Prezzi truccati, Unimpresa: non denigrare la categoria

«le vittime sono anche gli stessi commercianti»

venerdì 13 marzo 2009
«Stiamo seguendo molto attentamente l'evolversi della situazione relativa all'indagine sui cosiddetti "prezzi truccati" che, oggettivamente, sta facendo "notizia". Premesso che siamo noi stessi ad auspicare un serrato controllo della distribuzione, dalla produzione al consumo, ci preme altresì sottolineare che, specie in questo particolare momento storico, è necessario utilizzare il massimo delle cautele per non denigrare e demolire, questa volta potrebbe essere "definitivamente", con tutte le responsabilità del caso, una Categoria, quella del piccolo commercio che, offrendo e garantendo al consumatore ma anche al cittadino un insostituibile servizio che non ha pari, è sottoposta a pressioni di tutti i generi, a cominciare da un'assoluta assenza di un minimo di tutela dei diritti di base fino alla spietata concorrenza della Grande Distribuzione Organizzata. Il rapporto fiduciario tra il piccolo esercente ed il consumatore è il più grande patrimonio di queste Imprese. Non demoliamolo. Faremmo del male soprattutto ad alcune fasce di popolazione, quella più anziana che trova nel piccolo commerciante anche la figura di un amico e di un confidente; quella dei bambini, che trovano nei piccoli negozi anche riparo sicuro. Non ci soffermiamo su talune situazioni che dovrebbero essere seriamente sottoposte sotto la lente di ingrandimento della Magistratura; basti girare per le strade, di alcune città, non solo le più piccole ma anche quelle più popolose, come, ad esempio quella di Andria, per notare venditori, anche muniti di autorizzazioni amministrative ma "abusivi" nelle modalità di esercizio dell'attività, ad ogni angolo di strada che pongono in vendita prodotti senza alcuna forma di tutela e salvaguardia delle minime norme igienico-sanitarie, con merce venduta fuori dagli automezzi e posta a diretto contatto con l'asfalto e con i gas di scarico delle autovetture circolanti, cosa vietata, e con l'utilizzo di apparecchiature per pesatura di "antica fattura"; basti recarsi nei mercati generali ortofrutticoli per vedere in che condizioni i commercianti sono costretti ad acquistare la merce dai grossisti: cassette e contenitori inzuppati di acqua per aumentarne il peso; verdura venduta con un numero di foglie superiore a quello previsto per legge, vedi il caso delle cime ecc. Controlliamo tutto, quindi, e scopriremo che "le vittime", quindi, sono anche gli stessi commercianti al dettaglio, obbligati a rifornirsi da una catena di distribuzione che stabilisce regole a proprio piacimento. Tornando alla questione di strettissima attualità, vogliamo concludere riaffermando il principio di "formazione e di educazione al consumo". Lo stesso consumatore ha, oggi, per fortuna, tutti gli strumenti a disposizione per valutare ove spendere il proprio denaro e ha tantissime opportunità in tal senso, visto che il piccolo commercio, ormai e purtroppo, è diventato il contenitore ibrido e il "rifugio" a causa di una disoccupazione dilagante nel nostro territorio. Una deprofessionalizzazione, che non fa bene a nessuno.

Molti Operatori commerciali, inoltre, stanno sempre più prendendo come modello quello della "Grande Distribuzione e degli Ipermercati", anche per quanto riguarda il preconfezionamento dei prodotti alimentari. Il consumatore sappia che la migliore garanzia è quella di fidarsi del proprio fornitore di fiducia e, se è disposto a perdere cinque minuti in più del proprio tempo, non ha motivo di acquistare prodotti preconfezionati, allorquando può acquistare, nello stesso esercizio, prodotti freschi con un aroma ed una garanzia sicuramente superiori. Attendiamo fiduciosi l'esito delle indagini.»

Savino Montaruli
Unimpresa BAT