«Pulizia all'interno del Pd»: ci voleva Mennea per saperlo?

Ecco come sono nate le faide tra gli sgherri di questo o di quel signorotto

mercoledì 27 febbraio 2019 8.50
A cura di Giovanni Ronco
Questa frase sulla pulizia non mi suona nuova. Sono anni che lo vado scrivendo. Sarà che si avvicina la Primavera ed l'idea delle "puluzie di casa" dev'essere balenata pure nella testa di Ruggiero Mennea, consigliere regionale del PD e personaggio nei confronti del quale, come per Fitto ieri quelli del cdx ed oggi anche per Emiliano o Caracciolo, più d'un politico (parola sempre grossa) tranese fa riferimento per dedicargli periodicamente il bacio della pantofola.

Ecco, io penso che per cominciare a costruire una classe politica nuova, come dice Mennea, dovremmo cominciare a vedere meno baci di pantofola, meno atti di sottomissione da parte di tesserati o consiglieri o assessori di ogni singola città, a cominciare da Trani, nei confronti di "signorotti" che fanno e disfano a proprio piacimento. Poi a Trani, dato il peso specifico politico basso di quella che avrebbe dovuto essere la classe dirigente, il fenomeno si è particolarmente incancrenito, acuito, cronicizzato. La poca capacità da parte di una classe politica di essere forte, decisa, indipendente e autonoma, ha portato quest'ultima ad appiattirsi e sopravvivere, campando sulla rendita fiduciaria del signorotto rappresentato sul territorio e capace di dare ordini ed essere esaudito.

Così sono nate le faide, specie nel PD, in tante realtà locali, tra gli sgherri di questo o di quel signorotto, le nomine di segretari fantoccio che prendono ordini a loro volta dal sindaco a sua volta vincolato al signore. Col segretario di turno che, una volta eseguiti gli ordini, svolto quindi il "minimo sindacale", può dedicarsi ad altro, professione compresa, tutto fuorché la crescita del partito. Si è ricreato un clima da partito socialista pre tangentopoli, mirabilmente raccontato da Nanni Moretti nel film "Il portaborse".

Nella lettera in cui Silvio Orlando, portaborse del ministro interpretato dallo stesso Moretti, si congeda da quest'ultimo vi è un riferimento al ritorno del Feudalesimo. In effetti è quello che abbiamo visto: si è ricreata la gerarchia feudale con a capo il feudatario, il signorotto; poi il vassallo, cioè il sindaco o l'assessore di riferimento (del signorotto); poi il valvassore, cioè il segretario di partito, meglio se inefficiente come politico ed in eventuale conflitto d'interessi, così da essere più facilmente ricattabile.

Ed infine il valvassino, ossia il consigliere comunale, ultimo ingranaggio che o alza la mano o finge d'opporsi a tutto questo sistema, ben guardandosi dal prenderne le distanze con le dimissioni, che date in massa, comporterebbero la chiusura di esperienze politiche. Quindi, caro Mennea, una pulizia é poco. Ci vuole un ribaltamento in stile calzino di tutto un modo di fare politica in queste nostre lande desolate.