Termovalorizzatore di Trani: Legambiente replica al presidente di Amet

«Invece di parlare di incenerimento, incrementiamo la differenziata»

sabato 21 luglio 2007
Pubblichiamo una nota dei circoli Legambiente di Trani e Canosa in risposta al recente intervento del presidente di Amet spa, dott. Mangione, sulla questione termovalirizzatore: «Sembra che per il Presidente dell'AMET dott. Mangione, a Trani e Canosa di Puglia, non ci sia altra tematica e altra urgenza all'infuori della spasmodica rincorsa all'incenerimento. Rileviamo che negli ultimi mesi deve aver tirato il fiato, ma adesso che su Trani la triade della combustione-rifiuti si è perfettamente ricomposta e rafforzata con un mega, super, iper, Direttore Generale, può tranquillamente pensare di ripercorrere la strada dell'incenerimento mantenendo così fede a qualche promessa fatta in passato.
In ogni modo vorremo ringraziare l'accanimento con il quale l'inflessibile dott. Mangione intende dotare le città di Trani e di Canosa di Puglia di impianti di incenerimento. Nonostante Canosa e Trani siano, purtroppo, già dotati di impianti privati di incenerimento alimentati a biomasse, il dott. Mangione ritiene che ci siano i margini per aggravare l'atmosfera di un ulteriore carico di anidride carbonica e di altri emissioni inquinanti, assortite e variegate. Riteniamo che le Città di Canosa e Trani non meritino la fosca sorte propinata dalla fertile mente del Presidente dell'A.M.I.U. considerato che l'intera Città di Canosa ha una evidente vocazione storico-culturale in considerazione del vasto ‘Parco Archeologico' coincidente con l'intero suo abitato; Trani non è da meno visti i suoi trascorsi storici, gli importanti monumenti, l'intero borgo antico, che indiscutibilmente la connotano come ‘sito storico-culturale'.
Ma evidentemente per il dott. Mangione non importa se dette località siano offuscate e sommerse da fumi non meglio identificati e classificati; ciò che conta sono gli interessi economici dell'Azienda Municipalizzata, A.M.E.T. S.p.A. così sapientemente amministrata, che i primari interessi della collettività come la salute o il diritto a respirare aria pulita, soccombano su quelli prettamente finanziari. Vorremo appellarci alla potente memoria del dott. Mangione per sottolineargli che siamo comunque sempre contrari all'incenerimento dei rifiuti anche se questo debba avvenire in impianti non dedicati come quelli della cementeria di Barletta. Si aggiunga, inoltre, che affinché un impianto non-dedicato possa ricevere le dovute autorizzazioni per l'incenerimento deve garantire gli stessi limiti delle emissioni degli impianti dedicati, previsti dalla legge in materia di incenerimento. Sottolineiamo che la presenza di emissioni sotto i limiti previsti dalla legge non significa affatto che l'impianto non sia inquinante o dannoso alla salute. Ne è una lampante dimostrazione il fatto che, per legge, i "limiti" possono essere considerati un plausibile compromesso tra rischi di esposizione ed eventuali benefici e che le normative vigenti subiscono continuamente delle modifiche in funzione dei nuovi studi in materia di contaminazioni e salute pubblica. Ma comunque la questione non è questa: la realizzazione di un impianto ad hoc, cioè dedicato solo ed esclusivamente all'incenerimento dei rifiuti, finisce per fagocitare quantitativi crescenti di rifiuti, richiedendo continui ampliamenti, incentivando la produzione a monte dei rifiuti soffocando, inoltre, l'incremento della raccolta differenziata. Tutti gli impianti di incenerimento (Brescia, Modena, ecc.) hanno visto ampliare le originarie linee di combustione condizionando fortemente il ciclo dei rifiuti che rimane fortemente schiavizzato dalla presenza di questi giganteschi forni crematori.
Facciamo ancora appello alla potente memoria del dott. Mangione per ricordargli che abbiamo sempre affermato che ci appare assurdo ed insensato bruciare plastica, carta, cartone, visto che si tratta di preziose risorse in via di esaurimento. A noi sprovveduti ed ingenui ambientalisti ci hanno sempre detto che la plastica si ottiene dai derivati del petrolio, e quindi, bruciare plastica significa bruciare petrolio. Ci appare ancora più assurdo bruciare carta e cartone poiché è eticamente equivalente a bruciare foreste. Sottolineiamo inoltre, che il potere calorifico della plastica e del C.D.R. è nettamente inferiore a quello del petrolio. Ricordiamo, semmai ce ne fosse bisogno, che la Puglia produce molta più energia di quanta ne serva e che le emissioni pugliesi di CO2 eccedono di un terzo la media nazionale.
Ormai sono passati alcuni anni dal maldestro tentativo di installare un impianto di incenerimento nel Comune di Trani e dall'insensato tentativo di collocarne un altro a Canosa in località "Tufarelle" : se in questo lasso di tempo si fosse incrementata la raccolta differenziata anche di pochi punti percentuale ci saremmo convinti che gli amministratori locali e in particolar modo quelli di Trani, avevano realmente a cuore la soluzione virtuosa del ciclo dei rifiuti; ma evidentemente ciò non si verifica, visto che per la loro ‘banale' visione, tutta la tematica è risolvibile con un mega-impianto di incenerimento.
Se l'essenza della problematica consiste nel ricercare risorse economiche, vorremo ricordare che la vendita dei materiali raccolti con la differenziazione costituirebbe una importante fonte di reddito per l'A.M.I.U.-Trani. Usiamo il condizionale perché non ci è dato di capire quali e quante risorse l'A.M.I.U. incassa dalla vendita del vetro, della carta, ecc.. Intuiamo che tali materiali non costituiscano una importante entrata finanziaria visto che non vengono fatte campagne per incrementare la raccolta differenziata. I nostri sospetti vengono anche sostenuti dal rilevare l'inerzia dell'AMIU rispetto alla raccolta dell'alluminio o alla pigrizia che sottende la raccolta e la vendita del vetro.
Nonostante questi aspetti siamo ottimisti. Siamo convinti, infatti, che con la nomina del mega, super, iper, Direttore Generale, tutta la tematica della ‘raccolta differenziata' sarà proficuamente affrontata e sostenuta. Constatando l'enorme degrado causato dal riversamento dei rifiuti per strada, soprattutto nella zona porto e nel borgo antico, ci accontenteremmo già di una banalissima ‘raccolta' visto che la mancanza di cestini portarifiuti e di cassonetti induce i più pigri e i non educati fruitori della movida tranese a buttare i rifiuti per strada. Aggiungiamo, quindi, che non sarà la presenza dell'inceneritore a rendere le strade di trani più pulite.
Concludiamo con una nota di sano pessimismo meridionalista, purtroppo continuamente alimentato dagli eventi negativi che ci coinvolgono: come potremmo fidarci di un fantomatico ed interessato monitoraggio ambientale delle emissioni inquinanti di un inceneritore, quando oggi, anno 2007, non riusciamo neanche a misurare il campo elettromagnetico in cui siamo immersi avvalendoci di banalissime centraline di rilevazione, o ad attivare tutte le altre apparecchiature necessarie per effettuare un provvidenziale monitoraggio ambientale dell'aria che respiriamo?» Avv. Pierluigi Colangelo, Dot.ssa Carmen Lombardi
Legambiente Circoli di Trani e Canosa di Puglia