Tutta la stampa ne parla: il quadro della discordia è del tranese Antonio Lomuscio
A Canosa il pittore sta modificando suo malgrado l'opera secondo le richieste dei committenti
lunedì 14 febbraio 2022
10.05
E già, davvero tutto il Paese ne parla, dalla carta stampata, a TG e testate web: un artista tranese di chiara fama nazionale, Giuseppe Antonio Lomuscio, incaricato dalla Fondazione Archeologica Canosina e da Confindustria Puglia di realizzare una tela che rappresenta l'incontro tra San Sabino e San Benedetto, è finito al centro di una disputa che ha coinvolto non solo la comunità di Canosa.
Il nocciolo della questione sta nella iniziativa dell'artista di aver raffigurato nella tela, insieme ai santi, anche due personaggi che secondo molti non sarebbero dovuti apparire: il presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana, e il parroco della Cattedrale nella quale l'opera è stata esposta e da cui di seguito è stata rimossa, Don Felice Bacco.
A nulla o a poco sono valse le resistenze dell'artista circa la consuetudine - con innumerevoli precedenti nella storia dell'arte - di raffigurare i committenti oppure personaggi ancora in vita e attivi nella comunità anche in raffigurazioni sacre o mitologiche, per attualizzarle e soprattutto contestualizzarle nei luoghi dove sarebbero state esposte.
Ma, è il caso di dire, di fronte a quell' "apriti cielo!" seguito alla presentazione della tela con i due canosini illustri, seppur semicelati, l'uno da una mascherina chirurgica e l'altro da una croce, l'artista tranese, nato a Canosa, ha dovuto piegarsi alle richieste di modificare la tela e far scomparire Fontana e Don Felice.
Precisando, il maestro Lomuscio, che l'operazione di revisione "sarà realizzata superando le comprensibili resistenze legate alle sue personali esigenze artistiche più volte spiegate in tutti i dettagli e solo per sgomberare il campo da qualsiasi strumentalizzazione in conformità alle finalità iniziali condivise con i committenti".
Resta la curiosità di vedere come Lomuscio risponderà a questa inaspettata censura e la coprirà: le nudità dei corpi dipinti da Michelangelo nel Giudizio Universale censurate da una chiesa bigotta furono vestite da un pittore, Daniele da Volterra, che dovette cedere la sua fama artistica alla qualifica di "Braghettone". Ma qui è altro da nascondere e sul web non pochi ipotizzano neanche troppo velatamente qualche sottile invidia, della quale registriamo la supposizione per non apparire maliziosi.
Ma domande circa la natura di questa novella censura è lecito farsene: pare che i due ignari protagonisti , appena vista l'opera, prima della presentazione, abbiano disapprovato e si siano raccomandati di mascherare i loro volti - nel caso di Fontana, raccomandazione presa alla lettera con la vistosa protagonista delle nostre vite negli ultimi due anni. Immaginavano forse già, i due, questa reazione di una parte dei propri concittadini e degli enti pubblici committenti? Ai quali non sono bastate maschere e croci coprenti?
Non sapremo. Ma intanto attendiamo la ri-presentazione dell'opera, provando magari a immaginare a quali santi in Paradiso si voterà, dopo questo episodio, la maestria del pittore.
Il nocciolo della questione sta nella iniziativa dell'artista di aver raffigurato nella tela, insieme ai santi, anche due personaggi che secondo molti non sarebbero dovuti apparire: il presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana, e il parroco della Cattedrale nella quale l'opera è stata esposta e da cui di seguito è stata rimossa, Don Felice Bacco.
A nulla o a poco sono valse le resistenze dell'artista circa la consuetudine - con innumerevoli precedenti nella storia dell'arte - di raffigurare i committenti oppure personaggi ancora in vita e attivi nella comunità anche in raffigurazioni sacre o mitologiche, per attualizzarle e soprattutto contestualizzarle nei luoghi dove sarebbero state esposte.
Ma, è il caso di dire, di fronte a quell' "apriti cielo!" seguito alla presentazione della tela con i due canosini illustri, seppur semicelati, l'uno da una mascherina chirurgica e l'altro da una croce, l'artista tranese, nato a Canosa, ha dovuto piegarsi alle richieste di modificare la tela e far scomparire Fontana e Don Felice.
Precisando, il maestro Lomuscio, che l'operazione di revisione "sarà realizzata superando le comprensibili resistenze legate alle sue personali esigenze artistiche più volte spiegate in tutti i dettagli e solo per sgomberare il campo da qualsiasi strumentalizzazione in conformità alle finalità iniziali condivise con i committenti".
Resta la curiosità di vedere come Lomuscio risponderà a questa inaspettata censura e la coprirà: le nudità dei corpi dipinti da Michelangelo nel Giudizio Universale censurate da una chiesa bigotta furono vestite da un pittore, Daniele da Volterra, che dovette cedere la sua fama artistica alla qualifica di "Braghettone". Ma qui è altro da nascondere e sul web non pochi ipotizzano neanche troppo velatamente qualche sottile invidia, della quale registriamo la supposizione per non apparire maliziosi.
Ma domande circa la natura di questa novella censura è lecito farsene: pare che i due ignari protagonisti , appena vista l'opera, prima della presentazione, abbiano disapprovato e si siano raccomandati di mascherare i loro volti - nel caso di Fontana, raccomandazione presa alla lettera con la vistosa protagonista delle nostre vite negli ultimi due anni. Immaginavano forse già, i due, questa reazione di una parte dei propri concittadini e degli enti pubblici committenti? Ai quali non sono bastate maschere e croci coprenti?
Non sapremo. Ma intanto attendiamo la ri-presentazione dell'opera, provando magari a immaginare a quali santi in Paradiso si voterà, dopo questo episodio, la maestria del pittore.