto della provincia Bat, sono intervenuti l'assessore Carmelinda Lombardi ed il vice presidente Nicola Giorgino.