Processo S&P, in campo la difesa dell'ex presidente Sharma

Nuove udienze il 3 e 23 febbraio per le ultime requisitorie

giovedì 26 gennaio 2017
Spazio alle difese nell'udienza del 25 gennaio del processo Standard & Poor's, in corso da quasi due anni davanti al Tribunale collegiale di Trani. Alla sbarra – con l'accusa di manipolazione aggravata e continuata di mercato – ci sono l'ex presidente mondiale Deven Sharma, gli analisti Yann Le Pallec, Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill, Kraemer Moritz, più la stessa società per la responsabilità giuridica nei reati contestati.

Secondo l'accusa sostenuta dalla Procura di Trani, nel periodo tra maggio 2011 e gennaio 2012, gli imputati avrebbero posto in essere "una serie di artifici" tanto nell'elaborazione, quanto nella "diffusione" dei rating sul debito sovrano italiano "concretamente idonei a provocare" la destabilizzazione dell'immagine, prestigio e affidamento creditizi dell'Italia sui mercati finanziari; una sensibile alterazione del valore dei titoli di Stato italiani e un indebolimento dell'euro. Sotto accusa è in particolare il doppio declassamento del debito sovrano dell'Italia operato da S&P il 13 gennaio 2012.

Il pubblico ministero Michele Ruggiero, nell'udienza del 20 gennaio scorso, ha già chiesto la loro condanna, argomentando con quasi otto ore di requisitoria le motivazioni: 2 anni di reclusione più 300mila euro di multa per Sharma; 3 anni e 500mila euro di multa per i quattro analisti e una multa di 4 milioni e 647mila di euro per la società.

LA DIFESA DI LE PALLEC
In apertura di udienza la parola è passata all'avvocato Jean Paule Castagno, difensore di Le Pallec, che ha cercato di smontare le accuse sostenute dal pm Michele Ruggiero nell'udienza del 20 gennaio anche nei confronti dell'analista francese, all'epoca dei fatti responsabile Emea (area Europa, Medioriente e Africa) per S&P. Il legale ha sostenuto che Consob non è stata castrata - come aveva invece detto l'accusa - nelle sue verifiche sull'operato di S&P, semplicemente non sarebbe andata avanti nelle sue richieste di documenti all'agenzia. "Ricordo i poteri quasi militari che ha Consob, previsti dal Tuf", ha detto l'avvocato. "Può erogare anche sanzioni fino a un milione di euro per il solo ritardo nella consegna di documenti richiesti. Ma nulla di tutto questo è accaduto. Allora mi chiedo se Consob sia stata castrata oppure se fatte verifiche abbia deciso di fermarsi". Al termine della requisitoria, durata quasi due ore, il legale ha chiesto l'assoluzione del suo assistito.

LA DIFESA DI SHARMA
Nel pomeriggio è stato il turno della difesa dell'ex presidente Sharma. "Dov'è Deven Sharma in questo processo?" ha chiesto, a più riprese, l'avvocato Francesco Isolabella. Il legale ha spiegato che Sharma compare solo in una mail e in una telefonata con l'ex manager di S&P per l'Italia, Maria Pierdicchi. "Poi niente più", ha detto. La telefonata è quella del 3 agosto 2011, seguita alle perquisizioni della Finanza in alcune sedi di S&P, in cui Pierdicchi parlando con Sharma dice: "Alcuni analisti non ritengono che noi avessimo la capacità di sostenere questo tipo di azioni di rating in Italia al momento, ritengono che serve più personale senior che si occupi dell'Italia adesso; sono venuta a sapere queste cose da persone durante i meeting e durante le conversazioni, che servono più esperti senior vista la situazione molto delicata".

L'avvocato ha cercato di dimostrare in aula che il suo assistito non avrebbe mai potuto interferire nel rating dell'Italia non avendo compiti analitici. "C'era un buco nell'organigramma di S&P, per questo Maria Pierdicchi si rappportava a Sharma, che in genere non si occupava di aree regionali ma aveva più compiti di vertice", ha spiegato Isolabella. Non ci sarebbero i presupposti secondo il difensore per la condanna dell'imputato, richiesta dell'accusa, a 2 anni di reclusione e 300mila euro di multa. Per Sharma l'avvocato ha chiesto l'assoluzione per non aver commesso il fatto (o in subordine perché il fatto non sussiste).

In una nota, la società ha fatto sapere che "le conclusioni presentate oggi mostrano chiaramente che la tesi del pm non è altro che un miraggio. Esaminata da vicino svanisce - sostiene - perché non esiste nessuna prova a supporto delle accuse. Le argomentazioni secondo cui fu S&P, e non la crisi dell'Eurozona, a determinare le gravi condizioni finanziarie dell'Italia nel 2011, non sono altro che una attacco a chi aveva esclusivamente fotografato un contesto economico la cui gravità era sotto gli occhi di tutti". Ancora "S&P ha espresso una opinione indipendente sul merito di credito dell'Italia al tempo, non dissimile da quella del mercato, e nel pieno rispetto delle nostre metodologie pubbliche, dei nostri standard di qualità e integrità e della regolamentazione europea. Siamo fiduciosi che la Corte - conclude la nota - guarderà oltre la mera retorica del pubblico ministero e che prenderà una decisione basata sui fatti e sulla legge".

Le prossime udienze del processo sono fissate per il 3 e il 23 febbraio per le discussioni degli altri difensori.