Puglia, lavoro sommerso per 10 miliardi di euro

E' il risultato di uno studio della Uil di Puglia e di Bari

mercoledì 3 febbraio 2010
Sarebbe di oltre 10 miliardi di euro il fatturato, sommerso, del lavoro irregolare in Puglia nel 2009: è quanto emerge da uno studio della Uil di Puglia e di Bari, che ha incrociato i dati relativi al Prodotto Interno Lordo, a quello pro capite, al valore della produzione, ai consumi delle famiglie e all'occupazione autonoma e dipendente. Dallo stesso studio emerge che nell'anno appena trascorso ci siano stati

276.753 lavoratori irregolari e che gli stessi abbiano prodotto appunto un fatturato pari a oltre 10 miliardi di euro.

«Esprimiamo grande preoccupazione per la consistenza del lavoro sommerso in Puglia - dice Aldo Pugliese, segretario generale della Uil di Puglia e di Bari -. Dal nostro studio si può affermare che il 20,7% della forza lavoro nella regione sia irregolare. Si tratta di una situazione allarmante, considerato che il tasso d'irregolarità a livello Italia è del 15,6% e che la Puglia, in una classifica a carattere nazionale, si colloca al quarto posto tra le peggiori».

Poiché il lavoro sommerso è un dramma che riguarda tutto il Paese ed investe, soprattutto, i più deboli ed indifesi «occorrono controlli ispettivi di maggiore intensità, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo – spiega il segretario Uil - ; la soluzione del problema non potrà arrivare da iniziative estemporanee, ma solo dalla interazione e dalla partecipazione di tutte le Istituzioni, sia a carattere nazionale che locale».

E' questo il motivo per il quale non bisogna mollare: «In questo quadro drammatico non ci convince assolutamente – conclude Pugliese - l'intento del Governo centrale di diminuire, per questioni di cassa, l'attività ispettiva e l'estensione, a tutti i settori lavorativi, del lavoro occasionale di tipo accessorio da remunerare con i voucher. Si tratta di un sistema fortemente destabilizzante che porterà, nel tempo, a pesanti ripercussioni sulla vita lavorativa e sulle aspettative previdenziali dei lavoratori».